Jannacci il dottore-musicista sempre imprevedibile, sempre fuori dagli schemi. Tanto stralunato che a volte, più che a un uomo in carne e ossa, assomigliava a un cartone animato. «Era un personaggio perfetto per il nostro mondo», ricorda Bruno Bozzetto, 75 anni, decano dell’animazione italiana. «Tranne per un particolare importante: la voce. Per lui era fondamentale, per noi animatori può essere un problema…». Ma non ci furono problemi quando lavorarono insieme, a Milano (e dove altrimenti?), in uno dei periodi più creativi della storia della città.
Le strade di Bozzetto e di Enzo Jannacci si sono incrociate nei primi anni Sessanta. Entrambi erano all’inizio della carriera, poco più che ventenni. Il primo fresco papà del Signor Rossi, personaggio che l’avrebbe reso famoso. Il secondo musicista quasi per hobby, amico di Giorgio Gaber e di Adriano Celentano, ma non ancora celebre. Bozzetto non ricorda chi gli abbia presentato il medico-cantautore. Ma ancora oggi ha bene in mente una scena ricorrente: «Mentre io raccontavo la storia del cartone animato in poche parole, potevo vedere nei suoi occhi che già aveva iniziato a immaginare la musica. E al momento di salutarsi, a bassa voce già canticchiava!».
Succedeva nell’ufficio di Bozzetto. Jannacci andava lì con un altro musicista, Paolo Tomelleri, con cui avrebbe firmato le musiche dei cartoon. «Credo che tra loro funzionasse così: Jannacci ideava il motivo e Tomelleri lo arrangiava, scrivendo orchestrazioni e partiture». Bozzetto era impressionato dalla rapidità con cui Jannacci trovava le note giuste per i soggetti. «Mi faceva una rabbia! Era geniale sul momento, partiva improvvisando, mentre io ho bisogno di ragionare con calma sulle cose…». Caratteri opposti che però si trovavano bene insieme, «Jannacci e Tomelleri erano ragazzi simpatici e allegri. Un po’ ne avevo bisogno io, un po’ mi cercavano loro. Mi chiamavano dicendomi: “Dacci lavoro siamo poveri!”…e via così, ogni volta una storia diversa. Sempre con divertimento».
La prima traccia della collaborazione è il corto Alfa e Omega, del 1961: la vita di un uomo comune, dall’inizio alla fine. Poi lo studio Bozzetto curò anche la copertina di un 45 giri di Jannacci, Il cane con i capelli. «Venne a chiedercela come un favore. Lo sfondo era giallo e il cane viola, disegnato in modo stizzatissimo, ipermoderno». Un’altra copertina, quella di Secondo te…che gusto c’è?, gliela disegnò Guido Manuli, «sempre per il nostro studio, nel 1976. Ma allora ci si mise d’accordo con la casa discografica, non fu una cosa personale».
Esiste però un 45 giri introvabile, fuori commercio perché nato per uso privato, frutto esclusivo del sodalizio Bozzetto-Jannacci. «Un dono per Francesca, la figlia appena nata di Renzo Talamini, direttore dell’ufficio pubblicità della Riello. Enzo incise una canzoncina e io disegnai la copertina». Perché questo gesto d’amicizia per un dirigente della Riello? La risposta potrebbe essere soltanto: «Augh!». Pochi lo sanno, ma Jannacci prestava musiche e voce a Unca Dunca, l’indiano sgangherato che Bozzetto aveva creato per i Carosello dell’azienda dei climatizzatori. Il dottore-musicista diede inoltre ritmo anche alla creatura più famosa di Bozzetto, il signor Rossi: il suo nome, con quello di Tomelleri, compare nei titoli di testa di Il signor Rossi va a sciare (1963) e Il signor Rossi va al mare (1964). Il metodo era sempre lo stesso: dopo una breve spiegazione, il motivetto era già lì, pronto e composto nella testa di Jannacci.
Avrebbero potuto andare avanti così ancora a lungo, Bozzetto e Jannacci. Ma il destino era in agguato, sotto forma di ambizione artistica. «È successo verso il 1964, quando mi sono deciso a realizzare West and Soda». Il primo lungometraggio italiano d’animazione dopo vent’anni di silenzio nel settore. «Un’impresa titanica: non esisteva né la distribuzione né nient’altro. Per la colonna sonora mi rivolsi a Enzo. Ma da quel momento, i nostri rapporti non sono più stati gli stessi. Lo cercavo e non lo trovavo, arrivava agli appuntamenti in ritardo, si negava….lui tentennava, io m’innervosivo. E alla fine ho dato il lavoro a Giampiero Boneschi. Mi è dispiaciuto, ma probabilmente Jannacci sentiva che la sua strada non era la musica da film».
In Jannacci, Bozzetto vede ancora il genio dell’improvvisazione. «Era tagliato per realizzare musiche dirompenti, esagerate. Un lungometraggio è un lavoro di pianificazione, bisogna operare nel dettaglio, Enzo ci avrebbe trovato percorsi creativi più stretti. Non me l’ha mai detto chiaramente, ma credo siano queste le ragioni del rifiuto». E poi, sottolinea Bozzetto, «Jannacci usava molto le parole e la voce. Io gli chiedevo una parte più tecnica, ma non la più bella. Così, dava forse il 15 per cento del suo talento! Per me ha prodotto cose carine, ma con quella voce da istintivo cambiava tutto». Dopo il mancato lavoro su West and Soda, Bozzetto e Iannacci si sono sentiti di tanto in tanto, ma si sono separati.
«Probabilmente tutti e due ci sentivamo in colpa. Ma in fondo è stata una rottura felice: da lì in poi, Enzo ha composto le sue meraviglie». Con il tempo, la stima non è diminuita. Sabato scorso Bozzetto, appresa la notizia della morte dell’ex collaboratore, scriveva su Facebook che l’immediatezza e la genialità di Jannacci, «sfociata poi nei piccoli-grandi capolavori che tutti conosciamo, ha segnato un’intera generazione». Non si vedevano da anni, ma si erano risentiti non molto tempo fa: una telefonata di Bozzetto all’amico che aveva dolori alla schiena. E in preparazione, svela ancora su Facebook, c’era un album di compleanno con un suo disegno. Secondo Bozzetto, ricorderemo le canzoni di Jannacci per umorismo, originalità e grande poesia. Che poi, guarda caso, sono anche i segni distintivi del miglior cinema animato.