Continua l’effetto Napolitano. Gli investitori hanno preso atto che la rielezione di Giorgio Napolitano possa essere funzionale al proseguimento del percorso delle riforme strutturali che possono aiutare l’Italia a uscire dalla recessione. E iniziano a credere che possa nascere nei prossimi giorni un governo abbastanza forte da superare l’impasse attuale. Il risultato è che sul mercato obbligazionario secondario i Btp decennali hanno registrato un rendimento inferiore al 4% per la prima volta dal novembre 2010. Merito anche di Goldman Sachs, che in una nota ha giudicato positivamente gli ultimi sviluppi del Paese.
Dopo due mesi di stallo politico, finalmente si intravede uno spiraglio. È questo il sunto di quello che è successo negli ultimi due giorni, secondo gli investitori internazionali. Borse in ripresa, rendimento dei titoli di Stato in netta discesa, nuova fiducia. E un endorsement nemmeno troppo implicito di Goldman Sachs. Secondo la banca statunitense, in caso di formazione di un governo istituzionale supportato dal presidente Napolitano, è possibile che il differenziale di rendimento fra BTP decennali e Bund di pari entità possa declinare e stabilizzarsi intorno a quota 275 punti base. In pratica, il livello attuale. È il segnale che per ora i mercati finanziari credono in una soluzione di medio termine, spiega Goldman Sachs. Allo stesso tempo, secondo la banca guidata da Lloyd Blankfein un ulteriore miglioramento potrebbe arrivare nel momento in cui sarà definita la linea programmatica del nuovo governo. In altre parole, quando si capirà quali riforme strutturali potranno essere messe in cantiere dal nuovo esecutivo. C’è margine anche per una stabilizzazione dell’economia dopo otto trimestri consecutivi di contrazione economica. Tutto dipenderà da come il successore di Mario Monti affronterà l’emergenza. Se ci fosse una risposta repentina e decisa, fa notare Goldman Sachs, lo spread fra Btp e Bund potrebbe scendere fino a quota 230 punti base, il livello considerato corretto per i fondamentali del Paese.
Per adesso, sono bastate le parole di Napolitano a tranquillizzare gli investitori sul futuro dell’Italia. Nel discorso di ieri, il capo dello Stato ha ricordato ai partiti politici che l’esperienza di un governo di larghe intese non deve essere scartata a priori, dato che è diventata la consuetudine in Europa. Del resto un’opzione di questo genere, come ha fatto notare anche Société Générale, potrebbe essere un toccasana per la zona euro. «La stabilità dell’Italia è cruciale per il futuro delle riforme che anche l’Europa deve portare avanti per uscire dalla peggiore crisi della sua storia» scrivono gli analisti della banca transalpina.
Fiducia in ascesa e mercati che festeggiano il Napolitano bis. Tutto bene, quindi? La prima risposta ufficiale arriverà il prossimo venerdì, quando il Tesoro italiano andrà in asta con Bot semestrali per un controvalore di 8 miliardi di euro. Se gli umori degli ultimi giorni venissero confermati dagli operatori, l’Italia potrebbe abbassare ancora il proprio costo di rifinanziamento. Come dice il Crédit Agricole, Roma ha le carte in regola per uscire dalle acque tempestose in cui è entrata nel giugno di due anni fa. Tutto dipende però dalla forza di Napolitano, che sta compiendo (quasi) da solo una missione che sembrava impossibile: ricostruire la fiducia a lungo termine dell’Italia.
Se la nota positiva è data da Roma, quella negativa è data dalla Germania. Gli ultimi dati Pmi (Purchasing manager index), sia sulla manifattura sia sui servizi, hanno mostrato che nemmeno il cuore della zona euro è immune alla crisi. L’inatteso declino del Pmi tedesco ha impattato sul cross euro-dollaro in modo significativo, declinato anche grazie alle voci di un possibile taglio dei tassi della Bce, ma potrebbe avere un effetto secondario da non sottovalutare. Come ha ricordato Ubs, la Germania potrebbe decidere di focalizzarsi in modo maggiore su misure per la crescita economica in sede europea, in modo da trovare un bilanciamento con l’austerity promossa negli ultimi due anni. Il tutto a patto che non ci siano tentennamenti sulle riforme messe in cantiere.