Archiviare per sempre il Porcellum è possibile. Ne è convinto il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, che da stamattina ha iniziato a raccogliere le firme per dire addio all’attuale legge elettorale. Il sistema esiste, è a portata di mano in tempi brevi. Ma per restituire agli italiani il diritto di scegliere i propri parlamentari è necessario l’impegno di almeno 210 deputati. Nessuna riforma epocale, ma una correzione di rotta dettata dal buon senso. Un semplice accorgimento che permetterà di riportare in vigore la precedente legge elettorale, il Mattarellum.
Forse i collegi uninominali non sono la soluzione perfetta. «Ma si tratta sicuramente di una legge migliore di quella attuale» spiega Giachetti. In questi giorni il vicepresidente ha depositato a Montecitorio una specifica proposta di legge (lo stesso hanno fatto oggi alcuni senatori Pd). Un solo articolo per abrogare il Porcellum e “riportare in vita” la normativa precedente. Nessuna novità. La scorsa legislatura ci aveva già provato Arturo Parisi, senza alcun esito. In seguito il progetto era stato tradotto in un quesito referendario che, pur bocciato dalla Corte Costituzionale, nel giro di pochi mesi aveva raccolto oltre un milione di firme. Adesso Giachetti ci riprova.
Non si tratta di una battaglia di principio. Il parlamentare Pd ha trovato il modo di vincolare il Parlamento a questa norma. Con il sostegno di 210 deputati è possibile chiedere una convocazione straordinaria della Camera, per approvare una mozione che impegni «ad esaminare e approvare in tempi rapidissimi una riforma della vigente legge elettorale». E tornare al Mattarellum. Nessun colpo di mano. Resta «il rispetto delle prerogative che attribuiscono alla Conferenza dei capigruppo l’organizzazione dei nostri lavori» spiega Giachetti. Ma se il documento sarà approvato in Aula, in tempi brevi dovrà essere convocata una sessione straordinaria della commissione competente per procedere alla modifica della legge elettorale.
Incontrando la stampa a Montecitorio – al suo fianco l’ex deputato Pd Arturo Parisi – Giachetti racconta i dettagli dell’iniziativa. Un progetto che non vuole assolutamente sostituire il processo di riforme avviato dall’esecutivo. La Convenzione e la commissione di esperti nominata dal governo avranno tutto il tempo di studiare una nuova legge elettorale. «Questa deve essere considerata solo una “riduzione del danno”» spiega il deputato. Un paracadute per evitare che in caso di elezioni anticipate gli italiani siano costretti a tornare al voto con il Porcellum. Un modo come un altro per dire addio per sempre alle liste bloccate.
Certo, il governo ha già pensato a un’uscita di sicurezza. Il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello presenterà a breve una minima riforma del Porcellum, per cancellare almeno lo spropositato premio di maggioranza. Giachetti è convinto che non servirà a nulla. «È esattamente su quelle correzioni che ci si è arenati nella scorsa legislatura. Ricordate?». All’epoca il deputato Pd aveva condotto un lungo sciopero della fame per denunciare la mancata riforma. «Ci avevano assicurato che avrebbero modificato la legge elettorale, e alla fine siamo tornati a votare con il Porcellum. Stavolta non vogliamo assistere alla stessa scena».
Arturo Parisi condivide l’iniziativa. «Non sono mai stato un appassionato del Mattarellum» racconta. Eppure quello individuato da Giachetti sembra l’unico sistema per essere certi di archiviare il Porcellum. «Il vantaggio di questa iniziativa è evidente – conferma l’ex ministro della Difesa – Consente di cambiare subito».
Stamattina Giachetti ha riempito le caselle di posta di tutti i parlamentari con i moduli da firmare. «In poche ore ho già raccolto ventiquattro adesioni» rivela. La battaglia deve interessare tutti, ne va della credibilità del Parlamento. Anche per questo il democrat lancia un appello. «Mi auguro che firmino tutti. Dai colleghi a Cinque Stelle a quelli di Sel. Ma anche Pd e Pdl». Difficile che tra i berlusconiani ci sia troppo entusiasmo. Numeri alla mano – soprattutto quando si voterà in Senato – a salvare l’iniziativa potrebbe essere un’inedita alleanza tra Pd e M5S.