Un tempo c’erano i libri di Pier Vittorio Tondelli che raccontavano (scandalizzando) la vita dei gay di provincia. Anime inquiete in cerca di sesso e di emozioni in fuga verso le metropoli. Oggi, trent’anni dopo la prima edizione di “Altri libertini”, mentre sul fronte dei diritti la battaglia sembra in salita, nelle piccole città d’Italia, come vivono gli omosessuali del nostro tempo? Si sentono integrati o perseguitati?
Hanno risposto ad una serie di domande tre persone residenti a Cisterna di Latina, trentacinquemila abitanti, a trenta minuti dalla Capitale. Uno, Marco, ha accettato di far uscire il suo nome esplicitamente, gli altri due invece hanno scelto i nomi fittizi di Leonardo e Gianluca. Tutti e tre hanno meno di 30 anni.
Sei gay dichiarato? Se si chi conosce il tuo orientamento sessuale? Quanti ne sono a conoscenza? Come hanno reagito amici, parenti e vicini di casa?
Leonardo: Sono un gay dichiarato, anche se non l’ho detto a tutti, ma solo a parenti e amici. All’università, ad esempio, non lo sa nessuno: non è questione di paura, ma di semplice privacy. Penso che debba sapere che sono gay solo chi mi è vicino nella vita di tutti giorni.
Gianluca: La maggior parte dei conoscenti lo sa. Ho avuto la fortuna di aver avuto amici che non danno importanza all’apparenza. I parenti invece sono quelli più tosti, per ora lo sanno solo i miei genitori e qualche zio; loro vengono da una formazione culturale che ammetteva il delitto d’onore ma non il bacio in pubblico. Mio padre, ad esempio, non l’ha accettata completamente. Non mi vieta nulla ma mi chiede di non portare il mio privato dentro casa. Questa per me è una grande perdita.
Marco: Sì sono dichiarato. Questo ovviamente non vuol dire che se mi presentassi con qualcuno dirò «Ciao sono Marco e sono gay» semplicemente se capitasse non ho paura a parlarne. Sono dichiarato a tutti quelli che mi conoscono, fatta eccezione per qualche parente lontano e bigotto. Tutti hanno reagito dicendomi «Beh ma un po’ si vedeva», «Un po’ lo avevo capito». Una vicina mi ha visto baciarmi con un ragazzo e lo è andata a raccontare a tutti, come fossi stato un lebbroso. Le hanno risposto: «Che cazzo te ne frega». La miglior reazione è stata quella di mio nonno, che per farmi capire che la cosa non fosse importante mi ha regalato dei soldi. Geniale.
Hai mai frequentato le associazioni LGBT? Secondo te a Cisterna sarebbe utile un’associazione di questa genere? Condividi le loro battaglie e il loro modo di combattere per i diritti (ad esempio i Gay Pride)?
Leonardo: Non ho mai frequentato associazioni gay e non credo che servirebbe a tanto in una realtà piccola come Cisterna. Anche se – questo l’ho scoperto quando ho cominciato a frequentare siti di incontro gay – ce ne sono moltissimi a Cisterna, anche insospettabili. Siamo in tanti ma non esistiamo. Per quanto riguarda le associazioni LGBT nazionali condivido alcuni punti di vista, in altri sono davvero esagerati: ad esempio non sono molto d’accordo con il Gay Pride, perché penso che sia una manifestazione davvero troppo esplicita. Se si è gay e si vuole essere accettati per questo, bisogna farlo nella vita di tutti i giorni; e non in una singola giornata in cui per lo più si sfila in giro semi-nudi o con mascherati come se fosse carnevale.
Gianluca: Penso che essere gay sia un modo di esprimersi ma trasformare questo in una lotta significa cambiare qualcosa di pacifico in qualcosa di aggressivo e potrebbe essere controproducente. Inoltre non mi interessa mettermi una bandiera in testa o una fascia in faccia con scritto io sono così: come sono la gente lo vede gia tutti i giorni, non esistono etichette per le persone.
Marco: Associazioni gay non ne ho mai frequentate però sì, ne servirebbe qualcuna. Non dico a Cisterna perchè è piccolina, ma almeno a livello provinciale sarebbe alquanto utile. Serve un luogo dove poter esporre i propri problemi e settimanalmente ci sono degli incontri e parlarne un po’. Poi, potresti anche incontrare qualcuno di simpatico! Le associazioni però servono anche a combattere gli stereotipi e ad organizzare eventi per i diritti. Vorrei fossero aperti con tranquillità anche alle persone eterosessuali, la ghettizzazione non è molto utile in questi casi. Io vado ormai ogni anno al Gay Pride, che è sì un ritrovo e un divertimento comune, ma anche un modo per chiedere quello che ci spetta. Però ammetto che invece di quella specie di carnevale che si organizza, se ci presentassimo con slogan validi e in modo elegante e controllato, forse cambierebbe qualcosa. Si potrebbe provare a farci prendere più seriamente già dalla manifestazione stessa. La gente che va in giro seminuda, e ne ho vista, non porterà a grandi traguardi.
Hai mai subito o assistito ad episodi di omofobia a Cisterna? Se sì dove e in quali circostanze? Secondo la tua esperienza personale la società italiana è ancora ostile verso l’omosessualità?
Leonardo: Per mia fortuna no, però la società italiana – per certi versi – è ancora ostile nei nostri confronti; anche se, ultimamente, si stanno aprendo spiragli di luce. Ma la situazione non cambierà, finché ci sarà la Chiesa ad impedire una totale accettazione delle persone omosessuali. E non cambierà neanche se non si smetterà di pensare in modo “fallocentrico”, solo quando arriverà la parità tra uomo e donna anche l’accettazione degli omosessuali e la lotta contro l’omofobia diventerebbe quasi automatico.
Gianluca: A mia memoria non ho mai visto atti di questo genere… al massimo ho assistito alle classiche frasi di rito: il «a frocio» bullesco detto così senza particolare vezzeggiamento, il «se non fai questo sei proprio un frocio», insomma solo a frasi “di rito” date dalla vecchia concezione di etero forte, gay debole.
Marco: Fortunatamente non ho mai assistito a grandi episodi di omofobia a Cisterna, non che ne ricordi almeno. Però fino alle medie avevo dei bulletti che mi infastidivano ogni giorno, probabilmente la mia sessualità era evidente anche ai tempi. Minacce di botte ogni giorno, spintoni e derise. Fino alle mail piene zeppe di cattiverie e minacce di morte. Tempi bui quelli delle medie, ma poi alle superiori si è risolta. Un bulletto delle medie l’anno scorso mi chiese umilmente scusa per quello che mi aveva fatto.
La società italiana sì, è ostile tutt’ora all’omosessualità. Lo mascherano ogni giorno, ma ogni giorno se ne sentono di tutti i colori, soprattutto dai politici che dovrebbero essere un esempio di cultura.
Hai mai avuto paura? Ricevi minacce? Sei mai stato escluso in quanto gay? Ci sono contesti in cui temi di essere emarginato e deriso per questo?
Leonardo: Fino a qualche tempo fa, nessuno sapeva della mia omosessualità. E, per mia fortuna, non è molto visibile, passo per una persona comune e insospettabile. Quindi non ho mai ricevuto minacce, ne sono stato escluso o deriso (a parte le classiche battute che fanno amici e parenti, ma davvero di poco conto). Però ho paura comunque e non lo dico a tutti: non solo per proteggermi, ma per proteggere la mia famiglia; non voglio che, per colpa mia, accada qualcosa a loro.
Gianluca: Se il popolo italiano ancora non abbandona gli ideali di combattere ciò che non è cristiano come ci si può sentire al sicuro? È una società molto ipocrita basata sull’apparire e ciò deprime soprattutto pensando a quegli ideali puri e semplici della vera cristianità in cui a prevalere non era la credenza verso un’entità ma verso il bene che e l’amore che lega una persona ad un’altra.
Marco: Per molti anni sono stato l’emarginato di turno. Alle superiori mi avevano preso di mira con delle letterine anonime che mi deridevano, ma poi davanti a tutta la classe (e a un professore) mi sono messo ad urlare del fatto che sì, mi piacciono i maschi. Sì, non me ne vergogno. E che se ci fosse stata anche solo una persona che aveva problemi con questo si facesse avanti, con la sua faccia e non con stupide lettere anonime (che ho letto all’intera classe). Inutile dire che non si fece avanti nessuno e che da quel giorno ho socializzato con tutta la classe, tra qualche sorriso falso e qualche falsa amicizia. Non ho paura di essere emarginato per questo anzi, se mi emargineranno per questo ben venga. Mi sento dalla parte giusta e se loro sono bigotti e per questo mi deridono, ho imparato a ignorarli.
Sei favorevole al matrimonio gay e alle adozioni per le coppie omosessuali? Secondo te la società italiana è pronta ad accettare questo tipo di innovazioni?
Leonardo: Sono favorevole al matrimonio civile omosessuale, non a quello cattolico però. Il matrimonio in Chiesa implica il “dover far figli”, impossibile per una coppia gay. Il matrimonio ci darebbe diversi diritti (e doveri) e si potrebbe evitare tante ingiustizie. D’accordo anche sulle adozioni alle coppie omosessuali, che non hanno nulla da invidiare da quelle eterosessuali.
Gianluca: Sono favorevole al matrimonio civile e sono d’accordo anche sulle adozioni: quando mai si è avuto la sicurezza che persone appartenenti ad una coppia etero possano crescere i bambini meglio dei gay?
Marco: Ovviamente sono favorevole al matrimonio gay e alle adozioni. Ma non tanto perché sono gay, ma quanto per il fatto che tutti gli esseri umani dovrebbero avere gli stessi diritti. Se il mio fidanzato sta male o addirittura muore, finché siamo stati fidanzati a me non spetterà nulla, neanche di vederlo in ospedale. Per le adozioni, sono della teoria “Meglio due padri/madri che nessuno”. La famiglia è composta di amore e unione, non da due identità di genere distinte. Ma la società italiana non è pronta ad accettare queste innovazioni. Il fatto che siamo i “padri” del fascismo e che tutt’ora molti lo seguano come ideale perfetto di certo non aiuta questa evoluzione. Poi, con il Vaticano in suolo italiane la vedo ancora più dura. La società italiana non è pronta ad accettare queste innovazioni, ma deve esserlo.
Cosa ne pensi delle posizioni della Chiesa Cattolica in questa materia?
Leonardo: La Chiesa Cattolica è molto indietro su questo punto. Penso che la lotta che fanno contro l’omosessualità sia solo un pretesto per non perdere l’importanza che ha avuto in tutti questi anni, sul territorio italiano. È solo un’inutile presa di posizione che non porta da nessuna parte (cosa cambierebbe se accettassero gli omosessuali? Mica va contro gli insegnamenti di Gesù?), che inoltre distoglie l’attenzione dai veri problemi della Chiesa.
Gianluca: La Chiesa è ancora troppo indietro come integrazione, si basa più sulle cose del passato che sulle persone per quello che sono e su come vivono la loro vita.
Marco: Sono totalmente contrario alla Chiesa Cattolica e a tutti i suoi esponenti. Seguono un testo scritto in tempi antichissimi e dovrebbero capire che cose che quattromila anni fa erano normali oggi non lo sono più. Sono degli ipocriti, per l’omosessualità va bene seguire la Bibbia per il resto no. E poi, lo sai che una volta ho incontrato anche un prete in una chat?