BERLINO – Mentre il Bayern si prepara per l’appuntamento chiave della stagione, la semifinale di Coppa Campioni contro il Barcellona, il presidente del club di Monaco rimane barricato in casa. Da sabato si sa che Uli Hoeness è indagato per frode fiscale. Nemmeno 24 ore dopo, la «doppia morale» del presidente conservatore bavarese è già diventata oggetto d’indignazione generale e tema caldo in campagna elettorale.
Se lo scorso mese di dicembre l’opposizione tedesca – composta da socialdemocratici dell’Spd e Verdi – non avesse bocciato l’accordo fiscale con la Svizzera, considerandolo una sorta di amnistia per gli evasori, probabilmente nessuno parlerebbe ora dell’ex calciatore e campione del mondo nel 1974 con la nazionale tedesca, succeduto a Franz Beckenbauer alla presidenza del Bayern.
La notizia è stata anticipata dal settimanale Focus, che per primo ha riferito che Hoeness ha presentato spontaneamente una dichiarazione alla procura di Monaco di Baviera in cui denunciava di essere in possesso di un conto segreto in Svizzera con sei milioni di euro depositati. Focus, una testata che per anni è stata diretta dall’amico intimo di Hoeness, Helmut Markwort, ha riportato il seguente messaggio: «Nel 2013 ho presentato attraverso il mio commercialista un’autodenuncia all’agenzia delle entrate». La dichiarazione menziona inoltre «un mio conto in Svizzera». «La validità della denuncia e le conseguenze fiscali sono ora oggetto di inchiesta delle autorità», ha aggiunto.
Poco dopo, il governatore socialcristiano della Baviera e leader della Csu (partito cugino della Cdu di Merkel) Horst Seehofer ha confermato di sapere «da tempo» che la Procura di Monaco indaga sull’esatto ammontare del conto estero del re del Bayern. Se la sua fortuna si limitasse veramente a sei milioni, Hoeness se la caverebbe con una multa, visto che la legge tedesca premia chi confessa. Ma la stampa tedesca ipotizza ora cifre molto più alte: «Varie centinaia di milioni» e «somme inimmaginabili», sono alcune delle espressioni utilizzate. Lo scorso mese di gennaio il magazine Stern, includeva «una figura di spicco del calcio tedesco» in una lista di possibili evasori tedeschi, e forniva concretamente una cifra: 650 milioni. Sarebbe a dire fino a quattro anni di carcere.
A poche ore dalla notizia il danno di immagine per il club di Monaco e per la Csu, tradizionalmente vicina alla dirigenza, è enorme. E il fatto è che sull’integrità morale, Hoeness ha costruito la sua fortuna come manager, come presidente e come imprenditore in un’azienda di insaccati. Alcuni esempi: «So che può sembrare stupido, ma pago interamente le tasse», disse in un’intervista a Bild. «Il benessere significa poter vivere relativamente senza preoccupazioni. Avere un lavoro che a fine mese ti permette di dare da mangiare alla tua famiglia», dichiarò al talk show di Günther Jauch, uno dei più seguiti in Germania. «Naturalmente voglio avere successo, ma non a qualsiasi costo. Quando si tratta di denaro uno deve anche sapersi accontentare», assicurò in un’intervista con il magazine Brand Eins. E si potrebbe continuare.
L’indignazione di popolazione e tifosi è stata espressa in modo efficace da Sylvia Schenk, popolare direttrice dell’ong anti corruzione Transparency Internacional: «La credibilità di Hoeness è stata pesantemente danneggiata, sarà difficile per lui poterne uscire», ha detto alla Faz, «se per primo attacca Blatter, e lo sprona a mettere fine al porcile della Fifa, però poi lui stesso sottrae denaro dalle tasse, allora Uli Hoeness tira pietre da un casa di cristallo», ha aggiunto citando una metafora tedesca che viene a significare che non è nella posizione di criticare.
Lo scandalo attorno al presidente del Bayern si è presentato all’opposizione tedesca, e in particolare all’Spd, come una buona occasione per fare campagna elettorale sui temi del programma dell’«equità» e la «morale fiscale». «L’Unione e l’Fdp (i partiti del governo di Angela Merkel, ndr), con le loro garanzie per la svizzera come oasi fiscale, cercano di venire incontro anche ai loro simpatizzanti come Uli Hoeness», ha denunciato Joachim Poss, vicecapogruppo Spd in Parlamento. Stessi toni sono stati quelli di Jürgen Trittin, leader dei Verdi: «Ora è chiaro chi voleva proteggere Angela Merkel, Horst Seehofer e Wolfgang Schäuble (ministro delle Finanze, ndr): evasori confessi come Uli Hoeness». «Il caso di Hoeness dimostra l’importanza dell’opposizione dell’Spd all’accordo con la Svizzera», ha assicurato il candidato cancelliere socialdemocratico Peer Steinbrück.
Le critiche sono piovute anche dalle fila dei liberali: «Ci vuole una bella faccia tosta a costruire una carriera durante anni sulla morale dello sport tedesco e al tempo stesso evadere le tasse», ha denunciato Jörg-Uwe Hahn, tra i leader dell’Fdp. È probabile che il dibattito politico rimanga acceso nei prossimi giorni. Ciononostante non sembra questa la carta in grado di fare recuperare a Steinbrück i 14 punti che lo separano da Angela Merkel. Piuttosto non sarà facile per Horst Seehofer far dimenticare l’accaduto ai bavaresi prima delle elezioni regionali, previste per settembre poco prima delle federali.