Scusate, voglio parlare del movimento 5 stelle e della sua guerra ai giornalisti: ma, per spiegare il paradosso che stiamo vivendo, devo provare a raccontarvi di una situazione surreale in cui mi sono trovato, e confessarvi che questo week end ho subito un trauma. Il trauma è questo: uno dei protagonisti del mio programma su La7, Dario Vergassola, si è imbavagliato in diretta. Per protestare. Contro Beppe Grillo, certo, ma anche contro di me (e Nicola Porro). Che cosa era successo?
Semplice, anzi no: difficilissimo da capire. Noi avevamo invitato a “in Onda” un rappresentante del Movimento 5 stelle, e ci avrebbe fatto piacere avere in studio il deputato Alessandro Di Battista. Ovviamente uno dei portavoce del movimento, Rocco Casalino, ci ha risposto subito che il nome del loro ospite l’avrebbero scelto loro. Di solito non accade mai, con i partiti, ma gli abbiamo risposto che andava bene. Poi ci hanno detto che sarebbe l’ospite designato sarebbe stato il capogruppo al senato Vito Crimi e gli abbiamo detto che saremmo stati felici di averlo tra noi. Poi ci hanno detto che Crimi non poteva prendere parte al Talk show dialogando con gli altri ospiti, e abbiamo accettato la condizione. Poi Casalino ci ha annunciato che Crimi sarebbe stato collegato da Milano e ovviamente non c’erano problemi perché si poteva fare, a noi andava bene lo stesso. Poi Casalino ha chiesto a Chiara, la nostra redattrice che era in contatto con lui di chiamarlo e io l’ho fatto. Poi mentre parlavamo mi ha detto: «Scusa, la tua redattrice ti ha spiegato che noi non vorremmo le domande di Dario Vergassola a Crimi?». E io gli ho risposto: «Scusa Rocco, ma perché? Tutti, ministri, sindaci e deputati hanno accettato di sottoporsi al suo fuoco caustico, è un gioco!». E allora Casalino mi ha risposto: «Lo so, ma per noi uno vale uno, e personalizzare con delle battute su Crimi per noi sarebbe sbagliato».
Sono rimasto perplesso, non abbiamo mai accettato condizioni di questo tipo con nessuno, ma vi confesso che, ancora una volta abbiamo detto sì. Si trattava di un caso eccezionale, mi sono detto, non di una censura, i Grillini hanno i loro dogmi comunicativi, vanno accettati almeno per aprire un dialogo: a Dario lo avremmo spiegato. Poi è successo di tutto. Sabato un incidente a Fiumicino ha fatto ritardare l’aereo di Porro, la trasmissione si è compressa, ci siamo trovati con Crimi collegato da Milano e gli ospiti del dibattito politico seduti in studio. Abbiamo dovuto trasformarci in domatori per impedire che Gasparri interloquisse con Crimi («Perché lui può parlare senza contraddittorio?», si chiedeva il senatore del Pdl). E quando, a fatica, siamo riusciti a chiudere questo contenzioso, ho scoperto che Vergassola a Milano aveva autonomamente domandato a Crimi: «Ma perché non vuoi che ti faccia le mie domande e le mie battute?». Il bello è che Crimi, forse senza sapere dell’accordo tra noi e Casalino, gli aveva risposto: «Ma io non ho nessun problema!». Mentre nel frattempo dalla regia, senza sapere della discussione tra Vergassola e Crimi, ripetevamo a Dario: «Esci dallo studio finché c’è lui!».
Se vi siete persi avete ragione. Ma adesso godetevi l’epilogo: Crimi è andato via. Vergassola è tornato in collegamento da Milano. Ma imbavagliato. Ce l’aveva sia con noi che con Grillo. Poi si è tolto il bavaglio e ha detto: «Beppe, siamo entrambi comici, entrambi liguri, vi ho persino votato alle comunali, come è possibile che abbiate paura di queste battute? Tornate a sorridere!».
Alla fine si sono arrabbiati tutti. Casalino mi ha chiamato per dirmi che quella protesta di Vergassola era uno sgarbo, e che i tentativi di Gasparri di parlare violavano comunque gli accordi. Chiara, la nostra redattrice che aveva condotto la trattativa era dispiaciuta per l’arrabbiatura di Casalino. E anche Gasparri si lamentava: «A loro concedete tutto, perché?».
Ecco, alla fine di tutta questa storia mi sono perso pure io, perché? Il blog di Beppe Grillo assegna un premio, il microfono di legno, ai giornalisti che secondo loro sono più servi (lo ha vinto per ora il direttore del tg4, Giovanni Toti). E una collega di Agorá, Roberta Ferrari, è stata crocifissa dal web-programma di Grillo, “La Cosa”, che ha fatto vedere il suo taglio ad un’intervista in cui un deputato del M5s, interrogato su Rodotá rispondeva sulla propria attività parlamentare. Giustamente Roberta ha tagliato le divagazioni e ha messo le risposte sulla notizia del giorno. Ma un altro ragazzo del M5s ha messo anche la registrazione integrale e ha denunciato una censura. La giornalista di Agorá è stata ovviamente criminalizzata dalla rete. Noi abbiamo trasmesso questo spezzone per dare la possibilità ai telespettatori di giudicare: io difendevo la sua scelta, ma il nostro ospite, Minoli, diceva che anche i Grillini avevano le loro ragioni. Lei mi ha chiamato per dirmi che non avevamo contestualizzato abbastanza e che il suo taglio era legittimo. Aveva ragione.
Tutto questo per dirvi che secondo me la crociata di Grillo contro i giornalisti è una grande diversione che serve a distogliere l’attenzione dalla crisi del Movimento. Se è così sta funzionando benissimo. Gli dovremo consegnare noi una stella di legno.