L’ultima polemica sollevata dalla candidata leghista, Manuela Dal Lago, riguarda gli appalti alle imprese locali. La principale competitor del sindaco uscente, Achille Variati, sostenuta dal Pdl, ma con molti mal di pancia – visto che alle elezioni nazionali la Liga veneta è crollata, mentre lo schieramento berlusconiano è risalito di diversi punti – ha tentato la carta maldestra, dal sapore demagogico, degli appalti a chilometri zero da dare esclusivamente alle imprese cittadine. Per rimarcare indirettamente il vecchio e abusato refrain “Prima il Veneto”.
Un’idea medioevale, per il sindaco uscente, Achille Variati, del Pd, che si dirige, pare favorito, verso il secondo mandato. E boccia la proposta della ex parlamentare leghista che, per sfiancare il suo avversario, rilancia l’ipotesi di un territorio chiuso e circondato da un cordone sanitario, seppur solo ideale. E punta dritto sulla vexata quaestio della sicurezza dei cittadini. Manuela Dal Lago alza la voce sulla sicurezza, tema molto sentito dai vicentini, e il sindaco uscente del Pd moderato, democristiano e ora renziano, la insegue. Al punto che in una riunione a porte chiuse con gli artigiani, Variati ha detto una cosa molto leghista per intercettare i loro voti: “Se Maroni, da ministro dell’Interno, avesse dato più potere ai sindaci, come promesso, avremmo potuto risolvere il problema degli zingari e invece possiamo solo cercare di contenere il problema”.
Manuela Dal Lago, ex membro del triumvirato, che ha gestito la transizione verso la Lega 2.0 di Roberto Maroni, dopo le dimissioni del segretario federale Umberto Bossi, da lei mai amato, sta cercando di recuperare i punti di percentuale, che la distaccano dal candidato democrat, riattivando una rete di rapporti economici e sociali, costruiti quando fu una decisionista e popolare presidente della Provincia di Vicenza, dal 2002 al 2007. Anche se è penalizzata dall’avversione di buona parte del Pdl, dal mancato sostegno di un pezzo della Liga, quella della cordata tosiana a cui lei non appartiene, sebbene Tosi le abbia dato la sua benedizione dopo la discesa nell’arena comunale.
Supportata dal governatore Luca Zaia che, però, come è noto, non si getta mai nelle mischie elettorali altrui. Entrambi i principali competitors evitano i confronti, i comizi, e fanno una campagna elettorale porta a porta, nei mercati, nei quartieri, stringendo mani e facendo promesse. Cercando di far dimenticare ai propri elettori la propria provenienza politica per aggirare la rabbia e il disinteresse dei cittadini verso gli schieramenti di centrosinistra e di centrodestra, che non hanno portato, soprattutto in questo territorio, alcun aiuto alle imprese, che resistono alla crisi.
Anche perché i dati congiunturali sull’economia vicentina sono piuttosto sconfortanti, seppur alleviati dal traino dell’export. Secondo i questionari raccolti dalla Confindustria vicentina, nel primo trimestre del 2013, solo il 45% delle imprese considera la flessione della produzione abbastanza contenuta, circa l’1,9%. Unico dato positivo, se tale si può considerare, è l’aumento relativo dell’export: 0,6% verso l’Europa, 3,5% verso i mercati fuori dall’eurozona, ma ciò che angoscia di più le aziende vicentine è il portafoglio degli ordini: il 94% delle aziende ha richieste che non vanno oltre i tre mesi, mentre le previsioni degli imprenditori nel secondo semestre del 2013 sono funeste: si aspettano con cognizione di causa un ulteriore calo della produzione industriale e persino anche dell’export.
E’ in questo quadro di sfiducia e di paura che si inserisce la campagna elettorale per il comune di Vicenza. E fa un certo effetto leggere proprio sul quotidiano degli industriali, il Giornale di Vicenza, le cronache dell’aumento dei furti nei centri commerciali e delle incursioni dei residenti impoveriti, che si recano al mercato ortofrutticolo per portare a casa gli avanzi di frutta e verdura. “E succede proprio a Vicenza…”, dicono i cronisti locali, lasciando i puntini di sospensione per manifestare lo smarrimento di chi non avrebbe mai immaginato di vedere la propria città ormai dipinta da tinte fosche, dopo anni di baldoria e ubriachezza molesta in cui si ostentava un successo dietro l’altro senza soluzione di continuità.
E allora non stupisce che alla sesta edizione del Festival Città impresa appena concluso- prima della crisi per elogiare il Nordest, poi per dimostrare la tenacia del Nordest che resisteva, ora per provare a riflettere sul superamento di mito infranto-, i rappresentanti della categorie produttive non riescano a sottrarsi a un lamento corale. Manifestato proprio nel cuore industriale di Vicenza, nella cittadina satellite di Schio. Con punte di rabbia contro la politica, anche confindustriale, che ha ignorato ogni monito e impedito qualsiasi riforma.
E flagellandosi il petto, sono arrivati a contraddire ciò che hanno predicato per anni. Come ha fatto l’imprenditore Massimo Carraro, presidente della Morellato, da poco fuoriuscito dalla Confindustria, che ha dichiarato: “Chi ha sostenuto “Piccolo è bello”, ha diffuso “una solenne boiata”. E allora si capisce perché nella campagna elettorale per il comune di Vicenza, gli aspiranti alla poltrona del primo cittadino, facciano a gara per stare lontano dalla politica e offrano ai loro potenziali elettori una narrazione, slegata dai rispettivi partiti di appartenenza. E infatti la candidata leghista si presenta ai suoi elettori con una lista civica. Non con il consueto colore verde padano, ma con quelli biancorossi della città e della maglia della squadra di calcio di cui è un’accanita tifosa, il Vicenza. Anche se i suoi detrattori ci scherzano su e scommettono che il Lanerossi Vicenza ora finirà in serie C.
Manuela Dal Lago, sostenuta da Lega e Pdl, ha fatto ricorso ad altre liste civiche per sottolineare la sua estraneità alla casta leghista: “Lista Manuela libera dagli schemi”, “Movimento aria pulita”, e “No ai privilegi politici, Sì a Dal Molin”. E allora si capisce anche perché Achille Variati, che i cittadini hanno apprezzato per la sua gestione tempestiva durante l’alluvione nel 2010, con un esercito di volontari “angeli del fango” che cercarono di limitare i danni provocati da decenni di dissesto idrologico, dica agli artigiani che “Ormai si devono superare gli schieramenti tradizionali”. E si tenga alla larga dall’argomento sull’ampliamento della base militare americana Dal Molin, visto che nel 2008 lui strappò la vittoria a Lia Sartori, anche cavalcando la protesta popolare contro la base statunitense. Anche se la sua lista civica “Il sindaco per Vicenza C’è”, a voler essere maliziosi, rievoca l’inno berlusconiano “Silvio c’è”.
Perfidie a parte, lui sa che deve riconquistare gli artigiani, che hanno votato per Grillo. E oggi guardano con più benevolenza al sindaco uscente democrat che non si oppone più alla presenza della base Usa. Per loro è una determinante fonte di reddito, visto che i 6mila soldati americani rappresentano un indotto rilevante per il commercio cittadino. Sebbene un dirigente della Confartigianato vicentina, dica a Linkiesta: “Alle elezioni politiche gli artigiani hanno dato un voto di protesta a Grillo, ma ora lo hanno mollato perché hanno capito che il M5S è un bluff. Traditi dalla Lega, disillusi da Grillo, probabilmente una parte consistente non andrà a votare”. Se è così, lo si capirà dopo il passaggio di Beppe Grillo a Vicenza per il tour “Tutti a casa”. Anche se il flop del comizio di Grillo a Treviso, potrebbe ripetersi anche qui.
La candidata grillina, Liliana Zaltron, funzionaria in una piccola banca, entrata nel M5S solo nel giugno scorso, ha spiegato in modo laconico la sua adesione al movimento dei grilli: “Voglio confrontarmi con persone che la pensano come me e fare qualcosa per cambiare le cose”. Il suo programma? Il solito copia-e-incolla: ambiente e viabilità, partecipazione, costi della politica. E quando ha attaccato frontalmente l’Aim, Aziende industriali Municipali, accusando il suo amministratore delegato di percepire stipendi lunari e la società di avere debiti milionari, è stata smentita e poi querelata. E pare che Manuela Dal Lago le abbia offerto immediatamente soccorso legale per incoraggiarla a continuare nella sua battaglia, sperando in un suo sostegno al ballottaggio.
Anche a Vicenza, infatti, come a Treviso e Brescia, nessuno dei due principali candidati è in grado di avvicinarsi alla soglia del 50%. Da una parte Manuela Dal Lago non può contare sul sostegno di un centrodestra diviso e di un aiuto da parte dei due indipendentisti candidati – di cui uno, Davide Lovat, di Veneto Stato, fu espulso dalla Liga dopo aver cercato di rottamare la classe dirigente veneta, accusandola di aver svenduto i propri principi – ma cercherà di sfruttare le divisioni del centrosinistra. Variati invece punterà sulle divisioni del centrodestra, non potendo contare sull’appoggio della sinistra radicale, che ha schierato Sel, Rifondazione comunista e Alternativa comunista, tutti in corsa da soli.
Poi però, a una settimana dal voto è tornata la pioggia, il maltempo, il terrore di nuove inondazioni, i candidati hanno sospeso la campagna elettorale per vigilare il fiume Bacchiglione e la piena della furia dei cittadini, che potrebbe travolgere anche tutti i candidati.