A meno di due mesi dall’insediamento in Lombardia, l’assalto della Lega Nord di Roberto Maroni alle roccaforti del vecchio sistema dell’ex governatore Formigoni entra nel vivo. Nelle prossime settimane, il nuovo inquilino di Palazzo Lombardia dovrà mettere mano al capitolo aziende partecipate lombarde. È un discorso spinoso perché concretizza lo scardinamento del potere ciellino ormai sedimentato da più di vent’anni al Pirellone. E che cade in una fase di debolezza per il Carroccio, ridimensionato dopo le ultime elezioni amministrative.
Non solo. C’è un motivo se in questi giorni di «solitudine» di Giuliano Pisapia (copyright assessore Franco D’Alfonso ndr), il segretario della Lega Nord preferisce astenersi dall’attaccare il sindaco di Milano. Diversi nodi, dalla presidenza di Fiera Milano fino a Sea, tenendo poi sempre a mente l’affiatamento bipartisan su Expo 2015, passano infatti attraverso le intese tra Maroni e Pisapia. E il sindaco di Milano è alle prese pure lui con il valzer nelle partecipate comunali.
Ma la Lega fa sul serio. Il 17 maggio sono terminate le proposte di candidatura e Bobo vuole far pesare la presidenza leghista sul tessuto economico politico lombardo. A cominciare dall’Arpa, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, già finita nella passata legislatura in una delle numerose indagini della magistratura sull’amministrazione regionale di centrodestra.
A questo si aggiunga che l’ambiente, le cui deleghe non a caso sono in capo al governatore, è sempre stato un punto dolente in quanto «a legalità» della giunta di Formigoni, tra bonifiche contestate e polveri sottili. Per questo motivo Maroni che vuole dare una sterzata alla «gestione» dell’ente pubblico di controllo, avrebbe pensato di sostituire l’attuale presidente Elisabetta Parravicini con Salvatore Stivala, l’ex storico avvocato di Formigoni, che ne 2012 abbandonò il Celeste dopo le indagini sulla Fondazione Maugeri. Non è detto che però alla fine possa spuntarla un leghista: tra i papapili anche Massimo Zanello, ex assessore lombardo.
Non solo. La Lega Nord vorrebbe contare ancora di più in Lombardia Informatica, la holding di regione Lombardia da 230 milioni di euro di ricavi annui, già presieduta dal leghista Lorenzo Demartini. Ma a contare davvero ne Lispa è il consigliere delegato Giovanni Catanzaro, formigoniano di ferro, membro dello storico clan di Paternò di Ignazio La Russa, autore del celebre spostamento del call center di regione Lombardia in Sicilia, nella cittadina che diede i natali anche a Salvatore Ligresti. La Lega da anni combatte contro «i paternesi» e vorrebbe riportare il call center in Lombardia: la soluzione si potrebbe trovare sostituendo proprio Catanzaro.
Fuori da giochi di potere della Lega è invece il settore Infrastrutture, su cui pesa la nomina del ministro Maurizio Lupi, area Cl e Compagnia delle Opere, che si farà sentire nel lungo periodo. Altro capitolo riguarda invece la Fondazione Fiera. Su questo capitolo vuole mettere voce anche Silvio Berlusocni che avrebbe proposto il fedele Paolo Romani. Ma i nomi che ballano sono sempre quelli di Alberto Meomartini, ex Assolombarda, e Bruno Ermolli, ora Mediobanca, anche se negli ultimi giorni la Lega avrebbe proposto Giuseppe Bonomi, in uscita dall’azienda che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa.
Prima della fine di giugno, infatti, sulla quella poltrona molto «aeroportuale» dovrebbe arrivare Pietro Modiano, ex Unicredit e marito della democrat Barbara Pollastrini. In via Bellerio non si dà per certo lo scambio di casacche, ma è comunque un’ipotesi in ballo su cui i tecnici stanno lavorando. Anche perché il nome per la presidenza di Fiera dovrà essere gestito sia dal comune milanese sia dalla regione, dopo le modifiche allo statuto ratificate poche settimane fa.
Altro battaglia è quella per Finlombarda, la cassaforte della regione, fusa nel 2012 con la Cestec, con un patrimonio di 211 milioni di euro e quasi 4 miliardi di fondi gestiti. Qui il presidente è Antonello Turturiello, mentre il direttore generale è Giorgio Papa. Il secondo è, si dice, in quota Lega. Mentre il primo, presente pure nel cda di Arexpo, viene considerato vicino alla vecchia gestione Formigoni. Il Carroccio ha sempre considerato strategica questa holding, tanto che già nel 2012 ci furono grossi dissapori tra leghisti e Formigoni. Non è detto quindi che possa esserci un cambio in corsa.
Il problema in via Bellerio è quello di trovare dei tecnici all’altezza del ruolo. Questione non facile, anche se c’è chi vorrebbe puntare su Bruno Caparini, padre di Davide, capo della comunicazione, già nel board di A2a. A complicare ancora di più la partita delle nomine è lo scontro sotterraneo all’interno del Popolo della Libertà, ormai diviso in tre tronconi, tra i fedelissimi del neo assessore alla Sanità Mario Mantovani, le vecchie leve di Formigoni e i laici che fanno capo al presidente della provincia Guido Podestà.
Non è un caso che per la presidenza di un ente come l’Ersaf, la società che si occupa di agricoltura e foreste, circoli il nome di Giancarlo Abelli, il “faraone” di Pavia, uomo di mediazione tra il Celeste e Silvio Berlusconi. Ma acque agitate si segnalano anche in Eupolis, l’istituto per la ricerca regionale, e soprattutto in Ferrovie Nord, dove siede il leghista Carlo Malugani. Ma soprattutto la partita è in aperta in Trenord, dove il ciellino Luigi Legnani ha da poco sostituito l’indagato Giuseppe Biesuz. Anche qui Maroni vuole dare una «sterzata».