È la Sicilia dei record quella che esce fuori dall’ultimo dossier su incarichi e consulenze nel 2011 del Ministero per la Pubblica amministrazione e per la semplificazione. In tutto il Mezzogiorno l’Isola non ha eguali e riesce a superare chi, come la Campania, fino al 2010 deteneva il primato. E non ci può far nulla il titolare del dicastero, il plenipotenziario dell’Udc di Messina Gianpiero D’Alia, fedelissimo di Pier Ferdinando Casini: «Le consulenze esterne nelle pubbliche amministrazioni sono decisamente troppe e ingiustificate. Siamo di fronte a una situazione non tollerabile, alla luce delle difficoltà che vive il Paese e se pensiamo alle tante grandi professionalità già presenti nelle strutture pubbliche in grado di svolgere perfettamente quegli incarichi».
Ma la regione “più sprecona d’Italia”, dove troviamo un dirigente ogni sei impiegati e il numero dei dipendenti regionali è pari a 17.995, è attratta dalle consulenze esterne. «Sono poco malleabili gli interni», spiega un dirigente di Palazzo dei Normanni. Ed ecco che nel solo 2011 le amministrazioni pubbliche dell’isola hanno distribuito 13.348 incarichi. Più di 50 milioni di euro di spesa. Un numero impressionante, se pensiamo ai risultati delle amministrazioni locali. E se si aggiunge lo stato di crisi dei comuni e delle province siciliane.
Nell’isola le consulenze rappresentano una merce di scambio, uno strumento di “clientele” per le giunte comunali e provinciale. “S’hanno da fare”, è il mantra siculo. «Altrimenti», si domanda un dipendente comunale di Caltanissetta, «come faranno i sindaci a finanziarsi la campagna elettorale?». Il primo dato che salta agli occhi è quello di Mascalucia. Un Comune di circa 30mila abitanti della provincia di Catania, dove l’ex sindaco Salvatore Maugeri (Mpa) ha dato 300 consulenze esterne in un anno solare. In sostanza al netto delle festività ogni santo giorno il fedelissimo di Raffaele Lombardo ha selezionato un esperto per migliorare l’efficienza di Mascalucia. Però.
E cosa dire del Presidente della Provincia di Caltanissetta Giuseppe Federico, detto “Pino”, uno di quelli che ha mantenuto la doppia carica di Presidente e di parlamentare all’Ars per un paio di anni tirando dritto come se nulla fosse, e che ha sottoscritto 143 contratti soltanto dal gennaio all’ottobre del 2011? Per di più circa la metà delle consulenze della Provincia nissena sono state riservate a consulenti legali. Tutti avvocati selezioni o per “amicizia”, o per vicinanza politica. “Clientele” che gli sono tornate utili quando lo scorso ottobre Federico è stato rieletto all’Assemblea regionale siciliana a furor di popolo con 4.233 preferenze. E anche il comune di Taormina, in provincia di Messina, si è distinto per le consulenze legali. Con l’avvocato Agata Petrino che è stato consulente del comune della provincia di Messina per ben 55 volte.
Ma non è finita. Scorrendo il dossier del Ministero per la Pubblica amministrazione e per la semplificazione si annoverano anche le consulenze delle Università siciliane. Primeggia l’ateneo catenese, reo di essersi affidato all’esterno 1.201 volte per consulenze, docenze, e altre non specificate attività professionale. Cifra doppia rispetto all’ateneo di Palermo che avrebbe firmato 565 contratti esterni. Insomma un numero di contratti che avrebbe dovuto far svoltare gli atenei siculi, e farli balzare nel ranking mondiale delle Università.
Ma in Sicilia le classifiche non piacciono. Semmai sono gradite le performance negative. E se nel 2011 è andata male, come dimostrano il dossier ministeriale, il prossimo anno andrà peggio. Si ricordano che nei primi 4 mesi del 2012, come se fosse ieri, le cento nomine dell’ex governatore Raffaele Lombardo. Uno che incalzato sul “nominificio siciliano” sminuiva con toni sprezzanti: «Non c’è nulla di strano. «Non posso lasciare occupati da me ad interim tutti i posti vacanti in giunta».
Twitter: @GiuseppeFalci