«Sono voci alimentate ad hoc da alcuni miei avversari di partito o da chi non ha apprezzato il mio gesto di autonomia e coraggio». Alessandra Moretti, portavoce di Pier Luigi Bersani durante le primarie dello scorso 25 novembre, rimanda al mittente la missiva di chi la vorrebbe convertita all’entourage del primo cittadino di Firenze. Si definisce «ancora bersaniana nella misura che Bersani aveva dello Stato sociale, delle liberalizzazione, e del congresso». E sui candidati? «Voglio prima di leggere il progetto. A me piace molto Gianni Cuperlo, e stimo anche Matteo Renzi. Vedremo».
Onorevole Moretti, ieri il Pdl in Commissione Giustizia ha provato a far saltare l’accordo con il Pd presentando un emendamento sul ruolo dei magistrati nella Costituzione. I sospetti sono che il Pdl sia tentato di trattare l’attuale esecutivo come fece il governo Mario Monti.
Io credo che la strategia del Pdl sia quella del doppio binario: un atteggiamento responsabile da parte di Silvio Berlusconi, e dall’altro il lavoro sotto traccia dei cosiddetti falchi del partito che cercheranno di minare il governo Letta. Allo stesso tempo credo che il Pdl non abbia alternative in questa fase, sopratutto, dopo le recenti sentenze ai danni di Silvio Berlusconi. Sostenere lealmente il governo presieduto da Enrico Letta sembra essere l’unica via di uscita.
E se decidessero realmente di staccare la spina, quale sarebbe la via d’uscita per il Paese?
Se loro decidessero di staccare il Capo dello Stato non consentirebbe di tornare alle urne con l’attuale legge elettorale, che non detiene i requisiti per garantire la governabilità.
Quindi Napolitano potrebbe far nascere un altro governo. Magari si realizzerebbe il sogno di Pier Luigi Bersani del governo del «cambiamento».
Non lo chiamerei più così, quel governo sarebbe stato possibile se il centrosinistra avesse vinto le elezioni. Oggi il Capo dello Stato potrebbe verificare una nuova maggioranza con Scelta Civica, il Pd, i dissidenti del M5s, anche la Lega probabilmente, e tanti del Pdl. Un governo presieduto sempre da Enrico Letta ma con l’obiettivo di modificare la legge elettorale. Alla luce di questa considerazione faccio fatica a pensare che il Pdl possa staccare la spina al governo Letta.
Cambiamo argomento, e affrontiamo le grane che la riguardano maggiormente, quelle in casa Pd. Massimo D’Alema dice che sul Pd non ci sono correnti ma solo caos. Si ritrova in questa affermazione?
In questo momento il Pd sta attraverso una fase delicata e confusa. Ritengo che le correnti organizzate all’interno di un partito fino a ieri sono state motivo di pluralismo. Oggi si riducono a correnti che hanno un unico obiettivo: l’occupazione di posti. C’è stato uno svilimento delle correnti, che è sfociato in una perdita di autorevolezza.
Stamane il veltroniano Verini, intervistato da il Fatto Quotidiano, si sofferma su un concetto che in un certo senso riprende quello che lei ha appena detto: «Nel Pd oggi conta più la fedeltà che il merito».
I non allineati che siamo una cinquantina di giovani parlamentari, abbiamo presentato un documento che diceva proprio questo: il Pd deve saper valorizzare competenze e merito. Invece in questi ultimi anni è prevalso il concetto di fedeltà.
Lei si definisce una “non allineata”. Come mai non ha firmato il documento “Fare Pd” presentato dai bersaniani come ad esempio Stefano Fassina?
Perché io avevo già firmato il documento dei 50 parlamentari.
È ancora bersaniana?
Io mi definisco ancora bersaniana nella misura che l’ex segretario aveva dello Stato Sociale, delle liberalizzazione e dei diritti. Il manifesto presentato da Bersani prime delle recenti politiche è un manifesto in cui credo ancora.
D’accordo, ma da qualche settimana rumor di Largo del Nazareno la danno in avvicinamento all’entourage del primo cittadino di Firenze.
Queste sono voci alimentate da alcuni miei avversari di partito o da chi non ha apprezzato il mio gesto di autonomia e coraggio. Non ho fatto una scelta di convenienza. Insomma sono voci per svilire la mia presa di posizione. Tant’è che ho aderito ad un manifesto sottoscritto da una cinquantina di parlamentari che desiderano un Pd che lavori sui contenuti e sui programmi. Un Pd inclusivo, aperto, plurale, con un forte radicamento in tutto il territorio nazionale e nei nostri circoli.
Ma per caso i renziani la stanno corteggiando?
Noi siamo colleghi. Io manifesto apprezzamento per alcuni colleghi renziani, ma anche per i franceschiani e i bersaniani. Spesso si parla del futuro e del congresso.
Ieri si è riunita la commissione congressuale. Sembrerebbe confermato il congresso entro l’anno. Però ci sarebbero delle tensioni sull’iter congressuale, con i bersaniani che starebbero spingendo per far sì che i congressi locali siano prima del congresso nazionale.
Io sono per il congresso entro l’anno, per le primarie aperte, dando la possibilità anche a chi si iscrive al Pd all’ultimo minuto di poter votare per l’elezione del segretario.
Alla luce dei candidati alla segreteria che circolano in queste ore chi sosterrà?
Secondo me ne usciranno degli altri nelle prossime settimane. Ad esempio, è uscito il nome di Fassina. A me piace molto Gianni Cuperlo, ma, come ho detto in diverse occasioni, stimo anche Renzi. Mi aspetto di leggere i vari progetti prima di prendere una decisione.
(Alessandra Moretti, classe ’73, figlia di una famiglia vicentina di origine comunista, avvocato, Ex vicesindaco e assessore alla politiche giovanili presso il Comune di Vicenza, dal 2009 è fra i componenti della Direzione nazionale del Pd. Voluta da Bersani in qualità di portavoce in occasione della campagna elettorale per le primarie. La chiamano la Carole Bouquet del Pd in virtù della bellezza e degli occhi azzurri. Critica nei confronti di Renzi durante la campagna elettorale per le primarie, cambia idea in un’intervista dello scorso gennaio a Repubblica: «Bravo e rispettoso. Renzi si sta dimostrando davvero una grande risorsa»).
Twitter: @GiuseppeFalci