La protesta dello “Standing man” (“Uomo in piedi”) si sta diffondendo in tutta la Turchia. Tutto è iniziato lunedì sera. Erdem Gunduz, un giovane coreografo di Istanbul, si è fermato in una piazza Taksim presidiata della polizia. Dalle ore 20 è rimasto in piedi, in silenzio per sei ore a fissare il ritratto di Mustafa Kemal Ataturk, rappresentato su uno stendardo appeso in mezzo alla piazza. Poco a poco, molte persone si sono avvicinate e hanno seguito il suo esempio.
The Standing Man, Erdem Gunduz, è rimasto in piedi, immobile e in silenzio dalle 20.00 di lunedì alle 2.00 di martedì, ora in cui la polizia lo ha arrestato
La protesta silenziosa di lunedì notte è terminata alle 2 del mattino, quando la polizia ha arrestato e portato via tutti i presenti – poi subito rilasciati. Ma il fenomeno dell’Uomo in piedi non si è fermato, anzi in poche ore ha fatto il giro del mondo. Si è diffuso sul web e sui social media – su twitter sono stati creati diversi hashtag tra cui #durandam, #uomoinpiedi e #standingman – ma soprattutto nelle strade e nelle piazze di tutta la Turchia. Di fronte alla dura repressione, fra manganelli, lacrimogeni e pallottole di gomma, attuata dal presidente Recep Tayyip Erdogan, i manifestanti turchi hanno risposto con la disobbedienza civile dell’Uomo in piedi.
La disobbedienza civile è una strategia di lotta politica non violenta teorizzata per la prima volta da Henry David Thoreau, nel saggio “Disobbedienza Civile” del 1849. L’enciclopedia Treccani la definisce come:
“il rifiuto da parte di un gruppo di cittadini organizzati di obbedire a una legge giudicata iniqua, attuato attraverso pubbliche manifestazioni. La locuzione (civil disobedience) fu introdotta nel XIX secolo, negli USA, dallo scrittore e filosofo H.D. Thoreau, imprigionato per essersi rifiutato di pagare le tasse legate alla guerra contro il Messico.”
Fu l’opera di Thoraeu a ispirare Gandhi, che sosteneva: «noi cessiamo di collaborare con i nostri governanti quando le loro azioni ci sembrano ingiuste. Questa è la resistenza passiva».L’emancipazione nazionale indiana non sarebbe stata possibile senza le sue azioni di disobbedienza civile. Uno degli episodi storici più significativi della strategia della non-violenza fu la marcia del sale del 1930. La marcia rappresentava una manifestazione di protesta contro la tassa sul sale, imposta dal governo britannico a tutti i sudditi dell’India ma che andava a colpire pesantemente i più poveri. Gandhi e i suoi collaboratori partirono dalla loro fattoria in 78. Percorsero a piedi le duecento miglia che separano Ahmedabad da Dandi, nello stato del Gujarat, marciando per 24 giorni. Quando arrivarono alle saline erano diverse migliaia.
Gandhi si china a raccogliere il sale in segno di protesta. Secondo la legge britannica era reato asportare i depositi di sale naturale che si trovano sulle rive del mare
Ecco alcuni brani del discorso tenuto da Gandhi alla vigilia della marcia:
“è necessario che non si manifesti neppure una parvenza di violenza anche dopo che noi saremo stati arrestati. Noi abbiamo fermamente deciso di far ricorso a tutte le nostre risorse per portare avanti una lotta esclusivamente nonviolenta. Nessuno deve consentire che l’ira lo faccia deviare da questa via. Questa è la mia speranza e la mia preghiera. […]
Pongo soltanto una condizione, e cioè che il nostro impegno ad attenerci alla verità e alla nonviolenza come gli unici mezzi per il raggiungimento dello Swaraj (l’autogoverno nonviolento, ndr) venga rigorosamente rispettato. Per il resto, ognuno ha piena libertà”.
Negli Stati Uniti i diritti civili dei neri sono stati resi effettivi solo grazie alle campagne di disobbedienza civile di massa degli anni Cinquanta e Sessanta. Uno degli episodi simbolo di questa lotta si svolse a Montgomery nel 1955. In quegli anni gli autobus di Montgomery erano suddivisi in tre settori: il primo era riservato ai bianchi, il secondo – in fondo al veicolo– era riservato agli afroamericani, e i sedici posti che rimanevano nel mezzo potevano essere usati da entrambi ma se un afroamericano occupava uno di quei posti quando saliva un bianco, se non vi erano altri posti disponibili, il primo doveva obbligatoriamente cedere il posto al secondo. Il 1 dicembre 1955, Rosa Parks, una signora afroamericana, stava tornando a casa in autobus e andò a sedersi nel settore di mezzo. Poco dopo salirono sull’autobus alcuni passeggeri bianchi. Il conducente le ordinò di alzarsi, cedere il posto ai bianchi e andare nella parte riservata ai neri. Rosa si rifiutò. Il conducente fermò così l’automezzo e chiamò la polizia per risolvere la questione: Rosa Parks fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine.
Rosa Parks, “la donna che non si alzò”, con Martin Luther King
Quella stessa notte, cinquanta leader della comunità afro-americana, guidati dall’allora sconosciuto pastore protestante Martin Luther King, si riunirono per decidere le azioni da intraprendere per reagire all’accaduto. Il giorno successivo incominciò il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, protesta che durò per 381 giorni; dozzine di pullman rimasero fermi per mesi finché non fu rimossa la legge che legalizzava la segregazione.
In Italia, tra gli esponenti politici che hanno scelto di adottare campagne di disobbedienza civile, sono particolarmente noti gli attivisti del Partito Radicale, a partire dal leader Marco Pannella e da Emma Bonino. Fin dagli anni Settanta, gli esponenti del Partito Radicale hanno utilizzato questa forma di lotta per combattere le loro battaglie, tra cui ricordiamo l’introduzione del divorzio, il diritto all’aborto e la legalizzazione delle droghe leggere. Marco Pannella, a causa delle sue ripetute proteste civili e delle provocazioni da lui ritenute azioni nonviolente di disobbedienza civile, è incorso in diversi processi penali.
Tra i vari scioperi della fame tenuti in segna di protesta, il più lungo è quello che va dal 20 aprile al 19 luglio 2011 condotto da Pannella al fine di proporre un’amnistia contro le condizioni dei detenuti nelle carceri italiane.
Un altro storico episodio ha visto per protagonista il “Rivoltoso Solitario”. Il Rivoltoso Solitario è il soprannome dato all’anonimo ragazzino cinese che, durante la protesta di piazza Tienanmen del 5 giugno 1989, a Pechino, si mise davanti a dei carri armati per fermarli.
Nell’aprile del 1998, la rivista Time ha incluso il “Rivoltoso Sconosciuto” nella sua lista de “Le persone che più hanno influenzato il XX secolo”. La stessa rivista, in quell’articolo, specifica «gli eroi nella fotografia del carro armato sono due: il personaggio sconosciuto che rischiò la sua vita piazzandosi davanti al bestione cingolato e il pilota che si elevò all’opposizione morale rifiutandosi di falciare il suo compatriota».