Per un risultato storico ci vuole uno scrutinio storico: avranno pensato questo gli elettori messinesi, e non solo loro, al termine del conteggio dei voti durato quasi ventiquattrore. Una maratona post voto che solo in extremis ha emesso il suo verdetto: ballottaggio. La sorpresa più grande però è che al secondo turno assieme al candidato del centrosinistra Felice Calabrò, che ha ottenuto il 49,94% delle preferenze, ci sarà Renato Accorinti attivista contro la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, candidatosi con una sola lista civica – raggiungendo la percentuale del 23,88% – e non, come si poteva pensare, Vincenzo Garofalo candidato del centrodestra, supportato da cinque liste, rimasto fermo al 18,49 per cento.
Il nome di Accorinti non è apparso spesso nelle cronache nazionali, ed è sconosciuto ai più. A Messina, però, lo conoscono molto bene: barba e capelli bianchi, voce rauca, scarpe da tennis, jeans e maglietta “Noponte”. Attivista, pacifista, politico e docente di educazione fisica alla scuola media “Enzo Drago”. Lo si vede scorrazzare in giro per la città sempre in bicicletta, perché lui la macchina non la prende mai. Il suo nome è legato a trent’anni di battaglie civili condotte in riva allo Stretto, una su tutte quella contro la costruzione del Ponte per cui ha anche fondato il Movimento messinese NoPonte. Nel giugno del 2002 si arrampicò su un traliccio della corrente dismesso (conosciuto come “il pilone”) nella zona di Torre Faro, periferia Nord della città, restando un giorno e una notte ad oltre 200 metri di altezza per esporre degli striscioni contro la costruzione dell’opera.
Attivismo e pacifismo si intrecciano nella vita di Accorinti: già negli anni Settanta si attiva a livello internazionale, prima quando si unisce ai manifestanti di Berlino per le proteste contro il Muro. Poi, nel ’79, quando prende parte alla Carovana per il Disarmo Bruxelles Varsavia, manifestando contro il dispiegamento di armamenti da parte della Nato e del patto di Varsavia. Nel 1991 viene rinviato a giudizio perché, durante una manifestazione contro l’intervento italiano nella Guerra del Golfo, invita i militari a disertare e a strappare la lettera di precetto, qualora la ricevessero. Verrà poi assolto.
La lotta alla mafia è un altro suo tratto distintivo: alla fine degli anni Novanta si batte per l’istallazione di una targa, all’ingresso della piscina comunale di Messina intitolata a Graziella Campagna – una ragazza messinese uccisa dalla mafia, per aver scoperto casualmente la vera identità di un boss latitante – che ne spieghi l’intitolazione. Più recentemente ha manifestato solidarietà agli attivisti del comitato Addiopizzo per le minacce ricevute, mentre distribuivano volantini contro la mafia, da parte di alcuni presunti esponenti del comitato della processione Vara di Messina, la nota manifestazione religiosa che si tiene il 15 Agosto nella città dello Stretto.
L’approdo in politica avviene su richiesta di alcuni cittadini messinesi. Accorinti infatti aveva sempre rifiutato un impegno in politica. A convincerlo, però, è stata una petizione firmata dai cittadini in cui si richiedeva una sua “discesa in campo”. Ed è questo che ha continuato a fare Accorinti da sei mesi a questa parte. Niente palchi, nessun microfono: i suoi comizi sono stati semplici chiacchierate in mezzo alla gente. Nelle piccole piazze, nelle scalinate, nei rioni della periferia degradata della città ha giocato la sua partita più importante. Non ha voluto barriere che lo separassero da chi lo ascoltava. Tutto ciò per coltivare un’idea, una semplice idea: «Io non voglio il tuo voto, voglio la tua partecipazione».
Il risultato di Accorinti si arricchisce di ulteriore significato se rapportato alla città in cui è maturato. Messina, infatti, ha una tradizione democristiana fortemente radicata, più recentemente di centrodestra. Questo è vero solo in parte: ciò che non si può negare invece, la storia lo testimonia, è che chi sta con l’Udc vince. Nella città dello Stretto, poi, il voto clientelare pare essere ancora uno status symbol della politica cittadina. Non mancano scene surreali fuori dai seggi ad ogni tornata elettorale.
Detto ciò è lecito chiedersi come sarebbe andata se il MoVimento 5 stelle avesse appoggiato la candidatura di Accorinti. Per idee, modo di fare campagna elettorale e proposte in cantiere; Accorinti può essere considerato più grillino di Grillo stesso. Tuttavia pare che sia stato proprio il comico genovese a porre il veto sulla candidatura dell’attivista “Noponte” all’interno delle liste del partito pentastellato, per il semplice fatto che il candidato doveva essere un soggetto iscritto al movimento. Il risultato è stato che i Cinquestelle non avranno nessun consigliere in comune, dato che la lista ha ottenuto solo il 2,53% dei voti (la soglia di sbarramento era del 5%, ndr). La battaglia per la poltrona di sindaco si deciderà al ballottaggio il prossimo 23-24 giugno quando Renato Accorinti affronterà Felice Calabrò (avvocato, classe 1972, che ha vinto le primarie del centrosinistra con il 40% dei voti), sponsorizzato dalla coppia formata da Francantonio Genovese (deputato del Partito Democratico) e Gianpiero D’Alia (Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione nel Governo Letta e parlamentare Udc).
Twitter: @FabrizioMarino_