LONDRA – Neanche si è finito di giocare il primo turno che a Wimbledon già cadono teste, con l’eliminazione di Rafael Nadal per mano del belga Steve Darcis. Lo spagnolo è stato sconfitto 7-6, 7-6, 6-4 in quasi tre ore di gioco da un avversario che attualmente è il numero 135 del mondo, miglior classifica mai raggiunta numero 44, 2-6 il bilancio vittorie/sconfitte in stagione prima del match di oggi.
Nadal, invece, dal suo ritorno a febbraio fino a oggi pomeriggio aveva vinto 43 partite, 7 tornei e perso solo 2 incontri, peraltro due finali. E allora cosa è successo? Darcis ha giocato un’ottima partita, servizio solido, attacco, resistenza nello scambio da fondocampo, sfruttando con tagli e accelerazioni i vantaggi del prato ancora immacolato che si trovava sotto i piedi. Già, l’erba. Non si fa in tempo a dire che i grass courts non sono più la tela su cui dipingere come ai bei tempi che poi vedi un gregario qualsiasi gestire tranquillamente i dritti uncinati di Nadal, che oggettivamente qui rimbalzano molto più bassi che sull’amata terra battuta.
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Si tratta di una sconfitta unica, mai Nadal aveva perso al primo turno di un torneo del Grande Slam in 35 partecipazioni, e non perdeva con un giocatore con una classifica così bassa dal 2006. In più la partita di oggi sembra quasi replicare la sconfitta sofferta al secondo turno l’anno scorso contro Lukáš Rosol, che aveva battuto Nadal 6-4 al quinto set. Molte le similitudini: la bassa classifica dell’avversario (Rosol all’epoca era numero 100), la sicurezza con cui i due hanno conquistato un break a inizio dell’ultimo set per mantenerlo fino a servire per il match, dove entrambi hanno chiuso l’incontro con un ace. Rosol all’epoca si buttò a terra incredulo, per poi lanciare la racchetta addosso alla rete mentre andava a stringere la mano di Nadal (che perplesso la raccolse per ridargliela), Darcis più sobriamente si è giusto inginocchiato un attimo.
La sconfitta contro Rosol l’anno scorso ha segnato l’inizio della lunga convalescenza di Nadal durata sette mesi, causata da ricorrenti infiammazioni al tendine rotuleo (qui un curioso video del New York Times che prova a illustrare le implicazioni fisiche dello stile di gioco di Nadal).
A molti oggi Nadal è apparso avere poca mobilità, soprattutto rispetto alla ferocia con cui ha coperto il campo nelle due settimane del Roland Garros appena vinto. In conferenza stampa ha detto sibillinamente che non era quello il momento di parlare della sua salute, per poi complimentarsi con l’avversario e ribadire di non voler tirare fuori scuse. Ha aggiunto che oggi come oggi per lui l’erba è la superficie peggiore su cui giocare, perché si deve stare bassi e piegarsi molto. Ma a inizio anno invece si scagliava contro il cemento per le sollecitazioni brutali che infligge alle articolazioni, quindi non è chiaro se abbia cambiato idea oppure non digerisca più nulla che non sia la terra rossa, dove ha vinto 42 dei suoi 57 titoli.
Salta così il quarto di finale extra-lusso tra Nadal e Federer, il quale oggi ha inaugurato il Centre Court («opening the court», dicono qui) battendo in tre set e 68 minuti il rmeno Victor Hănescu (68 minuti come la durata del solo primo set tra Darcis e Nadal), cominciando il suo ipotetico cammino verso una semifinale contro Andy Murray, che ha vinto facilmente contro Benjamin Becker. In campo femminile Maria Sharapova e Victoria Azarenka passano al secondo turno, anche se la bielorussa ha avuto una brutta caduta che potrebbe pesare al prossimo incontro. Sara Errani ha perso subito in due set contro la portoricana Mónica Puig, piazzata sessanta posizioni sotto di lei. Numero 5 anche Sara Errani come Nadal, ma lei si sa che l’erba proprio non la capisce, mentre lo spagnolo qui dal 2008 ha vinto due titoli e giocato tre finali.
Il belga Steve Darcis (sx) dà una pacca sulla spalla a Rafael Nadal (Ben Stansall/Afp)