Nella giornata di venerdì 5 aprile, Fabio Fazio, con un tweet, ha espresso tutta la sua contrarietà per il blocco del traffico previsto per domenica 7 aprile a Milano
Domenica blocco del traffico a Milano dalle 10 alle 18. Continua la solenne stupidaggine che complica la vita a tanta gente.
— fabio fazio (@fabfazio) 05 aprile 2013
Dall’account del sindaco Giuliano Pisapia è arrivata subito una risposta
Caro @fabfazio, #AreaC e #DomenicAspasso fatti concreti e impegni mantenuti per #Milano più vivibile. Preferivi come era prima?
— Giuliano Pisapia (@giulianopisapia) 05 aprile 2013
Lo scambio è proseguito, terminando poi con un tweet di Fazio che dice: «Le domeniche a piedi ci sono da molti anni…e da sempre la penso allo stesso modo».
Precisamente le domeniche a piedi iniziarono nel 1973. Il 22 novembre, un consiglio dei ministri aveva varato delle norme di austerità a causa della crisi petrolifera. Si leggeva sul Corriere della Sera
La benzina normale passa da 175 a 190 lire, la super da 185 a 200 lire e il gasolio da 95 a 113 lire. L’ illuminazione stradale viene tagliata del 40 per cento e vengono spente insegne, vetrine e scritte luminose. I negozi devono chiudere entro le 19 e gli spettacoli teatrali e cinematografici non oltre le 23. Anche la tv cala il sipario entro le 22.45. Bar, trattorie e ristoranti possono restare aperti sino a mezzanotte. Una bicicletta, munita di cambio, costa almeno 45.000 lire.
Il 3 dicembre quindi ci fu la prima domenica a piedi. Quel giorno a Milano c’era anche il derby. Vinse l’Inter con gol di Boninsegna e Facchetti, inframmezzati dalla rete di Benetti. Ecco come un articolo della Stampa sera del lunedì raccontava quella prima giornata a piedi nella storia d’Italia. L’articolo, a firma di Eleonora Bertolotto, era intitolato «Stramilano in bicicletta».
Il giorno della «gran quiete» automobilistica per Milano comincia già sabato sera. Terminata la corsa ai «passaporti di città» che in settimana ha affollato gli uffici della prefettura, la gente si chiude presto in casa, assecondata dal buio precoce e dal freddo che costringe in pelliccia il passeggio di signore e signori per via Manzoni. Alle 18 il traffico è rado. «C’è stato un poco di confusione nelle prime ore del pomeriggio — dice un tassista — come se tutti avessero fretta e molte cose da comprare: inclusi pasta e pane, che anche qui scarseggiano».
A poco a poco spariscono le utilitarie, inghiottite dai garages o parcheggiate in strada, ma con ordine insolito: tanto è viva la minaccia dei carri attrezzi per la rimozione. C’è — dicono — chi ha passato il pomeriggio alle Rogge di Limbiate per lustrare l’auto in previsione del lungo (si fa per dire) abbandono. Ma il fanatismo, anche in clima di addii, si addice a pochi. Alle 19, stridore di saracinesche. Le prime luci delle insegne si spengono, i commessi spingono fuori i clienti ritardatari. La pausa riflessiva per Milano non comincia con libri e giornali. «Una giornata qualunque — sostengono i librai — senza cali né vendite eccessive». Alle 20, la città è deserta.
Nonostante lo scetticismo di chi azzardava previsioni («Vedrà quanti permessi e quante macchine in giro»), la «notte brava» per i milanesi non c’è stata. Le auto sono rientrate tra le 23 e le 24. I vigili urbani hanno fatto due sole contravvenzioni, alle 4 e alle 5. «Abbiamo usato tolleranza — dice il dirigente Di Taglio — per 10-12 minuti». Ma i pochi automobilisti del «sabato austero» hanno mostrato disciplina. «Piuttosto, ci sono stati molti incidenti — continua Di Taglio — per fortuna non gravi, verso mezzanotte, quando tutti si affannavano a rientrare». Un episodio di inciviltà si è verificato all’alba, in corso Buenos Aires: una banda di teppisti ha cercato di fermare taxi e ambulanze. Sono intervenuti i carabinieri, c’è stata anche una carica. Un giovane è stato arrestato.
La città si sveglia gelida (-5 gradi a Linate) alle 6, con Io sferragliare dei primi tram. Ma a parte qualche solitario — mattiniero per necessità — le strade rimangono deserte («Non fosse per il freddo, sembrerebbe Ferragosto»). I bar sono in gran parte aperti inutilmente («I clienti? Nessuno. Tranne qualche pensionato, che si alza presto per abitudine e i piedi li usa tutti i giorni»). I tassisti con le auto ordinate in lunghe file (in città ne circoleranno in giornata 4200, divisi in sei turni) trovano il tempo per sfogliare il giornale. Sui monitor dei vigili che «leggono» la situazione del traffico nei punti chiave della città, Milano appare deserta fino alle 10. Prima, c’è soltanto la sfilata dei mezzi di polizia che si avviano al teatro Dal Verme dove è previsto un comizio di «Maggioranza silenziosa».
La galleria sonnecchia finché le milanesi, forzate all’ecologia (ma solo podistica), cominciano a sfilare con le pellicce per la messa in Duomo. Intanto, sotto il monumento a Vittorio Emanuele, i ragazzi di «Avanguardia operaia» sono raccolti in gruppi (alcune centinaia) con cartelli e striscioni. Protestano contro i provvedimenti restrittivi. «Tanto — dice un manifesto — i padroni vanno a cavallo»). Lamentano l’assenza del cherosene e della pasta. Altri sfilano per le vie della città. Alle 12, un gruppo di cavalieri e di amazzoni capita in piazza Duomo. 1 dimostranti gridano «buffoni», poi se ne vanno in corteo per via Dante. Corre voce che in centro un calesse sia stato danneggiato per rabbia, carabinieri e polizia non confermano.
Alle 13, qualche fiocco di neve, e gran ressa a S. Siro. 1 primi tifosi sono giunti alle 9 in pullman, in tram (soprattutto il 15 è affollato), in bicicletta, in metrò. Anche in pallini a rotelle. Da Sesto S. Giovanni, ecco un carro a ruote trainato da un cavallo bardato a festa. Gli addetti ai parcheggi si sono adeguati: ammucchiano le biciclette e stanno ad aspettare. Qualcuno tra i tifosi che assisteranno al derby si è portato la colazione al sacco, altri assaltano le bancarelle di caldarroste e di panini. Ce chi compra berretti, per evitare il congelamento. E chi, con allegria, respinge uno spiritoso che ha esposto il cartello «Vendesi gelati».
Ma c’è anche chi in mattinata, si è lasciato prendere dalla frenesia del volante: i vigili (ce ne sono 350 scaglionali in turni) fermano trenta auto non autorizzate a circolare. Una ventina di multe sono elevale dalla polizia stradale, che opera con 547 pattuglie in Lombardia (50 nella sola Milano) e con tre elicotteri. «Ma — dice il colonnello comandante — gli abusi non sono stati quanti si temeva». I milanesi si servono dei taxi con disinvoltura, anche se nelle ore di punta le attese si prolungano per mezz’ora.
Nel pomeriggio, nonostante il freddo, tutti fuori: al cinema (nei locali lungo la linea della metropolitana), ai musei, allo zoo e nei parchi. O in galleria per riscoprire il gusto di osservarsi. Ciascuno curioso sopratutto di sapere le impressioni altrui su questa prima giornata di sosta.