“Letta tagli le tasse alle imprese o non investiamo“

L’impatto delle scelte del governo su quelle dei gestori

Un governo transitorio. Un percorso difficile di riforme. Mercati finanziari euforici per via dei rendimenti ai minimi storici dei titoli di Stato, frutto delle recenti mosse delle banche centrali. E la prospettiva ormai sempre più remota di un break up dell’area euro. Sono questi gli elementi che in questo momento i gestori stanno tenendo sotto controllo nella composizione del loro portafoglio. Linkiesta ha chiesto ad Alberto Albertini, amministratore delegato di Banca Albertini Syz, Andrea Rotti, direttore delle gestioni patrimoniali di Ersel, e Massimiliano Trabattoni, portfolio manager di Kairos, come valutano le prospettive di medio termine dell’esecutivo Letta, e qual è l’impatto sulle loro scelte d’investimento. Tutti sono concordi su due priorità: riforma della legge elettorale e riduzione delle tasse su lavoratori e imprese sono i punti imprescindibili per tornare a scommettere sull’Italia. In caso contrario, meglio continuare a puntare su Wall Street. 

Alberto Albertini, amministratore delegato di Banca Albertini Syz

Come giudica le prospettive di medio termine del governo Letta?
Credo che questo Governo sia ritenuto da chi lo sostiene un Governo transitorio, un passaggio necessario ma certamente non un punto d’arrivo. Se è così, può essere che non arrivi nemmeno al medio termine. Ma contando sul fatto che in Italia sono proprio le situazioni considerate all’inizio transitorie quelle che alla fine durano di più, do qualche probabilità a che il Governo Letta riesca a navigare nella difficile situazione attuale, soprattutto se riesce a costruirsi una credibilità ponendo le condizioni per una seria riforma della legge elettorale.

Quali sono le sue scelte di portafoglio alla luce della liquidità a buon mercato da parte della Bce, che ha abbattuto i rendimenti dei titoli di Stato?
I rendimenti prossimi allo zero spingono la liquidità verso il mercato azionario. Siamo quindi costretti, in un certo senso, ad avere una esposizione pur a fronte di notizie non favorevoli riguardo all’economia reale. Certo, possiamo darci una spiegazione ricordando che il mercato tende ad anticipare miglioramenti futuri dell’economia, ma dobbiamo essere consci che, almeno per ora, è un mercato che sale per mancanza di alternative e che, salendo, attira nuovi compratori, autoalimentandosi.

Quanto durerà l’euforia dei mercati finanziari?
Una politica di tassi bassi non è di per se sufficiente a far ripartire l’economia, lo abbiamo visto nel Giappone degli ultimi vent’anni. L’euforia può rapidamente raffreddarsi nel momento in cui fossero ulteriormente spostate in avanti le previsioni di una ripresa. 

Andrea Rotti, direttore gestioni patrimoniali presso Ersel Sim

Come giudica le prospettive di medio termine del governo Letta?
Gli equilibri politici di un governo nato da una situazione di stallo sono evidentemente delicati e comportano una costante negoziazione interna, cosa che in parte può fiaccare l’azione di governo. Per contro, un’esperienza di “grande coalizione” può avere la duplice valenza da un lato di stemperare le infruttuose tensioni politiche che hanno paralizzato il Paese da troppo tempo e dall’altro di dare corso a quelle parti necessarie del programma economico che sono potenzialmente condivise tra schieramenti quali ad esempio gli sgravi fiscali sul costo del lavoro e in particolare sull’occupazione giovanile. In termini di durata minima prospettica si può fare rimando alle parole del primo ministro che ha esplicitamente indicato in diciotto mesi il primo cruciale appuntamento di verifica sulla capacità d’azione del nuovo governo.

Quali sono le sue scelte di portafoglio alla luce della liquidità a buon mercato da parte della Bce, che ha abbattuto i rendimenti dei titoli di Stato?
Non solo le scelte della Bce ma ancor più quelle delle altre principali banche centrali dei paesi sviluppati, Giappone, Stati Uniti e Inghilterra, hanno sostanzialmente vanificato la convenienza a investire in titoli obbligazionari governativi, anche sulle scadenze più lunghe che non tengono il passo con l’evoluzione prospettica, e peraltro blanda, dell’inflazione. Ciò spinge a valutare con maggior convinzione l’investimento azionario, anche a fronte di una moderata dinamica positiva di crescita degli utili che consente di mantenere un quadro valutativo non esasperato. 

Gli Stati Uniti, in particolare, possono rappresentare l’area economica di elezione per gli investimenti, in virtù, da un lato, di una miglior funzione di reazione della banca centrale nel sostegno alla crescita e, dall’altro, di una dinamica di generazione utili più intellegibile. Questa è figlia anche di una flessibilità del contesto economico che favorisce la crescita e la rotazione dei settori industriali in risposta alle variazioni del contesto di riferimento: tecnologia, nuova manifattura e rivoluzione energetica del “shale gas” possono essere solidi pilastri cui ancorare la ripresa. Mercati meno performanti, negli anni recenti, quali Giappone e Italia possono invece rappresentare un’opportunità, soggetta tuttavia a conferma in funzione della concreta realizzazione dei piani di riforma prospettati.

Quanto durerà l’euforia dei mercati finanziari?
Non è ovviamente mai facile prevedere l’andamento di breve dei mercati finanziari, tanto più in contesti di potenziale euforia. Sembra tuttavia di poter affermare che l’azione di stimolo delle banche centrali potrà pienamente manifestarsi fino a quando le dinamiche inflazionistiche sono sotto controllo. Il persistere di tale sostegno, unitamente a livelli valutativi non eccessivamente elevati, dovrebbe favorire il processo di normalizzazione delle asset allocation, posizionate in parte ancora per fronteggiare il possibile verificarsi di un evento estremo nell’area euro. Questo scenario di graduale ritorno alla normalità deve però confrontarsi con livelli di tassi di interesse estremamente contenuti, che limitano l’appeal delle obbligazioni nelle fasi di aumento della volatilità sulle attività di rischio, rendendo complicate le scelte di allocazione.  

Massimo Trabattoni, portfolio manager presso Kairos

Come giudica le prospettive di medio termine del governo Letta?
Il governo di grande coalizione è un’opportunità, c’è da augurarsi che riesca a fare qualche riforma. Il rischio di tornare presto alle urne e la pressione di Grillo metterà questo governo nelle condizioni di affrontare i problemi. Ci aspettiamo risolva alcuni problemi come l’eccessivo peso del comparto pubblico nell’economia e soprattutto la burocrazia. Se Grillo mantiene un po’ di supporto nelle varie elezioni comunali, il governo potrebbe accelerare. Non ci aspettiamo una nuova legge elettorale, ma un percorso che porti a una riforma fiscale completa, necessaria per ridare agli imprenditori la voglia di “costruire”. Bisognerebbe poi introdurre degli strumenti che rendano sconveniente evadere il fisco, ma quest’ultima riforma non è di facile né immediata realizzazione. Il taglio delle province e il dimezzamento del numero dei parlamentari sono misure che non impattano sui fondamentali di bilancio ma sono utili a dare un segnale di cambiamento. 

Quali sono le sue scelte di portafoglio alla luce della liquidità a buon mercato da parte della Bce, che ha abbattuto i rendimenti dei titoli di Stato?
In questo momento privilegiamo investimenti con capacità di generare cassa e distribuirla. Uno dei temi è andare sulla parte del listino regolamentata e non legata al ciclo economico, dove c’è un potenziale upside. Al contrario, vediamo ancora difficoltà sui titoli legati alla domanda interna. Attualmente alcuni titoli viaggiano su multipli generosi e altri molto meno, come ad esempio le banche, gli assicurativi e, come detto, la parte ciclica. Con i rendimenti dei titoli di Stato crollati, le società che operano nel business regolamentato possono fornire buoni rendimenti. 

Quanto durerà l’euforia dei mercati finanziari?
La bolla è nei bond, e i mercati dei capitali sono legati ai tassi d’interesse. Potrebbe anche incrementarsi ulteriormente qualora, dopo la Federal reserve e la Bank of Japan, anche la Banca centrale europea si accodasse nell’inondare il mercato di liquidità. Il vero problema, tuttavia, è spostarla dal mercato finanziario all’economia reale, per avere una ripresa duratura. L’attuale tasso di disoccupazione è insostenibile, e qui torniamo alla prima domanda: il governo Letta agisca subito per invertire la rotta.  

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