Pd, Veltroni e D’Alema si uniscono contro Epifani

Dopo la nomina dell’ex segretario generale Cgil

All’uscita dalla Nuova Fiera di Roma, dove si è svolta l’assemblea nazionale che ha portato all’elezione di Guglielmo Epifani a segretario del Pd, un franceschiano di ferro sintetizza così lo stato di salute dei democratici: «Da oggi inizia la guerra». Come dire, la situazione non è affatto risolta. Anzi. «Epifani non è la soluzione: è semplicemente una medicina che avrà comunque degli effetti collaterali», mormora un renziano. Ma è «una medicina che cercherà di prendere il sopravvento». Come? L’ex sindacalista della Cgil, secondo quanto affermato in assemblea dal Presidente del Consiglio Enrico Letta, sarà «il segretario senza aggettivi». Non sarà «un segretario ad interim», come intendono i renziani e i giovani turchi, ma con il discorso di sabato ha posto le basi per candidarsi al congresso del prossimo ottobre. Del resto, come dicono a taccuini chiusi fonti accreditate, «ad uno come lui, con la sua storia, con il suo curriculum, mica si può chiedere di restare a tempo». Guai. Infatti, dalle colonne de la Repubblica è lo stesso Epifani a dirlo: «Nessuno mi ha posto limiti». Chiaro. 

E non è un caso che due big del Pd, come Massimo D’Alema e Walter Veltroni, due che hanno fatto la storia della sinistra in Italia e del partito democratico, abbiano preferito non proferire parola. Nessuna dichiarazione a favore della scelta “Epifani”, né tanto meno nessuna critica. Silenzio. Alcuni affermano che il duo D’Alema-Veltroni sia ormai fuori dai giochi di partito, e deleghi a “compagni” di corrente le scelte del partito. Altri, invece, forse maliziosi, ritengono che “Walter e Massimo” sarebbero rimasti soddisfatti se il “nome” del traghettatore fosse stato un altro. Ad esempio, Anna Finocchiaro, una donna che ha seguito passo passo tutta il cammino della sinistra italiana. Del resto Guglielmo Epifani resta «un uomo di Bersani», ed è stato scelto dal segretario dimissionario per entrare in Parlamento. E in questa fase la decisione che fosse lui, Epifani, il segretario “traghettatore” è stata presa a tavolino dallo stesso Bersani, da Letta e da Franceschini. Senza coinvolgere D’Alema e Veltroni, i quali erano già stati tagliati fuori per la formazione del governo.

Ecco perché Massimo D’Alema e Walter Veltroni, da sempre avversari all’interno del medesimo partito, starebbero cercando di fare asse per arginare il trio Bersani-Franceschini-Letta che vorrebbe mettere in minoranza proprio i due ex segretari dei Ds. Ma i due, Veltroni e D’Alema, conoscono questi giochini di partito. Sopratutto, il secondo è un maestro della tattica all’interno dei palazzi del potere politico.

E allora, a meno di stravolgimenti di scenario, per il congresso che verrà il candidato di entrambi dovrebbe chiamarsi Gianni Cuperlo. L’ultimo segretario della Fgci sarebbe il nome “forte” da contrapporre all’eventuale candidatura di Guglielmo Epifani. Di certo, dicono, «Gianni rappresenta una novità: è un intellettuale, non ha mai ricoperto incarichi di governo, ha sempre militato a sinistra, e sarebbe accettato anche dal nostro popolo». E Cuperlo ha già detto che parteciperà al match per la segreteria «per dare a questo Paese una sinistra rinnovata». E, sopratutto, per dare al popolo democratico «un Pd-Open». E non è un caso che queste stesse parole, «Pd-open», le abbia scandite anche Matteo Renzi. Perché il disegno di Veltroni e D’Alema, come riferiscono a Linkiesta, prevede Cuperlo alla segreteria e Renzi a Palazzo Chigi. Ma ciò sarà possibile soltanto se la carica di segretario verrà separata da quella di leader di centrosinistra.

Del resto Renzi non vuol fare il segretario, e l’ha già detto in tutte le salse. Mentre Cuperlo non ha alcuna ambizione a rappresentare tutto il centrosinistra, ma semplicemente resta un uomo politico che ha fatto tutta la gavetta all’interno della sinistra, e che ad ottobre si giocherà le sue chances all’interno del Pd. Il rapporto tra il sindaco di Firenze e l’allievo di Massimo D’Alema sembrerebbe ottimo. I due si conoscono dal 2008, quando Cuperlo è stato candidato per le politiche nel collegio Toscana. Da lì “Gianni” ha tessuto una rete di contatti nel territorio toscano, flirtando anche con chi, come Renzi, è sempre stato un avversario del lìder maximo “baffino”.

E allora l’idea dell’asse Cuperlo-Renzi resta quella  di portare alla prossima assemblea, che sarà convocata nel giro di un mese, una modifica allo Statuto che scinderà la carica di segretario da quella di leader del centrosinistra. Una modifica che sarebbe accolta positivamente dai veltroniani. Gentiloni, fedelissimo dell’ex sindaco di Roma, lo ha già sottolineato in un’intervista a La Stampa: «Separiamo le cariche di segretario e candidato premier». E troverebbe il “sì” di renziani, dalemiani e giovani turchi. Ma sulla quale bersaniani, franceschiniani e lettiani non si opporranno. Anzi. In questo modo si prefigurerebbe un ottobre “infuocato” in casa Pd. Con uno scontro per la segretaria tra un ex Ds di rito comunista, Cuperlo, ed un ex socialista di rito cgillieno, Epifani. Mentre lo scontro per Palazzo Chigi sarebbe proprio tra due un ex centristi. Da un lato il sindaco di Firenze Matteo Renzi, mentre dall’altro proprio l’attuale Presidente del Consiglio Enrico Letta. Insomma la guerra deve ancora iniziare.

@GiuseppeFalci 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter