Il 10 aprile c’è stata a Napoli una manifestazione contro la ztl cittadina, avversata dai commercianti del centro. Durante la manifestazione ci sono stati momenti di tensione davanti al municipio. Il sindaco Luigi de Magistris ha poi commentato «Da cittadino e da napoletano, provo una grande amarezza perché abbiamo assistito ad una sospensione del pieno diritto a manifestare che deve essere garantito ad ogni cittadino, a causa dell’infiltrazione di delinquenza comune e camorra all’interno della manifestazione». I commercianti, da parte loro, si sono detti pronti allo sciopero fiscale nel caso in cui la ztl non venisse modificata. Per Pietro Russo, presidente della Confcommercio di Napoli, «la crisi pur non essendo figlia delle Ztl, è stata aggravata da un piano mobilità che l’ha ulteriormente soffocata».
Ma cosa sono e come funzionano le zone a traffico limitato? Secondo il sito dell’Azienda veneziana per la mobilità, con ztl si intende:
un’area all’interno del centro urbano nella quale – fatta eccezione per particolari categorie di utenti e veicoli muniti di apposita autorizzazione (sia essa temporanea o permanente) – non è possibile accedere e circolare (se non a piedi, in bicicletta, con un ciclomotore, un motociclo o a bordo di auto car sharing e veicoli elettrici previa autorizzazione).
Il modello delle Ztl si è diffuso, nell’ultimo decennio, in molte città europee. In Italia, in particolar modo, le zone a traffico limitato sono diventate il cardine della strategia volta alla riduzione dell’inquinamento urbano. Se in Germania ci sono 71 ztl e nei Paesi Bassi 14, in Italia ce ne sono, secondo i dati di lowemissionzones.eu, ben 114.
Fonte: lowemissionzones.eu
La prima ztl è stata introdotta in Italia il 9 marzo 2002 in occasione della riapertura del Traforo del Monte Bianco. Dopo l’incendio del 1999, le regole di utilizzo del tunnel cambiarono per ragioni la sicurezza, in particolare è stata interdetta la circolazione ai mezzi che trasportano materiali pericolosi e ai veicoli inquinanti (dal peso superiore alle 3,5 tonnellate e euro 0).
(Flickr – A. Salvetti)
L’esperienza del Monte Bianco può essere considerata in un certo senso un esempio ante-litteram. Infatti l’obiettivo primario è la decongestione del traffico e la riduzione dell’inquinamento urbano. La prima cittadina italiana a introdurre la zlt «propriamente detto» è stata Ginestra Fiorentina nel gennaio 2006. Tre mesi dopo, 12 città toscane fecero lo stesso. L’anno successivo l’esempio fu seguito dal Piemonte. Il modello toscano si è sempre più diffuso in Italia fino ad arrivare nel 2013 con 114 città dotate di ztl.
Il tema dell’adozione delle ztl è strettamente legato a quello dell’inquinamento dell’aria. Le mappe mostrano l’evoluzione del livello di polveri sottili in Italia dal 2006 al 2011.
(fonte European Enviroment Agency)
I principali modelli a cui si sono ispirate le città italiane sono stati implementati in Svezia sin dal 1996, in particolare quelle delle città di Stoccolma, Göteborg e Malmo, e la «Congestion Charging scheme» londinese che consiste in una tassa, divenuta attiva nel febbraio 2003, che devono pagare tutti i veicoli che entrano in una determinata area della città. L’area inizialmente coperta era di 22 chilometri quadrati, ma già da febbraio 2007 le dimensioni sono state raddoppiate.
Stoccolma (Flickr – Gedsman)
Londra
Le sole ztl non bastano a ridurre l’inquinamento, che ovviamente è condizionato anche da altri fattori come le industrie energetiche, l’uso energetico per combustione diretta, l’agricoltura e i processi industriali. Il grafico mostra l’emissione di gas serra diviso per fonti di emissione fino al 2010 in dati reali e le previsioni per i prossimi anni.