«In sette anni a Montecitorio avrò presentato non meno di un centinaio di atti parlamentari». L’ex governatore della Sardegna Mauro Pili, oggi deputato del Popolo della libertà, la considera una questione personale. Mozioni, interrogazioni, interpellanze, per fermare quello che definisce senza mezzi termini «il cartello dei mari». Il presunto accordo tra le principali compagnie di navigazione che collegano l’Isola al continente. Un’offensiva parlamentare, accompagnata da numerose azioni sul territorio. A partire dal recente blocco dei porti e l’occupazione di alcuni traghetti.
La settimana scorsa Pili ha vinto la prima battaglia. L’Antitrust ha riconosciuto le ragioni del deputato, sanzionando Moby, Snav, Grandi Navi Veloci e Marinvest «per intesa restrittiva finalizzata all’aumento dei prezzi dei biglietti nella stagione estiva 2011 sulle rotte da e per la Sardegna». Non è uno scherzo. Dopo aver riscontrato un incremento ingiustificato dei prezzi fino al 65 per cento, l’autorità garante per la concorrenza ha concluso l’istruttoria comminando sanzioni per un totale di 8 milioni di euro. Quasi 5 milioni e mezzo solo alla compagnia Moby, che oggi ha annunciato il riscorso al Tar.
Mauro Pili va all’attacco. Da alcuni giorni sta contattando le principali agenzie di viaggi dell’Isola per organizzare «un’imponente class action». Tutelando la privacy dei viaggiatori, saranno le agenzie a chiamare chi ha raggiunto la Sardegna in traghetto dal 2010 a oggi, per chiedere la disponibilità a partecipare alla richiesta danni collettiva. «Entro la settimana – racconta Pili – avrò il primo quadro della situazione». Contemporaneamente il deputato sta pensando di presentare una proposta di legge. Il progetto è far approvare un provvedimento che impegni lo Stato – attraverso l’agenzia delle entrate – a restituire la sanzione comminata alle quattro compagnie di navigazione ai passeggeri dei traghetti. «A ognuno dovrà essere restituito il maltolto – spiega Pili – ovviamente in maniera proporzionale a quanto pagato».
Una crociata a tutela dei turisti. Ma anche, soprattutto, della Sardegna. «Al di là del danno personale dei singoli utenti, si registra una pesante ricaduta economica» racconta il deputato. Stando ai suoi calcoli, dal 2011 il caro traghetti avrebbe fatto perdere almeno 7-8 milioni di presenze sull’Isola. Un problema che riguarda anche le merci che raggiungono via mare i principali porti sardi. Proprio per protestare contro il monopolio dei collegamenti e gli aumenti delle nuove tariffe, due settimane fa Pili e alcune organizzazioni locali hanno occupato la nave “Bonaria”, in servizio da Civitavecchia a Cagliari. «Un’iniziativa per chiedere di fermare gli aumenti del costo dei biglietti», ricorda oggi l’ex governatore. Non avendo ricevuto risposta, la settimana scorsa Pili ha guidato il blocco dei porti di Cagliari, Olbia e Porto Torres.
Sempre in prima linea. «Perché garantire la continuità territorale non vuol dire chiedere un favore o un’agevolazione, ma difendere un diritto». Intanto la battaglia prosegue. Con una risoluzione presentata stamattina in commissione Trasporti, Mauro Pili torna a sfidare le compagnie di navigazione. Il deputato pidiellino chiede di ripristinare le tariffe in vigore fino al 2010. Non solo. «Di fronte a delle violazioni così palesi, come quelle riconosciute dall’Antitrust, è giusto adottare misure ancora più incisive». Le sanzioni del garante non sono sufficienti. Le compagnie di navigazione che non si adegueranno rischiano di non poter più operare in Sardegna. «Ho chiesto che le autorità competenti, governo compreso, tolgano le concessioni di attracco a chiunque continui a violare le decisioni dell’Antitrust». Lo scontro è aperto.