Trentuno anni fa Cosa Nostra uccideva Pio La Torre

A lui si deve la legge che ha introdotto il reato di associazione mafiosa in Italia

Palermitano, classe 1927, Pio La Torre è stato da sempre un uomo impegnato. Figlio di contadini poveri, fin da giovane è in prima fila nella lotta a favore dei braccianti siciliani (cosa che gli costa anche il carcere) prima nella Confederterra, poi nella Cgil come segretario regionale della Sicilia. Fino alla adesione al Partito comunista italiano. Porta il suo nome la legge del dicembre 1982 che, dopo la sua morte, ha introdotto in Italia il reato di associazione mafiosa.

Il suo ingresso nel Comitato centrale del Pci risale al 1960. Due anni dopo viene eletto segretario regionale, come successore di Emanuele Macaluso. Nel 1963 è deputato per il Pci all’Assemblea regionale siciliana. Viene rieletto nel 1967, fino al 1971. Nel 1969 si trasferisce a Roma per dirigere prima la direzione della Commissione agraria e poi di quella meridionale. Poco dopo Enrico Berlinguer lo fa entrare nella Segreteria nazionale di Botteghe Oscure.

Nel 1972 viene eletto deputato nel collegio Sicilia occidentale. In Parlamento si occupa di agricoltura, sua vecchia passione. Ma la sua azione più importante è quella di aver proposto una legge che introduce il reato di associazione mafiosa, la legge Rognoni-La Torre, e una norma che prevede la confisca dei beni ai boss mafiosi da riutilizzare per la collettività. Eredità, questa, fatta poi propria dall’associazione Libera, che negli anni Novanta raccolse un milione di firme per presentare una proposta di legge concretizzatasi poi nella 109 del 1996. Rieletto alla Camera nel 1976 e nel 1979, La Torre diventa componente della commissione parlamentare antimafia fino alla conclusione dei suoi lavori nel 1976.

Dopo l’esperienza romana, nel 1981 decide di tornare in Sicilia per assumere la carica di segretario regionale del partito. Svolge la sua maggiore battaglia contro la costruzione della base missilistica Nato a Comiso che, secondo La Torre, rappresentava una minaccia per la pace nel Mediterraneo e per la stessa Sicilia. Per questo scopo raccoglie un milione di firme per una petizione. Ha fatto discutere di recente il tira e molla sul nome dell’aeroporto di Comiso. Il 30 aprile 2007 viene intitolato a Pio La Torre dalla giunta di centrosinistra. Ma nell’agosto del 2008, la nuova giunta di centrodestra guidata dal sindaco Giuseppe Alfano decide di togliere l’intitolazione a La Torre per tornare a quella precedente di Generale Magliocco, generale del periodo fascista distintosi nella guerra colonialista d’Etiopia. 

Pio La Torre muore il 30 aprile del 1982. Alle 9 e 20 del mattino, con una Fiat 131 guidata da Rosario Di Salvo, stava raggiungendo la sede del partito. La macchina svolta in una strada stretta, quando una moto di grossa cilindrata obbliga Di Salvo a uno stop, immediatamente seguito da raffiche di proiettili. Da un’altra auto altri killer arrivano a completare il duplice omicidio. Pio La Torre muore all’istante, mentre Di Salvo ha il tempo di estrarre una pistola e sparare alcuni colpi. Al funerale prendono parte centomila persone tra cui Enrico Berlinguer.

Poco dopo, l’omicidio viene rivendicato dai Gruppi proletari organizzati. Ma i pentiti Tommaso Buscetta e Gaspare Mutolo indicano il delitto come omicidio di mafia. La Torre sarebbe stato ucciso perché aveva proposto il disegno di legge per la confisca dei patrimoni mafiosi e perché aveva accusato più volte pubblicamente l’ex sindaco Vito Ciancimino di essere sodale di Cosa Nostra. Nel 1995 vengono condannati all’ergastolo i mandanti dell’omicidio: i boss mafiosi Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci.

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