Fondata da Henry Ford nel 1903 a Dearborn, la Ford Motor Company compie oggi centodieci anni. La storia dell’azienda statunitese e del suo fondatore è legata ad una concezione lavorativa basata sulla disciplina e sulla produttività, condizioni realizzabili mediante l’utilizzo della tecnologia della catena di montaggio e del nastro trasportatore all’interno delle fabbriche. In un suo libro autobiografico dal titolo “la mia vita e la mia opera”, Henry Ford ha raccontato le tappe del suo successo come imprenditore.
Fabbrica di Highland Park a Detroit, circa 1915
Ecco uno stralcio “Catena di montaggio e disciplina sociale”, scritto dallo stesso Ford
Un’automobile Ford comprende circa cinquecento pezzi, contando i maschi, le viti e ogni cosa. Alcuni di tali pezzi sono abbastanza grossi; altri non più che particelle di una macchinetta da orologio. Quando noi montammo le nostre prime macchine, la vettura soleva essere messa al suolo in un punto qualsiasi e gli operai vi portavano man mano i pezzi occorrenti, al modo dei manovali quando si costruisce una casa. Allorché incominciammo a fabbricare da noi i singoli pezzi, fu naturale che si creasse per ogni pezzo uno speciale riparto nelle officine; ma però un operaio eseguiva tutte le operazioni necessarie ad un piccolo pezzo. Il rapido incalzare della produzione rese indispensabile l’organizzare altrimenti il lavoro, per evitare che gli operai si dessero impaccio l’uno con l’altro. Il lavoratore mal diretto spende più tempo nel muoversi di qua e di là per prendere materiali e strumenti che non ne impieghi per il lavoro effettivo; ed egli infatti è pagato poco, poiché il podismo non è tra gli esercizi che si pagano molto.
Il primo passo innanzi nell’opera di montaggio avvenne quando s’incominciò a portare il lavoro agli operai e non gli operai al lavoro. Ora in tutta la nostra lavorazione noi ci atteniamo a due massime: che un operaio, se possibile, non abbia mai da fare più di un passo, e che egli non abbia bisogno di distrarsi dal ritmo del suo lavoro col piegarsi a dritta e a sinistra.
I principi del montaggio sono questi:
1. Collocate strumenti ed uomini secondo l’ordine successivo delle operazioni, in modo che ogni parte componente abbia a percorrere il minimo spazio durante il processo di finimento.
2. Usate carrelli su binari, o altre simili forme di trasporto, in modo che quando un operaio ha finito la sua operazione, egli getta il pezzo sempre allo stesso posto, il più che sia possibile a portata della sua mano. Quindi, se si può ottenerlo, è il peso stesso del pezzo quello che deve far scorrere il carrello sul binario e portarlo al prossimo operaio.
3. Regolate il sistema di trasporto meccanico anche nel radunare i pezzi sul luogo di montaggio, in modo che essi giungano e partano col giusto intervallo. Il preciso risultato dell’applicazione di queste massime è la riduzione della necessità di pensiero da parte degli operai e la eliminazione d’ogni loro movimento superfluo. L’operaio deve far possibilmente una cosa sola con un solo movimento. […]Ci mettemmo parecchio tempo a trovare il nostro orientamento nella questione dei salari […]. E in quel tempo, anche, i salari non erano ancora scientificamente commisurati ai diversi lavori. L’uomo che aveva da eseguire l’operazione A poteva ricevere un salario e l’addetto all’operazione B un salario superiore, mentre di fatto A richiedeva più di B abilità e forza. Molte sperequazioni s’insinuano nella fissazione dei salari, qualora ambo le parti, datori di lavoro e impiegati, non sappiano che le quote delle mercedi sono stabilite su alcunché di più determinato del semplice apprezzamento. Perciò, intorno al 1913, noi incominciammo a fare studi sulla tempistica di tutte le migliaia d’operazioni delle nostre officine. Misurando i tempi, è possibile giungere teoricamente a determinare quale dovrebbe essere il rendiconto di un uomo. Quindi, pur facendo larghe concessioni, è possibile fissare anche un soddisfacente rendimento medio per la giornata, e prendendo in considerazione l’abilità, si può ottenere un numero che esprima con onesta precisione la somma di abilità e di fatica che appartiene a ogni singolo lavoro, cioè quanto deve aspettarsi dal lavoratore singolo in cambio della sua paga.
In occasione del 150esimo anniversario della nascita di Henry Ford, avvenuto lo scorso luglio, il presidente esecutivo Bill Ford ha pensato al ritorno di un modello originario denominato “1903 Modello A”, considerato il più antico veicolo Ford, acquistando l’artefatto ad un’asta. Cento anni fa costruire automobili richiedeva un processo lavorativo molto lento, appesantito dallo spostamento di operai da un luogo all’altro. Realizzare un veicolo attraverso un “punto di riunione” portava via dodici ore ad ogni operaio. Il modello T era talmente richiesto che Henry Ford dovette trovare un modo per accelerare la produzione. Nacque così la catena di montaggio mobile, un novità rivoluzionaria.
Nel 1964 la Ford Motor Company ha prodotto le sue prime auto sportive: la Shelby Mustang GT350 e la Boss 302 Mustang. Due automobili che in poco tempo dominarono i circuiti automobilistici e le strade cittadine. La società statunitense realizzò poi una versione speciale della Mustang, in occasione del suo 50esimo anniversario. Negli anni Novanta il marchio Ford si espanse in tutto il mondo aprendo filiali in Europa, Sud America, Asia e Africa. Tale crescita portò anche all’acquisizione di marchi prestigiosi come Land Rover, Jaguar, Aston Martin, Volvo. Tuttavia il nuovo millennio fece registrare gravi perdite al marchio di Henry Ford, costretto a vendere tutti i marchi acquistati in precedenza e a tagliare migliaia di posti di lavoro. Il 2009 è l’anno del rilancio in cui si registra un utile netto di 2,7 milioni di dollari.
Twitter: @FabrizioMarino_