Sicilia, il rottamatore Renzi si allea con i rottamati

Primo step il ballottaggio a Messina

Matteo Renzi è più in corsa che mai per la poltrona della segreteria del Pd. Nonostante dal suo staff continuino a ripetere che il primo cittadino di Firenze stia aspettando la definizione delle regole per il congresso prima di scendere in campo, e lui, Matteo, minimizzi sempre: «Quello di candidarmi alla segreteria è l’ultimo dei miei pensieri». L’ex rottamatore, autore di un recente libro “Oltre la rottamazione”, lavora sotto traccia sui territori. «Al sud siamo debolissimi», avrebbe detto ad alcuni parlamentari meridionali. Sopratutto in alcune regioni clou, come Sicilia, Campania e Calabria, il renzismo non è entrato nelle corde del popolo di centrosinistra, ancorato a “capipopolo” di rito bersaniano o franceschiano.

Ecco perché il sindaco di Firenze quando ha ricevuto la chiamata dai vertici regionali e nazionali del Pd per sostenere i candidati sindaco del centrosinistra in vista dei ballottaggi di domenica e lunedì prossimo, non ha perso tempo, e ha accettato “senza se e senza ma”. Del resto alle recenti primarie del 25 novembre scorso in Sicilia Matteo Renzi si è fermato al 30%, ed in alcune realtà come Messina, città dominata dal plenipotenziario Francantonio Genovese, ha racimolato una percentuale inferiore alla media regionale, fermandosi al 22%. Proprio a Messina domenica e lunedì si celebrerà un ballottaggio delicatissimo per il centrosinistra, che vedrà fronteggiarsi Felice Calabrò, candidato del Partito democratico, e Renato Accorinti, attivista Noponte presentatosi con la lista civica “Cambiamo Messina dal basso”. E Matteo Renzi chiuderà venerdì sera la campagna elettorale del candidato democrat. Una missione che ha scatenato il putiferio fra i renziani della città dello Stretto, che non erano a conoscenza della discesa del leader di corrente «avendolo appreso a mezzo stampa». Infatti Alessandro Russo e Francesco Palano Quero, entrambi di rito renziano «fin dalla prima Leopolda» e candidati come presidenti di circoscrizione proprio contro i democratici con una lista civica “Adesso Messina”, si sarebbero lamentati per l’atteggiamento del sindaco di Firenze: «Probabilmente, quando è stato contattato non era al corrente di quanto è accaduto in città, dove siamo stati vessati e emarginati dalla dirigenza del Pd».

Il partito in città è nelle mani del tre volte ex parlamentare nazionale Francantonio Genovese, nipote dell’ex ministro Nino Gullotti, e che chiamano “mr 20 mila preferenze”. “Francantonio” ha interessi ovunque, dalla formazione professionale alle telecomunicazioni, passando per il settore immobiliare e per quello dei trasporti, e proprio a causa di questi interessi e di alcuni indagini che lo vedono coinvolto è stato escluso dalle liste del Pd al Parlamento dalla commissione di garanzia nazionale di Largo del Nazareno. E, ovviamente, nella competizione elettorale Genovese è il big sponsor di Felice Calabrò, candidatura che non è stato affatto condivisa dai renziani messinesi perché «essere renziani vuol dire imporre nuovi metodi per la selezione dei candidati». Del resto dice Quero: «Io non ho né di enti di formazione, né cooperative». Chiaro.

Secondo una fonte de Linkiesta, il viaggio elettorale di Matteo Renzi nell’isola avrebbe un altro obiettivo: “stringere un patto di ferro con un portatore di voti come Genovese”. E quindi con la cosiddetta corrente siciliana “Innovazione”, che in Sicilia sarebbe guidata dallo stesso Genovese, dall’ex ministro del governo D’Alema Salvatore Cardinale, e dal trapanese Nino Papania. Una corrente che detiene più del 50% del partito regionale e che è legata a doppio filo con il governatore regionale Rosario Crocetta. In questo modo il primo cittadino di Firenze avrebbe l’apparato siciliano dei democratici. Del resto gli avrebbe consigliato un suo collaboratore: «La Sicilia è filogovernativa: se vince lì ti prendi l’Italia».

Detto ciò, c’è un altro dettaglio da non sottovalutare in ottica ballottaggio. Le amministrative di Messina sono state per così dire “snobbate” dai big della politica. Nessuno dei grandi nomi infatti – da Berlusconi a Bersani, da Beppe Grillo fino allo stesso Matteo Renzi – ha messo piede nella città peloritana per sponsorizzare il proprio candidato, in vista del voto lo scorso 9-10 giugno. A sostegno di Felice Calabrò, ad esempio, si era mosso soltanto il presidente della regione Rosario Crocetta, sull’onda dell’accordo firmato tra Comune di Messina e Regione Sicilia, per lo stanziamento di 24milioni di euro per la realizzazione della cosiddetta “via del mare”.

La decisione improvvisa di giocare la carta Renzi – per tirare la volata a Calabrò – fa quindi pensare che dalle parti di via Primo Settembre, sede del Pd messinese, siano un po’ in apprensione per l’esito del ballottaggio tra lo stesso Calabrò e Accorinti. A sostegno di quest’ultimo infatti si è schierato anche il musicista Roy Paci, che proprio ieri ha tenuto una manifestazione musicale in una Piazza Duomo gremita di gente.  

Twitter: @FabrizioMarino_

               @GiuseppeFalci