Consob chiede più poteri, ma non usa quelli che ha

La relazione annuale dell’authority

Più poteri per rimuovere i membri del consiglio di amministrazione delle società quotate, per intervenire «prima che si possano determinare danni irreparabili». È quanto ha chiesto il presidente di Consob, Giuseppe Vegas, nel corso del discorso di presentazione della relazione annuale in Piazza Affari, di fronte al premier Enrico Letta, al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, a banchieri ed ex ministri come Paola Severino. Attualmente, ha precisato Vegas, la Consob ha poteri di denuncia soltanto sugli organi di controllo, come il collegio sindacale e il consiglio di sorveglianza.

Un discorso dai toni meno politici rispetto a dodici mesi fa, quando l’ex viceministro del Tesoro aveva puntato il dito contro «i rischi di dittatura dello spread». Quest’anno, invece, Vegas ha sostenuto che il differenziale di rendimento dei Btp rispetto ai Bund tedeschi riflette semplicemente le condizioni dell’economia italiana, sottolineando: «Il nostro nemico non è più fuori di noi e dentro gli inafferrabili mercati, ma nelle imprese che chiudono e nel lavoro che manca». Tuttavia, ha osservato citando Tucidide, «è inutile accusare il passato più di quanto giovi al presente». Da qui l’appello alla politica a «rimettere l’economia produttiva in grado di ripartire». Soltanto così «la finanza potrà tornare a essere un positivo motore di sviluppo», ovvero un luogo di incontro tra domanda e offerta di capitali a servizio delle imprese.

Affinché esista un mercato dei capitali è però necessario – lo ha ricordato a margine dell’incontro anche il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli (cambiando idea rispetto a un anno fa, quando sosteneva che erano le imprese a non chiedere credito) – che il risparmio venga messo a servizio della crescita delle Pmi. Peccato che, ha notato Vegas, «negli ultimi cinque anni la raccolta netta complessiva di gestioni collettive e di portafoglio è stata negativa per 190 miliardi di euro, valore pari a circa il 25 per cento dello stock in gestione a fine 2008». Una debolezza riconducibile «alla scarsa indipendenza nelle scelte strategiche conseguente agli assetti proprietari delle Sgr», con una significativa presenza delle banche nel loro capitale. Stesso discorso per i fondi pensione, settore «che continua a risvestire un ruolo marginale». Problemi peraltro sottolineati dal regolatore anche nella relazione per l’anno 2011. 

È proprio sulla tutela del risparmio, protetta dall’art. 47 della Costituzione e cruciale poiché «senza risparmio, e dunque senza accumulazione, non è possibile realizzare gli investimenti necessari per lo sviluppo economico e per offrire un futuro alle giovani generazioni», che aleggia lo spettro della fusione senza Opa tra Unipol e Fondiaria Sai e soprattutto il bubbone Monte dei Paschi. Eppure, per Vegas, non è questione di regole più severe, facilmente vanificate dalla «fuga dei capitali e la delocalizzazione degli operatori finanziari verso ordinamenti più “accomodanti”», ma di azioni «di tipo preventivo, anche attraverso iniziative di indirizzo e moral suasion», finora però mai messe in pratica. Tanto che, nel corso del 2012, sono state comminate soltanto due sanzioni pecuniarie alle banche per il valore di 80mila euro. 

Fonte: relazione Consob per l’anno 2012, pag 282 

La richiesta, da parte dell’authority, di un intervento legislativo per introdurre la proposta di «product intervention, formulata nell’ambito dei lavori di revisione della Mifid», che mira a «vietare o limitare la distribuzione di specifici prodotti finanziari, ritenuti nocivi per gli investitori», si scontra però con la prassi. Lo insegna la mancata introduzione, nei prospetti informativi, delle indicazioni sulla probabilità di default degli strumenti finanziari. Un orientamento che, spiegano dalla Consob, è stato bocciato dall’Esma (l’organismo che riunisce i regolatori dei 27 Paesi, ndr) in quanto gli scenari probabilistici possono essere fuorvianti, fotografando una situazione che non ha alcuna valenza predittiva sul futuro. È tutta colpa dell’Europa. 

Più che chiedere nuovi poteri, basterebbe usare quelli che già ci sono. È il caso del whistleblowing, istituto introdotto in sede di revisione della Direttiva sugli abusi di mercato e inserito nella legge anticorruzione, entrata in vigore lo scorso novembre. Secondo quanto riferito da Vegas in un’intervista al Messaggero, su Mps Consob iniziò a insospettirsi dopo aver ricevuto un esposto anonimo nell’agosto 2011. Lo scandalo seguito alle dimissioni di Giuseppe Mussari dal vertice dell’Abi è scoppiato a fine gennaio 2013. Insomma, non è detto che «individuare in modo più efficace e tempestivo le condotte illecite, permettendo alla Consob di venirne a conoscenza il prima possibile», porti poi gli sceriffi di Vegas ad agire con altrettanta tempestività. 

Sebbene la relazione non l’accenni esplicitamente, la risposta di Vegas e i suoi alle critiche di aver fatto finta di non vedere le malversazioni senesi si ritrova nel riferimento all’ispezione condotta dal Fondo monetario internazionale sul sistema finanziario italiano da gennaio a marzo scorso: «Il rapporto evidenzia come la Consob abbia sviluppato, anche mediante il rafforzamento di forme di collaborazione con la Banca d’Italia, una conoscenza degli intermediari e dei prodotti che risulta più approfondita di quella rilevata in molte giurisdizioni avanzate». «È la seconda volta nell’arco di pochi anni», dice Vegas, «nell’arco di pochi anni che il Fondo promuove il nostro sistema dei controlli sui mercati». Per la cronaca, l’ultima volta gli ispettori erano sbarcati a Roma nel 2004. Dice niente Parmalat?

Twitter: @antoniovanuzzo
 

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