In un Paese dove gli ultimi sondaggi danno la fiducia nei partiti al 13% (Lorien Consulting 30 aprile ndr), parlare di elezioni appare quasi una bestemmia. Eppure il 26 e 27 maggio 721 comuni in Italia andranno alle urne per il rinnovo del mandato e nel Nord che produce, dove un tempo Lega Nord e Popolo della Libertà facevano la parte del leone, si tende a evitare di parlarne. Il rischio astensione è alto, come l’ipotesi che l’onda di Beppe Grillo prenda il sopravvento, dopo “l’inciucio” del governo Letta, con la nascita di tante piccole e grandi nuove “Parma”, il primo comune conquistato dal Movimento Cinque Stelle e il conseguente scompaginarsi di assetti economici e finanziari, tra aziende pubbliche, come A2a a Brescia, o fondazioni bancarie come la Cassamarca di Treviso.
«Non abbiamo ancora commissionato i sondaggi, aspettiamo, data la situazione….», confida un dirigente del Carroccio che conquistata la Lombardia con Roberto Maroni confida di conquistare insieme con il Pdl città come Brescia o Sondrio e magari tentare il colpaccio a Lodi, dove l’ex sindaco Lorenzo Guerini del Pd, renziano di ferro, ha lasciato per candidarsi al parlamento europeo. Tra Veneto, Piemonte e Lombardia, infatti, lo scontro non è solo tra i partiti – con l’incognita del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo ridimensionato dopo il voto in Friuli – ma pure tra le varie correnti che li caratterizzano, con un particolare attivismo delle liste civiche fedelissimi del primo cittadino di Verona Flavio Tosi, ennesimo test per la nuova Lega 2.0 in versione «Csu bavarese» di Maroni.
In Piemonte sono 50 i comuni al voto, i più importanti sono Ivrea e Orbassano. Nel primo comune, patria della Olivetti, il M5s schiera un ragazzo di 26 anni, Pierre Balsotta, contro il sindaco uscente Carlo Della Pepa di centrosinistra, sostenuto pure da Rifondazione Comunista. Tommaso Gilardini è invece il candidato di centrodestra collegato alle liste Fratelli d’Italia, Coscienza civica eporediese, Lega Nord e Popolo della Libertà. Diversa e più determinante la situazione in Lombardia dove il voto nel comune di Brescia potrebbe scompaginare appunto assetti economici e politici.
La Leonessa è una città che «conta», di «peso» (Berlusconi ci ha voluto aprire la campagna elettorale ndr), in particolare in A2a la multiutility gestista insieme con il comune di Milano. Qui Giuliano Pisapia conta sempre di meno dopo le dimissioni di Sonia Cantoni dalla presidenza di Amsa e gli ultimi screzi sulla successione. Per questo motivo, la riconferma di Adriano Paroli, attuale inquilino di piazza della Loggia, potrebbe influire sul peso del centrodestra in una regione già amministrata da un ex ministro dell’Interno in quota Lega Nord. Paroli ha nella sua squadra pure l’ex bomber Alessandro “Spillo” Altobelli (Lista Civica) e punta a sconfiggere come nel 2008 Emilio Del Bono, candidato di Pd e Sel, uomo legato al mondo delle cooperative bianche, stimato pure tra pidiellini e leghisti.
A Brescia il Movimento Cinque Stelle schiera invece Laura Gamba, avvocato per i diritti civili che confida nel traino dei cinquestellati in regione Lombardia, dove Grillo ha nove consiglieri regionali. A Sondrio, dove alle ultime regionali la Lega Nord è risultata il primo partito in città e provincia, il centrosinistra punta sul primo cittadino uscente Alcide Molteni. Mentre per Lega e Pdl le speranze sono riposte in Lorenzo Grillo Della Berta, i grillini confidano in Matteo Barbieri, 38 anni, imprenditore e “maratoneta”.
A Lodi i democratici puntano su Simone Uggetti, «nel solco di Guerini», come recita una della liste collegate: nel centrodestra lo definiscono «un bolscevico» che dorme con la foto di Stalin sotto il cuscino. Giuliana Cominetti, già vicesindaco nel precedente mandato, è invece il candidato sindaco di Pdl e Lega Nord. Nel lodigiano a correrere c’è Domenico Conia per Beppe Grillo. E la speranza di M5s è di farne appunto una nuova Parma, dopo la vittoria di Federico Pizzarotti lo scorso anno alle amministrative.
Mappa dei comuni al voto a fine maggio per le Amministrative
Il problema in Lombardia, come in altre regioni, per i partiti è appunto questo: che le Parma dei grillini possano moltiplicarsi, a scapito di un Pd, di una Lega Nord e di un Pdl che temono quell’onda lunga in parte ridimensionata dalla vittoria in Friuli Venezia Giulia di Deborah Serracchiani, ma comunque ancora viva in un elettorato «da scheda bianca». Fattore che potrebbe scompaginare gli assetti proprio nelle aziende comunali, in quelle, per esempio, che gestiscono i tanti (troppi) aeroporti che vanno da est a ovest, nelle utility a trazione pubblica, tra servizi idrici e gli interessi sull’Expo 2015, o persino nelle fondazioni bancarie. In particolare in Veneto dove M5s alle ultime elezioni è risultato tra i tre partiti più votati dopo piddini e pidiellini.
In una regione amministrata dal leghista Luca Zaia di certo non è stata una buona notizia per via Bellerio, sede del Carroccio. Da queste parti è la Lega a temere di più l’effetto Grillo, soprattutto in città come Treviso e Vicenza. Nella prima a correre è ancora l’ottuagenario sceriffo Giancarlo Gentilini, mentre nella seconda c’è Manuela Dal Lago, ex triumvira del Carroccio, dopo lo scontro tra bossiani e maroniani.
Alessandro Gnocchi è il candidato per il Movimento Cinque Stelle di Grillo. È un chimico che vuole scompaginare una volta per tutte il monocolore leghista, che a Treviso ha sformato un’intera classe dirigente, tra lo stesso Zaia o l’ex sindaco Giampaolo Gobbo. Liliana Zaltron corre invece a Vicenza per i grillini. Nel Veneto un’altra variante che potrebbe pesare è quella dell’Indipendentismo, ancora in voga. Mauro Morobin è il candidato di Indipendenza Veneta.
Ma il voto in Veneto sarà determinante soprattutto per le alleanze tra Lega e Pdl. Non ancora terminata la polemica alle ultime politiche, con il Carroccio in picchiata dopo l’abbraccio con Berlusconi, una sconfitta in comuni come quello di Villafranca, dove i tosiani corrono in solitaria, potrebbe riaccendere nuove rivalità interne al Carroccio. Sempre che Grillo non la spunti un po’ dappertutto, con l’ennesima sconfitta generale del sistema dei partiti, nonostante le ultime polemiche che stanno accompagnando il Movimento Cinque Stelle sulla diaria e affini.