La preoccupazione è evidente. I timori che lo stallo politico si prolunghi ancora, nonostante il comitato dei saggi, sono molti. La paura che sia proprio l’Italia a far rallentare il processo di riforma dell’Ue aumenta sempre di più. A Francoforte stanno aspettando, ma sanno che i tempi della politica italiana sono lunghi. La stampella di Mario Draghi c’era, c’è e ci sarà. Tutto è però nelle mani dei partiti politici.
Forse il più onesto di tutti è stato Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale. «Non abbiate molte speranze», ha detto ieri. Il riferimento è alla formazione di un’idea, di uno stratagemma utile a garantire al Paese un governo. Eppure il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo i suoi consueti dialoghi con il numero uno della Bce, Draghi, è apparso tranquillo. Sa forse che da Francoforte possono arrivare più soluzioni che minacce, come è recentemente successo con Cipro. Come contraltare, tuttavia, occorre che ci sia un sforzo dei partiti politici. Il tempo sta finendo.
Nella consueta conferenza stampa di inizio mese, quasi sicuramente l’ex governatore di Bankitalia, lancerà un messaggio all’Italia. Più facile che lo faccia in modo indiretto, come è nello stile della Bce. Più volte Francoforte ha ricordato, con chiari riferimenti a Roma, che la Banca centrale europea non può sostituirsi ai governi. Le riforme strutturali possono essere solo introdotte dai singoli esecutivi nazionali. Draghi, in sostanza, può solo indicare la via: sono i Paesi che devono intraprenderla. E l’Italia non è immune da questo percorso.
La Bce proverà ancora a prendere tempo. Come ha fatto negli ultimi mesi (per non dire anni), Mario Draghi tenterà di riattivare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria. O meglio, proverà a defibrillarlo. Come? Tagliando i il tasso d’interesse principale di 25 punti base, portandolo allo 0,50 per cento. È questo ciò che succederà secondo la maggior parte delle banche d’investimento che stanno monitorando la situazione europea. In questo modo, Draghi potrebbe sopperire alla mancanza di un’azione di governo in Italia tale da migliorare la condizione delle piccole e medie imprese. Del resto, la situazione attuale è sotto gli occhi di tutti: i tassi retail in Italia e Spagna continuano a salire, mentre decrescono in Francia e Germania. Colpa del “flight to quality” che si sta verificando da circa due anni all’interno dell’area euro. Un fenomeno che potrebbe essere aggravato dallo stallo politico.
A Francoforte sono consapevoli che l’Italia, e le sue imprese, rischiano di perdere un altro treno. «Per tanti imprenditori questo potrebbe essere il periodo corretto per investire, ma è scoraggiante farlo in un Paese diviso, senza un governo e con una politica di sviluppo economico deteriorata», scrive Bank of America-Merrill Lynch nella sua ultima nota sull’Europa. E non va per il sottile nemmeno Ubs, che vede nella situazione italiana un pericolo per l’intera eurozona. Colpa della sua presenza internazionale, della grandezza della sua economia e sul suo ruolo all’interno dello scacchiere comunitario.
Mario Draghi sa che non può abbandonare l’Italia. Ma sa allo stesso tempo che bisogna risolvere l’impasse quanto prima. In realtà la pressione è già iniziata, seppur da parte dell’altro braccio forte nell’Ue, la Commissione europea. Come ha spiegato oggi il portavoce Olivier Bailly non ci saranno altre proroghe, oltre a quelle per Francia, Portogallo e Spagna, per portare il rapporto deficit/Pil sotto la quota del 3% prevista dal Fiscal compact. Niente sconti all’Italia. Sembra un controsenso, ma non lo è. Come ha ricordato Goldman Sachs in una nota sull’Europa arrivata prima di Pasqua, l’inazione governativa può costare fino allo 0,5% di Pil, in termini di aumento del deficit. Si arriverebbe così a superare quota 3%, dopo la revisione delle stime di finanza pubblica presentate la scorsa settimana dal ministero dell’Economia.
Napolitano e Draghi continueranno a sentirsi nei prossimi giorni. Il primo cercherà, insieme ai saggi, di trovare la quadratura del cerchio. Le chance sono poche. Il secondo avrà il compito di sorvegliare i mercati finanziari nei limiti del possibile. Del resto, come rammenta HSBC, gli occhi puntati sull’Italia sono sempre di più. Finita, per ora, l’emergenza di Cipro, è Roma l’osservato speciale. I rischi di un’altra estate di fuoco per l’Italia sono sempre maggiori.