Gli operai dell’Ilva tirano un sospiro di sollievo: la Corte costituzionale ha ritenuto conforme al dettato costituzionale la cosiddetta “Salva-Ilva”, la legge 231 del 24 dicembre 2012 che autorizza a produrre acciaio, risanare l’area a caldo e commercializzare i prodotti sequestrati. I ricorsi sulle questioni di legittimità per conflitto di attribuzione avanzati dalla giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco e dal Tribunale di Taranto sono stati ritenuti in parte inammissibili e in alcuni punti non fondati.
«La decisione – recita un comunicato della Consulta sulla questione – è stata deliberata, tra l’altro, in base alla considerazione che le norme censurate non violano i parametri costituzionali evocati in quanto non influiscono sull’accertamento delle eventuali responsabilità derivanti dall’inosservanza delle prescrizioni di tutela ambientale, e in particolare dell’autorizzazione integrata ambientale riesaminata, nei confronti della quale, in quanto atto amministrativo, sono possibili gli ordinari rimedi giurisdizionali previsti dall’ordinamento. La Corte ha, altresì, ritenuto che le norme censurate non hanno alcuna incidenza sull’accertamento delle responsabilità nell’ambito del procedimento penale in corso davanti all’autorità giudiziaria di Taranto».
Secondo la tesi del gip la legge si poneva «in stridente contrasto con il principio costituzionale della separazione tra i poteri dello Stato» perché subordinava l’obbligatorietà dell’azione penale alla «assoluta necessità di salvaguardia dell’occupazione e della produzione» imposta dal decreto legge 207 del 3 dicembre 2012 del governo Monti poi convertito nella legge 231 (Disposizioni urgenti a tutela della salute, dell’ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale) e bypassava le misure del Testo unico in materia ambientale (decreto legislativo152 del 2006). Nell’udienza i giudici hanno ritenuto inammissibili gli interventi di Wwf, Confindustria e Federacciai, mentre hanno ascoltato gli interventi dei titolari dell’azienda agricola Fornaro che il 10 dicembre 2008 hanno dovuto abbattere i propri capi di bestiame contaminati dai veleni (soprattutto diossina) sprigionati nell’area a ridosso del gruppo siderurgico.
Stando alla legge – entrata in vigore il 4 gennaio scorso dopo aver convertito con modifiche proprio il decreto 207 /2012 – lo stabilimento siderurgico dei Riva resta quindi di interesse strategico nazionale e, anche nel caso di sequestri dei beni, il ministero dell’Ambiente può autorizzare la produzione di acciaio attraverso la Autorizzazione integrata ambientale (Aia) – il testo del riesame è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 27 ottobre 2012 con 94 prescrizioni – e l’impresa, rispettandone i dettami entro 36 mesi, si impegna ad assicurare la tutela dell’ambiente e della salute e, in caso di inadempienza, si espone a sanzioni amministrative fino al 10 per cento del fatturato risultante dall’ultimo bilancio approvato.
Secondo quanto risulta al ministero dell’Ambiente al 30 dicembre 2012, l’Ilva ha provveduto allo spegnimento dell’Altoforno 1, alla chiusura delle batterie 5 e 6 della cokeria, della torre di spegnimento n. 3, all’abbassamento dei cumuli ed alla riduzione delle giacenze dei parchi minerali, oltreché all’arretramento degli stessi di 80 metri dal confine con il quartiere Tamburi.
Ora l’Asl di Taranto e l’Arpa Puglia sono tenute a stilare ogni anno un rapporto di valutazione del danno sanitario (VDS), in base ai criteri che il ministero della Salute, di concerto con quello dell’Ambiente, dovrà rendere pubblici nelle prossime settimane (sono scaduti i novanta giorni dall’entrata in vigore del provvedimento). A vigilare sull’attuazione del decreto restano il Garante e il commissario delegato agli interventi di bonifica dell’area di Taranto (rione “Tamburi”, Mar Piccolo e Mar Grande, area di Statte) ovvero l’ex procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito e il capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco Alfio Pini nominati l’11 gennaio scorso dal Consiglio dei ministri.
Esposito, secondo quanto dettato dalla “Salva-Ilva”, consegnerà a luglio la prima relazione sull’attività svolta (comprese «iniziative di informazione e consultazione finalizzate ad assicurare la massima trasparenza per i cittadini») ed entro lo stesso mese il Governo deve adottare «una strategia industriale per la filiera produttiva dell’acciaio». Sul fronte dell’emergenza sanitaria di Taranto, la legge che ha avuto oggi il disco verde dalla Consulta congela per il triennio 2013-2015 il taglio dei posti letto nell’Asl ionica e gli accordi contrattuali con le strutture sanitarie accreditate limite di spesa di 10 milioni di euro come previsto dal Piano di rientro e di riqualificazione del sistema sanitario della Regione 2010-2012.
«Le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano e non si commentano», ha commentato il procuratore capo di Taranto Franco Sebastio. La conseguenza più immediata per l’azienda sarà ora il dissequestro dei prodotti finiti. In ogni caso a Taranto domenica prossima è previsto il referendum consultivo per chiedere la chiusura immediata del colosso dei Riva. La questione ambientale è tutt’altro che chiusa.