Se la grande finanza rottama il “vaffa” di Grillo

Il grillismo visto da lontano

Un bluff durato meno di un anno. Sono lontani i tempi in cui Beppe Grillo spaventava i mercati finanziari. Sono passati i giorni in cui le banche d’investimento parlavano di “Grillonomics” come se potesse essere la soluzione per tutti i mali d’Italia e d’Europa. Sono finiti anche i momenti di euforia (e solo ora si è capita quanto fosse irrazionale e ingiustificata) che gli economisti avevano nei confronti di quello che poteva essere il fenomeno politico più importante degli ultimi anni all’interno dell’eurozona. Se fino a qualche settimana fa il Movimento 5 Stelle poteva ancora essere considerato da investitori e mercati finanziari come un messaggero di novità, ora è visto come una supernova.

Come neve al sole, il fenomeno del Movimento 5 Stelle si è andato ridimensionando giorno dopo giorno. La politica del «vaffanculo» è servita per cavalcare il malcontento popolare contro il governo tecnico di Mario Monti. Facile farlo, specie di fronte a un esecutivo che ha dovuto fronteggiare la peggiore emergenza finanziaria che l’Italia ha vissuto dal 1992. Monti ha scelto la via più facile, forse anche l’unica: agire sulla leva fiscale al fine di mettere in ordine i conti pubblici italiani. Dopo la riforma delle pensioni e poche altre operazioni, ha spinto in ambito internazionale per far riguadagnare al Paese una credibilità tale da poter scendere sui mercati obbligazionari con la sicurezza di una buona domanda. E, almeno sulla carta, le riforme di Monti potevano portare a un concreto ribilanciamento delle finanze italiane. Poi l’ex commissario Ue si è scontrato con una classe politica incapace di guardare oltre il proprio scranno e si è visto come è andata a finire. La riscossa del populismo da divano degli italiani è stata alimentata anche da Monti, inutile negarlo. Però almeno i mercati finanziari erano sereni, complice il fondamentale sostegno della Banca centrale europea.

E Grillo? Nella gazzarra è riuscito a canalizzare la rabbia degli italiani, illudendo quest’ultimi che ci potesse essere una terza via. Lo stesso ha fatto con l’universo finanziario. Prima è stato guardato con interesse dagli investitori internazionali. Poi quest’ultimi hanno cominciato a capire l’antifona. Il programma economico di Grillo è stato tradotto, letto, analizzato e valutato. Risultato? Un’accozzaglia di complottismo, nozioni economiche dozzinali e scarsa conoscenza dei Trattati Ue. Parlando di rinegoziazione del debito, di default, di signoraggio bancario e di uscita dall’eurozona forse potrà scaldare gli animi di qualcuno, ma di sicuro farà sorridere i policymaker. Eppure, questo è il massimo che il Movimento 5 Stelle ha saputo offrire in questi mesi. Di fronte a questo scenario desolante, l’opinione degli osservatori internazionali è mutata rapidamente. Deve essere ancora negli occhi dell’ex (?) comico genovese la copertina dell’Economist in cui è stato definito un clown. Magra consolazione per chi voleva fare la rivoluzione. Il tutto con buona pace di Jim O’Neill, il numero uno di Goldman Sachs Asset Management che l’indomani delle elezioni politiche italiane si disse molto contento della possibile spinta innovatrice che il Movimento 5 Stelle poteva portare in Europa.

Diciamolo chiaramente. Dall’inizio dell’anno a oggi lo spettacolo offerto da Grillo e da parte dei suoi parlamentari è indecoroso. Lo è nei confronti delle istituzioni in cui sono rappresentanti dei cittadini italiani. Attaccare il Parlamento affermando che è vuoto come una scatola di tonno via blog può forse portare a qualche click in più, ma difficilmente sarà costruttivo. Allo stesso modo non ha alcun senso, se non per un appagamento dell’ego, dire di voler bombardare il Parlamento. Ma ciò che Grillo ha mostrato in questi mesi è indecoroso anche, e soprattutto, verso tutti gli elettori che lo hanno votato. Se nelle ultime tornate elettorali locali il risultato è stato così modesto non è certo per merito dei partiti politici tradizionali, bensì della politica del «vaffanculo», alla quale non hanno fatto seguito proposte concrete. Di fronte alla recessione peggiore dal Secondo dopoguerra, quali sono le idee attuabili di Grillo? Chi lo sa alzi la mano. Ed era palese che prima o poi gli italiani se ne accorgessero. Lo stesso si può scrivere parlando della formazione del governo. La politica è fatta di compromessi, non di ostracismo. Un assioma che né Grillo né tantomeno il suo guru Gianroberto Casaleggio hanno capito fino in fondo.

Se si è affermato il polpettone politico composto da Pd e Pdl non è certo merito di un complotto pluto-giudaico-massonico, con una spruzzata di Bilderberg e Wall Street. No. Il merito è proprio della scarsa lungimiranza politica di Grillo e dei suoi parlamentari. Un concetto, quest’ultimo, notato anche nelle cancellerie di mezza Europa. Ed è così che la politica dell’insulto e del contropotere per distruggere il sistema dall’interno si è trasformata in quella del “chiagne e ’nsurda”, in cui si cerca di sopperire la vacuità di idee e proposte politiche con insulti sempre più forti.

L’ultimo esempio dell’imminente implosione del Movimento 5 Stelle è data dal Gambaro-gate. La senatrice Adele Gambaro attacca, giustamente, Grillo dopo le fallimentare elezioni locali. Lui chiede le dimissioni della Gambaro. Un comportamento da crisi isterica che ricorda da vicino quello con cui Silvio Berlusconi mise alle strette Gianfranco Fini il 21 aprile 2010, quando gli disse di mollare la presidenza della Camera se voleva continuare a fare politica dentro il Pdl. Fini rispose con un epico “Altrimenti che fai? Mi cacci?”, che ricorda molto la secca risposta della Gambaro.

Di fronte a uno scenario così desolante cosa dovrebbe pensare un elettore, o un investitore internazionale? Il primo perde la fiducia nel Movimento 5 Stelle. Il secondo ci ride sopra e spera che la strana alleanza con Enrico Letta a capo mantenga gli impegni presi con l’Europa. Sullo sfondo ci sono i sogni di cambiamento che ancora adesso hanno tanti parlamentari e cittadini che hanno dato la loro fiducia a Grillo e Casaleggio. Poteva essere una rivoluzione, si sta rivelando un abbaglio.  

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