Altro che austerity, la mega spesa pubblica di Merkel

Campagna elettorale in Germania

BERLINO – La sua ricetta dell’austerità è sempre più oggetto di critiche, il suo ministro della Difesa si potrebbe dimettere a breve e il suo programma elettorale, all’insegna della spesa, è al centro di una dura polemica in Germania. È iniziata così una settimana difficile per la cancelliera Angela Merkel che, stretta dalla pressione dei sondaggi in vista delle elezioni di settembre, si vede costretta a frenare sull’Europa e a dire un “no” rotondo a più competenze alla Commissione Europea.

Manca poco più di un mese alle vacanze estive del governo tedesco. Un’interruzione anticiperà l’inizio vero e proprio di una breve ma intensa campagna elettorale in vista dell’appuntamento con le urne a settembre. La strategia della cancelliera era parsa chiara nelle ultime settimane. Così come dice nel suo ultimo podcast settimanale, l’intenzione era quella di spostare il focus dalla crescita economica, praticamente nulla, alla «qualità di vita». «È veramente stato così: per molti anni ci siamo concentrati semplicemente sulla crescita economica», ammette nel messaggio, «ma ci rendiamo conto che la crescita da sola non migliora la qualità di vita delle persone». Parla poi di assistenza alle famiglie, solidarietà per gli anziani e cure per i malati.

Il tentativo di deviare l’attenzione sulle proposte relative alla «qualità di vita» non sembra però destinato a riscuotere grande successo. Innanzitutto perché, mentre il resto d’Europa condanna l’austerità imposta da Berlino ai paesi in crisi, in Germania il governo si trova nel mezzo di un fuoco incrociato proprio perché spende, o ha intenzione di spendere, troppo.

Ed è così che le promesse elettorali di Merkel sono offuscate dallo “scandalo dei droni”. Il ministro della difesa Thomas de Maiziére e stato costretto due settimane fa ad ammettere che la Germania si è vista obbligata a rinunciare all’acquisto di tre droni modello Euro Hawk dagli Stati Uniti per motivi di sicurezza e costi. Peccato che solo i test siano costati, secondo i media locali, 500 milioni di euro. Una cifra del genere non può rimanere senza conseguenze per quanto riguarda le casse pubbliche. Inchieste giornalistiche sul tema hanno portato alla luce una gestione opaca e numerose negligenze. L’opposizione chiede ora la testa del ministro, che era fino ad ora il politico più popolare dopo la Cancelliera, nonché un suo collaboratore fidato.

Si aggiunga a questo un crescente scetticismo riguardo alla possibilità che la cancelliera e il suo partito – l’Unione Cristiano Democratica, CDU – siano in grado di mantenere proposte elettorali che confliggono frontalmente con l’imperativo dell’austerità. Una bozza di programma elettorale presentata la scorsa settimana contiene «ogni tipo di buona azione possibile», scrive Der Spiegel. Maggiori finanziamenti per i figli, la possibilità di contabilizzare maggiori contributi pensionistici anche durante la pausa di maternità o paternità, più mesi a disposizione dei padri che decidono di occuparsi dei figli, investimenti nelle infrastrutture, digitalizzazione delle scuole e Wifi gratis in tutte le grandi città sono alcune delle magnanime proposte. Il tutto costerebbe, secondo calcoli della stampa tedesca, all’incirca 28 miliardi di Euro.

Il portavoce della cancelleria, Steffen Seibert, ha cercato di placare le polemica, incalzato dai giornalisti: «Non si può investire ulteriormente senza consolidare, e le due cose non si escludono», ha detto, «nell’attuale legislatura era stato possibile, tra le altre cose, investire 13 miliardi di più in ricerca, eppure abbiamo ridotto il deficit e siamo vicini al pareggio di bilancio». Ma dai ministeri sono più cauti. Philipp Rösler, ministro di Economia del partito liberale, nonché vicecancelliere, ha detto a Welt am Sonntag, «consiglierei di mantenersi ben saldi al senso dell’economia, (…) promesse di aumenti come quelle della CDU devono essere sostenibili». I socialdemocratici invece parlano già di «frode elettorale», in parole di Sigmar Gabriel, e considerano inverosimili le promesse di Merkel.

Infine la campagna elettorale prescrive a Merkel più cautela in Europa. La ragione è semplice: il nuovo partito euroscettico Alternativa per la Germania, minaccia di sottrarre punti preziosi ai liberali, soci minoritari dell’attuale governo di Merkel. Sondaggi indicano che sono in particolare gli elettori conservatori ad essere vittime del fascino delle proposte “alternative” per quanto riguarda l’Europa. A ciò si aggiunge che la Germania non ha preso bene la scorsa settimana le raccomandazioni della Commissione Europea, in particolare per quanto riguarda l’esortazione all’aumento dei salari per incentivare la domanda interna in modo che tutt’Europa possa trarne beneficio. In questo contesto non sorprende che la cancelliera abbia detto, in un’intervista con Der Spiegel di oggi, «non è il momento di dare nuove competenze a Bruxelles e di far eleggere il presidente della Commissione ai cittadini», frenando di fatto su quella che era stata fino ad ora la sua linea, quella di dichiarazioni come: «la crisi si risolve solo con più Europa».

È un cammino insidioso quello di frau Merkel fino alle elezioni di settembre, dietro alla sua enorme popolarità si nascondono altrettanto grandi aspettative. Casualmente, proprio in questa settimana difficile si ripete anche un cattivo presagio: nel 2002 la gestione delle inondazione permise all’ex cancelliere socialdemocratico Schröder di imporsi alle elezioni. In questi giorni il livello del Danubio a Passau, in Baviera, ha superato quello del 2002. In varie regioni i cittadini sono stati evaquati, ci sono feriti e dispersi. Sta a Merkel ora saper sfruttare la circostanza drammatica a suo vantaggio.

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