Quel 14 aprile in cui ammazzarono il presidente Lincoln

Era il 1865

Abraham Lincoln (Hodgenville, 12 febbraio 1809 – Washington, 15 aprile 1865) è stato il 16º presidente degli Stati Uniti d’America, il primo del Partito Repubblicano.
Fu il presidente che pose fine alla schiavitù, prima con la Proclamazione dell’Emancipazione (1863), che liberò gli schiavi negli Stati dell’Unione e poi con la ratifica del XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, con il quale nel 1865 la schiavitù venne abolita in tutti gli Stati Uniti. Lincoln sconfisse gli Stati Confederati d’America (favorevoli al mantenimento della schiavitù) nella Guerra di secessione statunitense.

Il 14 aprile 1865 Lincoln e la moglie andarono al Ford’s Theatre, a Washington, dove era in programma Our American Cousin, una commedia musicale dello scrittore britannico Tom Taylor (1817-1880). Nell’istante in cui Lincoln prese posto nel palco presidenziale, John Wilkes Booth, un attore della Virginia simpatizzante sudista, entrò nel palco e sparò un colpo di pistola calibro 44 alla testa del presidente, gridando «Sic semper tyrannis!» («Così sia sempre per i tiranni!»). La morte venne dichiarata il giorno successivo alle 7.22 del mattino

Il celebre Discorso di Gettysburg

19 novembre 1863

INGLESE «Four score and seven years ago our fathers brought forth on this continent a new nation, conceived (started, made) in liberty, and dedicated to the proposition that all men are created equal.
Now we are engaged in a great civil war, testing whether that nation, or any nation, so conceived and so dedicated, can long endure.

We are met on a great battle-field of that war. We have come to dedicate a portion of that field, as a final resting place for those who here gave their lives that nation might live. It is altogether fitting and proper that we should do this. But, in a larger sense, we can not dedicate…we can not consecrate…we can not hallow this ground.

The brave men, living and dead, who struggled here, have consecrated it, far above our poor power to add or detract (take away). The world will little note, nor long remember what we say here, but it can never forget what they did here. It is for us the living, rather, to be dedicated here to the unfinished work which they who fought here have thus far so nobly advanced.

It is rather for us to be here dedicated to the great task remaining before us — that from these honored dead we take increased devotion to that cause for which they gave the last full measure of devotion — that we here highly resolve (decide) that these dead shall not have died in vain (for nothing) — that this nation, under God, shall have a new birth of freedom—and that government of the people, by the people, for the people, shall not perish from the earth.»

ITALIANO «Or sono sedici lustri e sette anni che i nostri avi costruirono su questo continente una nuova nazione, concepita nella Libertà e votata al principio che tutti gli uomini sono creati uguali. Adesso noi siamo impegnati in una grande guerra civile, la quale proverà se quella nazione, o ogni altra nazione, così concepita e così votata, possa a lungo perdurare.

Noi ci siamo raccolti su di un gran campo di battaglia di quella guerra. Noi siamo venuti a destinare una parte di quel campo a luogo di ultimo riposo per coloro che qui dettero la loro vita, perché quella nazione potesse vivere. È del tutto giusto e appropriato che noi compiamo quest’atto. Ma, in un senso più ampio, noi non possiamo inaugurare, non possiamo consacrare, non possiamo santificare questo suolo.

I coraggiosi uomini, vivi e morti, che qui combatterono, lo hanno consacrato, ben al di là del nostro piccolo potere di aggiungere o portar via alcunché. Il mondo noterà appena, né a lungo ricorderà ciò che qui diciamo, ma mai potrà dimenticare ciò che essi qui fecero. Sta a noi viventi, piuttosto, il votarci qui al lavoro incompiuto, finora così nobilmente portato avanti da coloro che qui combatterono.

Sta piuttosto a noi il votarci qui al grande compito che ci è dinnanzi: che da questi morti onorati ci venga un’accresciuta devozione a quella causa per la quale essi diedero, della devozione, l’ultima piena misura; che noi qui solennemente si prometta che questi morti non sono morti invano (per nulla); che questa nazione, guidata da Dio, abbia una rinascita di libertà; e che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire dalla terra.»

Citazioni di Lincoln

– I dogmi di un passato tranquillo sono inadeguati al presente tempestoso. La situazione è irta di difficoltà, e noi dobbiamo essere all’altezza della situazione. Poiché il nostro caso è nuovo, dobbiamo pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo. Dobbiamo emanciparci.
– Il governo dovrebbe creare, emettere e far circolare tutta la valuta e il credito necessario per soddisfare il potere di vendita del governo e il potere d’acquisto dei cittadini consumatori. Il privilegio di creare ed emettere moneta non è solo la suprema prerogativa del governo, ma è anche la sua più grande opportunità creativa. Con l’adozione di questi princìpi, ai contribuenti saranno risparmiate enormi quantità di interessi. Il denaro cesserà di essere il padrone e diventerà il servitore dell’Umanità.
– La democrazia è il governo del popolo, dal popolo, per il popolo.
– La miglior cosa del futuro è che arriva un giorno alla volta.
– La religione di un uomo non vale molto se non ne traggono beneficio anche il suo cane e il suo gatto.
– Nessuno ha una memoria tanto buona da poter essere un perfetto bugiardo.
– Non affermo di aver controllato gli eventi, anzi confesso in tutta sincerità di essere stato controllato dagli eventi.

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