«I partiti sono andati in direzione opposta rispetto a quello che chiedevano i cittadini». Milano, Circolo Arci Bellezza, lì dove è stato girato “Rocco e i suoi fratelli”, film cult di Luchino Visconti, due esponenti del Pd, Stefano Boeri e Renato Soru, provano non solo «a fare una riflessione culturale» ma a ragionare su una piattaforma multimediale del Pd «perché vogliamo vincere le elezioni». E per farlo «ogni forza politica ha capito che la rete può alimentare un modo nuovo per costruire la politica».
Insomma “Politica, rete e comunicazione” – si chiama così il titolo della kermesse – sono i tre ingredienti dai quali dovrà ripartire il partito democratico. Oggi a Milano, come è già successo qualche giorno fa ad Oristano. E domani, se i vertici del Pd lo vorrano, anche a Roma. «Una roba nuova per un partito troppo spesso chiuso in caminetti o direzioni», sbotta un milanese con il Fatto Quotidiano sotto braccio.
C’è di tutto nella sala che ha accompagnato il mini convegno organizzato dal duo Boeri-Soru. Parte della vecchia nomenclatura milanese stufa delle posizioni del Pd. Ci sono i giovani armati di smartphone, pronti a twittare e ad incalzare i relatori. Perché al circolo ArciBellezza non parlano soltanto Boeri e Soru, si può prenotare anche il cittadino-comune «che ha voglia di dire la sua su queste tematiche». L’importante è che ogni intervento non superi i «tre minuti». E poi, chi lo vorrà, potrà continuare a dibattere con i promotori dell’iniziativa davanti ad un piatto di pasta. «Basta prenotarsi prima», dice un raggiante Boeri.
Alle 19 si parte. Apre i lavori il padrone di casa. Stefano Boeri, ex assessore comunale uscito in polemica dalla giunta Pisapia, in giacca casual e camicia scura di ordinanza, si alza ed inizia a sparare sugli errori del Pd: «In campagna elettorale si è dato per scontato che si vinceva, fidandosi di sondaggi che si sono rilevati bufale, e, sopratutto, si è trascurata la rete». Sì, la rete, proprio quello strumento che «chi lo ha usato riusciva persino a riempire le piazze». Il riferimento è all’ex comico Grillo che nel giro di pochi anni grazie alla rete è riuscito a scalare la politica e a diventare il secondo partito in Italia. Del resto, continua Boeri, «questo ci ha portato a perdere 3,5 milioni di voti in poco meno di cinque anni». Ma, secondo l’archistar, l’errore più grave è stato commesso nei lunghi 55 giorni che hanno portato alla rielezione di Giorgio Napolitano e alla nascita del governo Letta. Giorni infernali per i democratici, dove «si è deciso di impostare una politica diversa senza consultare quei cittadini che avevano votato alle primarie».
E qui arriva in soccorso la tecnologia: «ogni importante cambiamento nei media ha sempre influito sulla propria stagione». Ecco perché non bisogna «delegare ad altri la rete», ovvero al Movimento Cinque Stelle, ma attraverso la rete «dobbiamo lanciare una piattaforma democratica che possa raccogliere tutti i giovani che hanno competenze». Tutto ciò «per evitare che la prossima finale sia tra Berlusconi e Grillo». Così già nelle prossime settimane, proprio a Milano, si dovrebbe tenere una tre giorni, che Soru ha chiamato “start-up Pd”, nella quale si definiranno le basi della “piattaforma democratica”. Una piattaforma innovativa, dove si raccoglieranno «le idee migliori» sparse in tutto lo stivale. E dove la “rete” sia indice di «garanzia e trasparenza». Punto.
Ovviamente, fa sapere Soru, non c’è alcun disegno dietro il progetto: «Né ambisco a fare il segretario del Pd, né voglio in alcun modo esserlo». Ma è evidente che il congresso democrat sia dietro l’angolo. E il dibattito sia già concetrato su chi sia già candidato alla segreteria. Tra questi non è un mistero che Pippo Civati sia vicinissimo alla piattaforma di Boeri-Soru. Mentre la presenza di Sandro Gozi, Ivan Scalfarotto, e i collegamenti in streaming con Michele Emiliano e Laura Puppato, lasciano pensare che dietro si stia muovendo una rete. Tant’è che in sala più d’uno scherza sul “nomignolo” con il quale poter etichettare il gruppo di democratici che hanno ideato e pensato il pomeriggio a “tema” al circolo ArciBellezza: «Corrente 2.0, può andare?». Scalfarotto smentisce: «Sono qui perché sono amico di Renato e Stefano. Non credo vogliano fare una corrente». Mentre il prodiano Sandro Gozi, giunto alla fine dell’evento perché «sono stato a Raidue a registrare la puntata de L’Ultima Parola», prova a ironizzare con Linkiesta: «Potrebbe essere la corrente: “tutti tranne la ditta”». Effettivamente questa mancava.
Twitter: @GiuseppeFalci