Nose, la bufala di Google per sentire gli odori sul web

I migliori tormentoni del primo di aprile

Se gli scherzi da prete non fanno ridere, ci pensano quelli da ingegnere a far tornare il buonumore. Specie se gli ingegneri sono quelli di Mountain View, quartier generale di Google, una fabbrica di idee che si rivela particolarmente produttiva anche quando si tratta di burle. In occasione del 1° aprile, infatti, il motore di ricerca più famoso del mondo ha liberato nella rete una quantità di “pesci” degna di una pesca miracolosa.

In principio è stato l’annuncio choc (ovviamente falso) di un’imminente chiusura della piattaforma di condivisione video YouTube, diramato ieri sera. Ma Google stava solo scaldando i motori. E difatti poco dopo è arrivata l’applicazione per Google Maps per individuare sul planisfero i luoghi dove sono nascosti i tesori del temibile pirata William Kidd, con tanto di visualizzazione con effetto “anticato” e l’opzione street-view mostrata all’utente come attraverso le lenti di un vetusto cannocchiale da marina. Su Google+, il social network di Mountain View, compare nel frattempo l’opzione “get emotion”, invero ben realizzata: un algoritmo studia l’espressione facciale dei volti raffigurati nelle fotografie (triste, felice, arrabbiata, preoccupata…) e a seconda della smorfia in questione accosta l’emoticon più adatta, racchiusa in una sorta di nuvola da fumetto. Funziona davvero. Provare per credere.

Intanto, un video emozionale dai toni epici annuncia l’imminente uscita di Gmail Blue, una nuova versione super potenziata del noto servizio e-mail sulla quale gli ingegneri di Google avrebbero lavorato per ben sei anni prima di metterla in commercio. Perché una versione blu di Gmail? «Perché “marrone” ci sembrava bruttino…» recita il video, rivelando una volta per tutte la natura burlesca della trovata.

Ma, proprio come canta Ligabue, “il meglio deve ancora venire”. E in questo caso “il meglio” tra gli scherzi Made in Google è l’applicazione Google Nose (tradotta in italiano come “Google Olezzo”), che arricchisce il motore di ricerca di un’opzione per individuare, annusare e condividere anche gli odori delle parole che si stanno cercando. Stavolta sullo scherzo quelli di Google si sono buttati anima e corpo. Per farsene un’idea basta cliccare la piccola réclame che si trova immediatamente sotto lo spazio della ricerca, nell’homepage. Si apre una pagina con la finta “versione beta”, con tanto di opzione di condivisione su G+ degli odori desiderati, ma anche interviste agli sviluppatori, video promozionali, dimostrazioni pratiche, e molto altro ancora. Tutto così ben realizzato che, se non fosse per il contenuto così palesemente grottesco del servizio offerto, dello scherzo non si sentirebbe nemmeno la puzza.

Così, quest’anno, la palma del miglior Pesce d’Aprile va agli ingegneri di Google che, non accontentandosi di uno scherzo solo, hanno messo in campo addirittura una “combo” alla Amici Miei 2.0. Ma non è certo la prima volta però che sul web vanno in scena burle così ben architettate da soggetti così insospettabili. Qualche anno fa era stata la volta della Wikipedia inglese, che aveva messo in homepage una notizia dedicata all’«antica tradizione britannica di vendere le proprie mogli al mercato rionale». Uno scherzo decisamente ben fatto, comprese le finte litografie falso-seicentesche che avrebbero dovuto documentare un’asta di mogli inglesi nel lontano XVII secolo. E nella buriana degli scherzoni, non poteva certo essere da meno il social network più amato del momento: Twitter. L’uccellino azzurro del web, infatti, oggi ha deciso di “cancellare” le vocali dai tweet e di mettere una tassa di 5 dollari al mese per poterle visualizzare. D(a) m(o)r(i)r(e) d(a)l r(i)d(e)r(e).

Twitter: @pautasio

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