L’acquisto di un computer può essere una spesa impegnativa da affrontare, soprattutto per uno studente. Partendo da questo dato di fatto, Microsoft ha lanciato un nuovo progetto, a metà tra pubblicità e marketing, con il duplice intento di aiutare gli universitari ad acquistare un PC, e di promuoversi attraverso un pubblico più giovane.
Chip in, questo il nome della piattaforma da poco online, permette agli studenti che frequentano gli atenei americani di lanciare una campagna di crowdfunding finalizzata all’acquisto del notebook a scelta fra quelli proposti. Il funzionamento del sistema è molto semplice: in primo luogo, l’utente deve scegliere uno dei computer disponibili nel catalogo internet di Chip In. Tutti i modelli in vendita (ovviamente) montano sistema operativo Windows.
Alla buona riuscita della campagna di crowdfunding Microsoft contribuisce offrendo il 10 per cento del prezzo totale. Chip In avverte amici e parenti dell’inizio della raccolta fondi, permettendo loro di contribuire all’acquisto del device attraverso diversi canali. Una volta raggiunta la cifra necessaria, l’azienda invia allo studente un coupon, utilizzabile online o presso un qualsiasi rivenditore autorizzato.
Funzionerà? Dalle parti di Redmond, dove ha sede l’azienda fondata da Bill Gates e Paul Allen, hanno adottato una strategia comunicativa diversa dal passato. L’ultima trovata è una pubblicità che mette a confronto iPad e Asus VivoTab, l’ultimo tablet della principale concorrente di Apple. Lo spot è una vera e propria presa in giro, dove la voce narrante è quella di Siri, il software di riconoscimento vocale utilizzato da tutti gli smartphone e i tablet della mela morsicata. Lo slogan conclusivo è “Less talking. More doing”.
Segno di come le strategie pubblicitarie e comunicative di Microsoft siano definitivamente cambiate, dopo anni di attendismo e banalità. Il nuovo corso, incluso probabilmente nello “strategic shift” annunciato dal CEO Steve Ballmer durante l’annuale lettera agli azionisti, nell’ottobre 2012, è stato inaugurato dallo storico spot “Internet Explorer fa schifo”, lanciato a dicembre dell’anno scorso. Nella speranza, ovviamente, che funzionino, e che nessuno possa più dire “le pubblicità di Microsoft sono ovunque, ma non servono a vendere Windows”.