«Il secondo polmone della nostra proposta è quello di una convenzione per le riforme con il Pdl e con tutte le forze del parlamento». Miguel Gotor, senatore del Partito Democratico, tra i più vicini al segretario Pier Luigi Bersani mette il punto sulle polemiche che in questi giorni stanno attraversando Largo del Nazareno e allo stesso tempo rilancia il governo «del cambiamento» alla base del proposta politica dei democratici.
L’intervista di Dario Franceschini sul Corriere della Sera, dove si parla di un’apertura al Pdl, segna un cambiamento nella linea sostenuta in questo mese dal segretario?
Non colgo discontinuità rispetto a quanto abbiamo sostenuto finora. E cioè un no esplicito al governissimo.
Ovvero?
Il governissimo è secondo noi un esecutivo che coinvolge direttamente e abbia ministri del Pd e del Pdl insieme. E allo stesso tempo ribadiamo il nostro “no” a un governo Monti senza Monti.
Nessun governo «tecnico» insomma
Non riteniamo che sia una risposta adeguata alla crisi italiana di oggi, che è una crisi di sistema, ossia economica, politica e istituzionale, ossia delle forme e dei modi della rappresentanza.
Quindi, qual è la vostra proposta?
La nostra proposta politica è quella da un lato di interpretare la novità del voto del 24 febbraio, interpretarla e rispettarla. Questo significa che la nostra proposta è quella di un governo di «cambiamento» cioè appunto di ascolto su quello che è uscito da quel voto.
Intende il dialogo con il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. E poi?
Intendo una loro responsabilizzazione che sia proporzionale al risultato conseguito che sarebbe sbagliato rimuovere o considerare transitorio. Poi c’è una seconda proposta, un secondo polmone, che è una convenzione per le riforme. E ovviamente questa convenzione per le riforme deve obbligatoriamente coinvolgere con la massima forza tutte i partiti politici. Quindi anche il Pdl. Franceschini ha ragione a dire che sarebbe sbagliato escludere Berlusconi o far finta che non sia il capo della destra italiana.
L’apertura di Franceschini quindi non riguarda il governo. Riguarda solo questa convenzione?
Sono due cose, convenzione e governo, che sono dentro la nostra stessa proposta politica del Pd e di Bersani. Una senza l’altra è come un corpo umano che non respira. Servono due polmoni, io avendo letto l’intervista di Franceschini apprezzo il fatto che ci sia questa lettura della crisi.
L’apertura al Pdl quindi potrebbe essere un invito a Berlusconi a votare la fiducia al Senato, ad astenersi o comunque a far partire un governo Bersani, oppure di scopo o di breve durata?
Questo lo vedremo. Noi non possiamo interpretare oggi quello che avverrà, e se avverrà, domani. Questa attuale è una fase di decantazione. La saggezza di Napolitano è di aver concesso del tempo per risolvere una crisi di governo particolarmente difficile. Si è giocato il primo tempo di una partita ancora lunga.
Quindi si passa prima dell’elezione del presidente della Repubblica e poi, dopo, dalla formazione del governo?
L’elezione del presidente della Repubblica è qualcosa di autonomo dal governo. Per quanto riguarda il capo dello Stato noi vogliamo seguire il solco che ci indica la Costituzione. Ci saranno tre voti dove le forze politiche dovranno cercare di trovare la massima convergenza possibile. Noi siamo disponibili a dialogare con tutte le forze politiche che sono presenti in Parlamento. Anche con il Pdl? Sì, certo anche con il Pdl perche’ le istituzioni sono di tutti.
In questi giorni ci sono stati diversi incontri tra esponenti di Pdl e Pd. Si fanno già dei nomi, come per esempio quello di Franco Marini e Massimo D’Alema.
Questo è il modo peggiore per affrontare la soluzione. Non bisogna partire dai nomi. Dobbiamo invece partire dall’individuazione di un identikit condiviso che risponda il più possibile alle necessità attuali.
Secondo lei?
Secondo me quello di cui ha bisogno l’Italia è un presidente della repubblica che abbia una forte caratura istituzionale. E che abbia le capacità per poi, una volta eletto, gestire la difficoltà di una crisi di governo come quella che abbiamo in questo momento. La nostra proposta , se si affermerà, avrà bisogno di un presidente della Repubblica con grandi sensibilità istituzionali e negoziali.
Da più parti si scrive che il Pd sia spaccato e sull’orlo di una scissione. Cosa mi dice al riguardo?
Non bisogna confondere gli orizzonti di attesa dei nostri avversari con la realtà. La realtà è quella con cui è necessario confrontarsi, non solo come politici ma anche come uomini. Una situazione così difficile ha bisogno di un Pd unito, consapevole della crisi, ma anche della sfida e dell’opportunita’ che essa rappresenta.