Io ho molta simpatia per Josefa Idem, ma non amo l’ipocrisia. Io ho stima per la campionessa che mi ha commosso, e come molti italiani – perché siamo strani, ma generosi – quando ho letto questa notizia della casa, della palestra, della doppia Imu, delle due residenze, ho pensato che non fosse un peccato mortale, che fosse un peccatuccio, una leggerezza da seicento euro l’anno.
Non siamo tutti santi, la proporzione degli errori è importante, tutti abbiamo qualche multa non pagata, dopo quello che abbiamo visto e scoperto in questi anni, e in questo paese, sulle case, sugli affitti di favore dei politici, sui rogiti a loro insaputa, la seconda casa trasformata in prima mi sembrava una colpa, ma una colpa non necessariamente punibile con le dimissioni.
Però poi la Idem ha parlato: ha rilasciato una lunga intervista a Concita De Gregorio della Repubblica per difendersi, e ha peggiorato di molto le cose. È passata cioè da un micro evasione compiuta nei suoi panni di campionessa, ad una serie di elusioni e mezze verità, pronunciate però in veste ministeriale. La prima colpa è forse amnistiabile, la seconda no.
Ed ecco le tre affermazioni che è difficile passare lisce:
1) la Idem dice che nella sua vita ha passato «tre settimane al mese in canoa». Ci dispiace per lei, ma tutti passiamo tre settimane al mese in ufficio, al supermercato, in qualche ingorgo, sul letto di casa di un amico se litighiamo con nostra moglie. Ma l’Imu si paga sulla residenza, non sulla permanenza.
2) «Solo oggi ho saputo che si tratta di un importo da 600 euro l’anno». Mi spiace di nuovo, ma un rappresentante delle istituzioni non dovrebbe mai usare l’argomentazione a sua insaputa. Non dopo il caso Scajola, almeno per eleganza.
3) «Nella mia casa c’è sempre stata una palestra, come in quella di un professore c’è la biblioteca». Ma qui il paragone porta fuori pista: la palestra era sede di una associazione frequentata da utenti, ed è come se in casa di un professore ci fosse una filiale della Feltrinelli. Senza quella palestra, fra l’altro, nessuno si sarebbe accorto di nulla.
4) «Vado in Germania per festeggiare i 50 anni di mia sorella. Spero che non dicano che sono fuggita». Spero che non lo dica nessuno.
Ma mi auguro anche che, quando la ministra tornerà, si sottoponga ad un rito per lei spiacevole ma necessario: quello di una conferenza stampa. In fondo è quello che tutti i politici preso in questo anni hanno evitato accuratamente. Basterebbe questa scelta coraggiosa per perdonarle tutto. Sarebbe un comportamento molto sportivo.