Nella Baviera dorata scoppia lo scandalo parentopoli

Coinvolta la Csu, partito gemello della Cdu della Merkel

Il Parlamento bavarese è scosso nelle ultime settimane da un problema tutto italiano. Fino ad ora sono sette i cristiano-sociali bavaresi del esecutivo di Horst Seehofer ad aver confessato di stipendiare parenti stretti con denaro pubblico. La parola in tedesco ancora non esiste, ma la Germania assiste a una “parentopoli” in piena regola che fa tremare la Csu quando mancano cinque mesi alle elezioni locali, una settimana prima delle federali.

Giovedì, tre nuovi esponenti del Governo regionale hanno dovuto ammettere che hanno impiegato nei loro uffici parenti stretti negli ultimi anni a spese dei contribuenti. Si tratta della ministra di giustizia Beate Merk, del ministro di Agricoltura Helmut Brunner e del segretario di Stato per la Cultura Bernd Sibler. Tutti membri della Csu, partito gemello bavarese della Cdu di Angela Merkel.

Merk in particolare, ha deciso di lavarsi la coscienza pubblicamente informando il canale di radiotelevisione Bayrische Rundfunk, che nel periodo che va dal 2010 al 2013 ha commissionato alla sorella «testi scientifici» per internet che le sono stati pagati regolarmente sotto fattura. La ministra, che siede nel parlamento dal 2003, ha giustificato il suo comportamento citando la normativa vigente in Baviera che proibisce impiegare nei propri uffici i parenti di primo grado e mariti, ma non quelli di secondo grado (fratelli).

Dal 2000, in questo parlamento locale, è stata approvata una norma che proibisce stipendiare coniugi o figli, ma permette di impiegare come dipendenti pubblici i fratelli. La norma stabiliva che i rapporti di lavoro famigliari stipulati anteriormente della data di entrata in vigore delle nuove regole, non sarebbero stati interessati dal divieto.

Brunner dal canto suo, non ha scuse di nessun tipo. In un comunicato ha confermato la denuncia del quotidiano bavarese di centrosinistra Süddeutsche Zeitung e ha ammesso che tra il 2000 e il 2009 ha impiegato in ufficio la moglie con uno stipendio di 919 euro netti al mese. A sua discolpa, spiega che dopo essere stato nominato ministro ha reciso il contratto (non quello di matrimonio) con la consorte, tornando ad essere in regola.

Se non fosse un comportamento al limite della corruzione, quello del segretario di Cultura Sibler farebbe sorridere. Prima dell’inasprimento delle regole, l’esponente cristiano-sociale ha impiegato in ufficio la madre, con un contratto di “minijob” a un massimo di 400 euro al mese per normali compiti di segreteria. Licenziata la madre, Sibler ha offerto un contratto alla moglie per «leggere la posta, redigere lettere, lavoro di ricerca e scrittura di discorsi», insomma, non proprio una semplice segretaria. Le condizioni rimanevano precarie e al limite del “working poor”, 520 euro al mese, a orario ridotto. Come sopra, anche Sibler ha rotto il contratto con la nomina dell’ultimo Governo. «Allora come ora rimpiango di avere assunto mia madre e mia moglie e mi scuso per la mia mancanza di sensibilità su questo punto» ha detto. Prima di giovedì erano emersi almeno altri tre casi di deputati della Csu con parenti a carico dei cittadini: il ministro bavarese della Cultura Ludwig Spaenle, così come i segretari di stato Franz Pschierer e Gerhard Eck, rispettivamente alle Finanze e Interni. In tutti e tre i casi le beneficiarie dei contratti pagati dai bavaresi erano le mogli.

Lo scandalo della parentopoli bavarese ha già mietuto vittime illustri tra i cristiano-sociali. Georg Schmid, capo della frazione nel Landtag (il parlamento regionale) ha rassegnato le dimissioni dalla politica e non si presenterà alle prossime elezioni di settembre. Sua moglie percepiva uno stipendio di 5.500 euro mensili per un impiego svolto alle sue dipendenze. Il primo maggio si è dimesso anche Georg Winter, capo della commissione bilancio del Parlamento, che stipendiava i figli di 13 e 14 anni.

Horst Seehofer, governatore bavarese e leader della Csu, rimane fermo come uno scoglio nella tempesta, «è una circostanza che ci danneggia», ammette alla Süddeutsche Zeitung, «non possiamo sfuggire, dobbiamo affrontarla in modo consequente e trasparente». E intanto la Bayrische Rundfunk, per par condicio, pubblica una lista con tutti i deputati bavaresi che hanno stipendiato i parenti, trenta in totale: 23 sono della Csu.

Il partito ha iniziato la campagna elettorale con il piede sbagliato. Da una settimana inoltre, lo scandalo di evasione fiscale di Uli Hoeness, presidente dell’FC Bayern, un club molto vicino al partito conservatore, polarizza l’opinione pubblica. Un rappresentante della Csu nel Bundestag ammette, parlando con Linkiesta, che la vicenda è per il partito un grave danno di immagine aggiunto, ma si dice sicuro che si risolverà presto. Magari con una vittoria in Champions League. Le emozioni del calcio curano anche i mali peggiori. E la Baviera è sempre più vicina.
 

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