Il governo salpa, la Convenzione deciderà quanto dura

La bussola politica

Ottenuta la fiducia alla Camera, oggi Enrico Letta replicherà in Senato. I numeri parlamentari ci sono, non sono mai stati in dubbio, anzi ieri si è sfiorato un miracolo con l’astensione tattica della Lega che vale, dal punto di vista simbolico, quasi un voto favorevole. Ma l’operazione delle larghe intese resta fragile. Sia Letta sia il nume tutelare del nuovo esecutivo, Giorgio Napolitano, sanno che tutto si giocherà al tavolo della Convenzione per le riforme, più che in Parlamento, più che a Palazzo Chigi. Il governo si occuperà dell’ordinaria amministrazione mentre la bicameralina sarà la camera di compensazione della complicata convivenza tra Pd e Pdl, dovrà dettare tempi e contenuti di ambiziosi interventi legislativi: dalla legge elettorale alle riforme di rango Costituzionale. Come sanno Letta e Napolitano solo le riforme possono disinnescare l’assalto che il Pd subisce da parte di Beppe Grillo e di Nichi Vendola. Solo le riforme possono funzionare da deterrente, da ricatto politico, per placare le tentazioni elettoralistiche di un Silvio Berlusconi rinvigorito e padrone del campo e dei destini del governo.

«L’esecutivo potrebbe durare due mesi o duemila anni», dice sornione Fabrizio Cicchitto, l’ex capogruppo del Pdl alla Camera, un tifoso delle larghe intese ma anche un disilluso conoscitore dei costumi politici della sua Seconda Repubblica. Venerdì Letta completerà la squadra di governo, con i sottosegretari. E non c’è dubbio che i nuovi incarichi, in prima battuta, rafforzeranno il consenso di Pd e Pdl intorno all’esecutivo. Ma in ballo ci sono anche le presidenze delle commissioni parlamentari, un complicatissimo incastro da manuale Cencelli, sempre foriero di sterili tensioni. Non solo. Il presidente del Consiglio, e il capo dello Stato, dovranno anche costituire la Convenzione per le riforme e individuare soprattutto un presidente. Non è un problema da poco. Silvio Berlusconi si è proposto per l’incarico e, riuniti i suoi uomini a Palazzo Grazioli, ieri ha dato a intendere che quella presidenza gli spetta di diritto: «E’ nei patti con il Pd». Al Cavaliere è sempre piaciuta – e molto ­­– l’idea di essere legittimato dai leader avversari, «ama lo scontro solitario, ma soprattutto ama gli abbracci. Vuole piacere, è un sedutore», spiega Cicchitto che lo conosce come le sue stesse tasche. Berlusconi è in pieno mood da statista, ma negli ambienti del Pd si dice che per la Convenzione il Quirinale abbia già un suo candidato: Giuliano Amato. Chissà.

Nelle ultime settimane Amato è stato candidato praticamente a tutto: ministro, presidente del Consiglio, presidente della Repubblica. Non si può escludere che non abbia nessuna voglia di essere ancora tirato in ballo. Insomma la costituzione della nuova bicameralina, nei prossimi giorni potrebbe essere ragione di conflitto sia all’interno della stranissima maggioranza Pd-Pdl, sia all’esterno. Nichi Vendola ha già proposto Stefano Rodotà per la presidenza, ed è indubbio che qualora Letta (con Napolitano) decidesse di cedere alle richieste del Cavaliere la sinistra neocomunista, e i cinque stelle, avrebbero ottimi argomenti per attaccare la scelta mettendo in contraddizione tra loro anche le diverse anime del Partito democratico.

Nel suo discorso di ieri a Montecitorio Letta ha confermato le sue qualità di mediatore: ha di fatto cucito, da gran democristiano, i programmi di centrodestra e centrosinistra. Concessioni sull’Imu ed Equitalia al Cavaliere e toni quasi – quasi – laburisti sui temi più cari ai democratici. Ma le parole del neo presidente del Consiglio hanno ricevuto applausi asimmetrici: il Pd non applaudiva le concessioni alla destra, e il Pdl si comportava specularmente. Si è trattato di evidenti segnali di allarme, inquietanti manifestazioni di fragilità. La fortuna di Letta e Napolitano è che entrambi sono assolutamente consapevoli dei limiti e dei rischi dell’operazione di cui sono registi e difatti è per questo che investiranno moltissimo sulla Convenzione: sarà il tavolo del gioco serio. Partirà subito, nelle prossime settimane dovrebbe essere pronta la lista dei componenti ma per il ddl costituzionale che ne formalizzerà ufficialmente la natura e il rango ci vorranno forse dei mesi. 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter