La carità pelosa con cui il Brasile si prende l’Africa

Cancella 900 milioni $ di debito

Il Brasile ha annunciato l’intenzione di cancellare 900 milioni di dollari (700 milioni di euro) di debito verso dodici Paesi africani. «L’idea di avere un rapporto speciale con l’Africa è strategica per la politica estera brasiliana». Così Thomas Traumann, portavoce del Presidente brasiliano Dilma Rousseff, ha giustificato questa manovra economica. L’Africa rimane il continente più indebitato del mondo. I grandi beneficiari dell’iniziativa brasiliana sono soprattutto tre Paesi: Repubblica del Congo (352 milioni di dollari), Tanzania (237 milioni) e Zambia (113,4 milioni). La cancellazione o la ”ristrutturazione” del debito (come riduzione dei tassi di interesse o proroghe dei tempi di pagamento) riguarderanno anche Costa d’Avorio, Gabon, Guinea, Guinea Bissau, Mauritania, Repubblica Democratica del Congo, Saõ Tomé e Principe, Senegal e Sudan.

Negli ultimi mesi il presidente Rousseff ha fatto ben tre viaggi in Africa. E alla cancellazione dei vari debiti seguiranno nuovi ed ingenti investimenti nel continente nero. Per esempio Truman ha specificato che gli investimenti di know how in ambito agricolo avranno lo scopo di recuperare una produzione con caratteristiche autoctone: «Il Brasile ha le competenze di quello che si definisce “tropicalizzare” le coltivazioni europee. Abbiamo le tecnologie. L’idea è quella di provare a trasferire questa tecnologia dal Brasile ai Paesi africani». Ma la presenza del Paese latinoamericano nell’area sub-sahariana è particolarmente incisiva nel settore delle infrastrutture e dell’industria petrolifera e mineraria. Tra il 2000 e il 2012 il valore degli scambi commerciali tra il Brasile e il continente africano è aumentato in modo considerevole: da cinque a oltre 26 miliardi di dollari.

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Storicamente, senza considerare il flusso di schiavi, l’approccio strategico del Brasile in Africa risale al regime militare. Negli anni Settanta e Ottanta del Novecento e migliaia di brasiliani emigrarono in Africa e Medio Oriente, lavorando soprattutto in Mauritania. Ed è proprio in queste zone che il Brasiel ha esportato carri armati Engesa e Bernardini, missili Avibrás e armi leggere. Il rapporto fra il Brasile e i Paesi di lingua portoghese africani è forte e lo dimostra il fatto che il Brasile è stato il primo Paese a riconoscere l’indipendenza dell’Angola, nel 1975. Più del 50% dei brasiliani sono di origine africana. Questo fa del Brasile la prima nazione al mondo per presenza di popolazione africana. Secondo l’Unesco, più di 17 milioni di africani, in particolare in Africa occidentale e meridionale, parlano il portoghese. Il Brasile negli ultimi anni ha anche stabilito partnership per condividere le conoscenze e la tecnologia con più più di 20 Paesi africani: accordi di cooperazione tecnica riguardano l’agricoltura, la sicurezza alimentare, la produzione di biocarburanti e di programmi sociali contro la povertà.

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Ma cosa significano veramente questi trattamenti privilegiati verso i paesi africani? Secondo il giornalista e scrittore brasiliano Mauro Santayana: «I Paesi africani sono stati decisivi per la vittoria brasiliana nella votazione all’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO) e sanno che il Brasile non ha, nei loro confronti, la stessa visione colonialista di Europa e Stati Uniti. In Brasile c’è la coscienza storica che è una priorità, per stabilire una zona di pace e prosperità nel Sud Atlantico, trattare da pari a pari, i nostri vicini e fratelli del continente e coloro che abitano dall’altra parte dell’Oceano. non c’è solo il passato di milioni di brasiliani, gli avi che venivano da lì, ma anche il loro futuro. Non si tratta solo della presenza in quel continente dei tecnici della Petrobras o di costruttori e operatori minerari». In un intervento sul suo blog Santayana ha aggiunto che essendo l’Africa Occidentale, dal punto di vista climatico e geologico, un territorio gemello, essa rappresenta l’unica regione del mondo che offre al Brasile la possibilità di applicare e dimostrare ciò che c’è di meglio nel modello brasiliano di sviluppo economico e sociale.

La rivalità tra le nazioni BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) è in aumento. Tuttavia le interazioni tra il Brasile e la Cina sono al livello più alto di tutti i tempi a livello economico. La Cina è il principale partner commerciale del Brasile – le importazioni e le esportazioni tra i due Paesi hanno raggiunto 75,5 miliardi dollari l’anno scorso. Alla fine di marzo, i due Paesi hanno siglato un accordo finanziario (contratti swap o meglio currency swap) di 30 miliardi dollari per garantire che il commercio tra le due nazioni e il cambio tra le due valute non subiscano scostamenti dai livelli odierni a causa di una nuova crisi bancaria causata dalle fluttuazioni finanziarie. 

Secondo la Banca Mondiale, nei primi dieci mesi del 2006 la Cina ha fatto accordi per 8,1 miliardi con Nigeria, Angola e Mozambico. La Nigeria, in cambio di un prestito di 4 miliardi di dollari, utilizzati per costruire ferrovie, ha concesso diritti di trivellazione petrolifera a ditte cinesi. È importante notare che la Cina riceve il 25% del petrolio da Angola e Sudan. Sia Cina che Brasile desiderano beneficiare delle risorse naturali dell’Africa, visto che in Africa c’è un grande mercato di sbocco in rapida crescita per prodotti manufatturieri del Brasile. Ma in questo gioco politico il Brasile sembra essere il vincitore.

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Quali possono essere però le ripercussioni di queste misure economiche? La cancellazione del debito può essere vista come un assegno in bianco consegnato a governi (spesso corrotti) che spesso non usano questi fondi esclusivamente per combattere le povertà e incentivare lo sviluppo: in Uganda dopo la cancellazione del debito dei primi del 2000, le spese militari aumentarono del 24%. Inoltre, la cancellazione del debito viene giudicata ingiusta nei confronti di quei Paesi che hanno fatto sacrifici per mantenere l’ordine delle proprie finanze. Si creerebbero i presupposti per un precedente che potrebbe spingere i Paesi del Terzo Mondo a indebitarsi in modo incosciente sperando in una futura cancellazione. L’alternativa alla cancellazione del debito consiste nell’utilizzare quelle somme per piani di aiuto specifici.

Non solo il Brazile ma anche l’Algeria ha cancellato il debito di 14 paesi africani per una cifra totale di 902 milioni di dollari: tra i Paesi interessati ci sono Burkina Faso, Congo, Etiopia, Mauritania, Mali, Mozambico, Niger, Senegal, Tanzania. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri algerino, Amar Belani, «il gesto rappresenta un segno di solidarietà dell’Algeria nei confronti dei suoi vicini». E l’Europa? Mentre il vecchio continente subisce le pressioni economiche dovute all’austerity, le operazioni economiche verso l’Africa vanno in tutt’altra direzione. Niente cancellazione del debito, ma scarsa influenza. Il Brasile può essere un esempio da seguire?

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