Il centrosinistra pensa a un ribaltone a cinque stelle

Uno scenario incredibile, ma nel Palazzo si fanno i conti

Un ribaltone pentastellato. Nel Palazzo la storia gira ormai da qualche giorno. Uno scenario difficile da immaginare, eppure insistentemente al centro di discussioni e ipotesi. Nel Partito democratico i conti sono stati fatti più volte. Con l’aiuto di una piccola pattuglia di senatori grillini, il centrosinistra avrebbe la maggioranza sia alla Camera che a Palazzo Madama. Riuscendo a realizzare il sogno di Pier Luigi Bersani: un governo autonomo e alternativo al centrodestra, con i voti di Pd, Sel, Scelta Civica e il sostegno di una parte del Movimento Cinque Stelle.

Il pallottoliere democrat si è fermato a 19. Ecco il numero magico. Siamo ancora alla teoria. Eppure è sufficiente una ventina scarsa di senatori M5S per permettere la nascita della nuova maggioranza. Alla Camera non servono innesti: grazie allo spropositato premio di “governabilità” del Porcellum, Pd e Sel controllano già Montecitorio. A Palazzo Madama i conti sono presto fatti. Per raggiungere l’autonomia servono 160 senatori. Pd e Sel sono a quota 115. Con i tre socialisti, il grillino epurato Marino Mastrangeli e il senatore a vita Emilio Colombo si arriva a 120. Sommando i 21 montiani si raggiungono i 141. Per diventare maggioranza basta il supporto di diciannove M5S.

Suggestioni, certo. Scenari al limite della fantapolitica. Eppure le cronache di questi giorni rendono l’ipotesi più realistica. A partire dalle agitazioni dei parlamentari grillini. A sentire i bene informati, la scissione di una parte del gruppo a cinque stelle sarebbe vicina. Potrebbe arrivare già nei prossimi giorni. Magari lunedì, quando probabilmente sarà messa ai voti l’espulsione della senatrice Adele Gambaro, rea di aver pubblicamente criticato la strategia di Beppe Grillo. Proprio la linea dura contro la parlamentare può spingere i colleghi più indecisi a fare un passo indietro. A Palazzo Madama la squadra M5S è formata da 53 senatori. Per dar vita alla nuova maggioranza basta che ad allontanarsi sia un terzo del gruppo. 

Ci sono poi le difficoltà dell’attuale maggioranza. Il braccio di ferro sull’abolizione dell’Imu e il blocco dell’Iva hanno reso i rapporti incandescenti. Tra critiche e sospetti, Pd e Pdl devono fare i conti con le esigenze di bilancio. Nessuno vuole disattendere le promesse fatte in campagna elettorale. Ma è chiaro che il continuo scambio di accuse potrebbe finire per logorare le larghe intese. 

Nel Popolo della libertà si respirano altre tensioni. Nel partito si è aperto un confronto sulla sconfitta elettorale alle ultime amministrative. Intanto si attendono con ansia novità sulle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. Per non parlare della profonda trasformazione a cui sembra andare incontro il Pdl. Una rivoluzione organizzativa a cui sta lavorando il Cavaliere – sempre più intenzionato a snellire il partito e dare vita una nuova Forza Italia – che non convince tutti i dirigenti. Per ora la squadra di Letta sembra al riparo da scossoni. Berlusconi ha più volte assicurato la propria lealtà all’esecutivo. Ma fino a quando le tensioni interne al Pdl non inizieranno a gravare sulla tenuta del governo?

E poi c’è il Colle. La nascita di una nuova, ipotetica, maggioranza di centrosinistra passa proprio dal Quirinale. Senza una nuova legge elettorale, il presidente Giorgio Napolitano non scioglierà le Camere. Nel caso di una crisi di governo – questa almeno è l’impressione – non ci sarà nessun voto anticipato. L’obiettivo sarebbe quello di dar vita una nuova maggioranza, magari in grado di sostenere un altro governo guidato da Enrico Letta. Ecco rispuntare l’asse tra centrosinistra e transfughi grillini. Solo fantapolitica, per adesso.