ROMA – Doveva essere la domenica della riscossa popolare, dell’orgoglio cittadino contro l’ennesimo inciucio, con Grillo pronto ad arringare la platea romana. E invece no. Migliaia di attivisti hanno atteso invano a Piazza Santi Apostoli, sede del museo delle Cere a un tiro di schioppo dall’Altare della Patria. «i giornalisti hanno fatto da tappo al mio ingresso e non ho potuto incontrare i cittadini», ha poi dichiarato il comico genovese.
L’afflusso degli attivisti comincia all’ora di pranzo: arrivano militanti con le pettorine, coppie di giovani, famiglie e curiosi. La nomenklatura è al gran completo: si contano decine di parlamentari, il candidato sindaco di Roma Marcello De Vito, i consiglieri regionali, gli uomini comunicazione Claudio Messora e Rocco Casalino, il reporter Salvo Mandarà. Nessuno gioca a fare la star, tutti tengono alto il morale delle truppe in attesa del generale.
Tra i più acclamati c’è Vito Crimi, che fa un po’ di servizio d’ordine e apre varchi in mezzo alla folla. Poi, sparsi ovunque, i giornalisti di stampa e tv. Sono molti e spesso riconoscibili, qualcuno si lamenta per la mancanza di spazi e anche per questo vengono apostrofati a più riprese. «Vai a fare domande al tuo padrone, serva!», la risposta di alcuni attivisti ad una cronista armata di microfono. «I giornalisti non sono graditi», «andate via», «fate solo gossip» sono i ritornelli più in voga.
Girano centinaia di volantini con la scritta “l’inciucio è servito”, mentre un gruppo di ragazzi esibisce lo striscione “Populisti presenti” e altri si rivolgono alla moglie del capo Dello Stato: “Clio, ripijatelo”. Immancabili i cori “Ro-do-tà”, un tormentone che scandisce l’’attesa. L’atmosfera è quella goliardica tipica delle manifestazioni, anche se svetta l’assenza dei fondamentali organizzativi. Non ci sono palco nè amplificazione, il servizio d’ordine è improvvisato e le comunicazioni si arrangiano via megafono, poi amplificate dal passaparola mentre i presenti si stringono come sardine in una piazza logisticamente inadeguata.
Sulle responsabilità impazza un valzer da Prima Repubblica. Deputati e senatori fanno spallucce: «non abbiamo organizzato noi, non sappiamo nulla», altri suggeriscono di rivolgersi al Movimento romano che diventa così l’indiziato principale dell’evento claudicante. Poi l’annuncio di Crimi: «Grillo è stato bloccato per motivi di ordine pubblico», segue a ruota la Lombardi: «Abbiamo parlato con la Questura, Piazza Santi Apostoli era l’unica disponibile ma ora cerchiamo una soluzione». Le direttive finali giungono però da un grintoso Alessandro Di Battista, giacca in pelle e bandana: «facciamo una passeggiata di protesta fino al Colosseo».
I poliziotti s’improvvisano vigili urbani: c’è da fermare il traffico nel cuore di una Roma turistica e soleggiata. I cinque stelle scalpitano, vogliono invadere la strada e cantare, quasi si trattasse di una gita scolastica in una città a loro disposizione. Finalmente il via libera. In testa due blindati e un gruppo di agenti anti-sommossa, poi un cordone di deputati e senatori che si tengono per mano. Lo tsunami grillino invade piazza Venezia, passa sotto l’Altare della Patria e intona l’inno di Mameli, dopodiché rispolvera decine di cori, dagli slogan anti-casta alle invettive contro Napolitano
L’arrivo al Colosseo coincide con le prime agenzie che danno Grillo in partenza da Roma. Si avvicina il momento del rompete le righe, con gruppetti di dibattito improvvisati e un’assemblea finale che tanto ricorda gli anni del liceo. Ai piedi dell’Anfiteatro siede una pattuglia di parlamentari circondata dai manifestanti: «come ci muoviamo?», «andiamo al Quirinale», «fate qualcosa contro ’sto signoraggio bancario». Rispondono deputati e senatori: «ci scusiamo se la manifestazione non si è conclusa per motivi tecnici».
In realtà non è mai cominciata. Nessun comizio, zero contenuti e l’amarezza dei presenti è palpabile qualcuno rispolvera il quesito romano per antonomasia: «Che semo venuti a fa?». Il cielo del Colosseo tende al tramonto, ma i parlamentari restano lì, dialogano con gli attivisti. Non ci sono tribune, né ordini del giorno. Anche i contenuti sono labili, ma il dibattito è diretto, roba anni luce lontana dalle conferenze dei soliti noti. Poco prima dell’ora di cena ci si saluta. Bella giornata di sole, peccato l’assenza di Grillo e quel senso d’inconcludenza alla fine di un pomeriggio che ricorda una scampagnata allegra, non certo una manifestazione.
Twitter: @MarcoFattorini