Il peggior incubo di ogni uomo diviene realtà nella notte del 23 giugno 1993. Una giovane e graziosa ecuadoriana evira il marito tranciadogli il pene di netto, e alla base. Lei si chiama Lorena Gallo, deve ancora compiere 23 anni, di professione fa la manicure; il marito John Wayne Bobbitt, ha 26 anni ed è un ex Marine. Lei è piccolina, neanche un metro e sessanta, lui un marcantonio tutto muscoli che faceva l’istruttore di nuoto. Il caso Bobbitt farà presto il giro del mondo.
Il fatto avviene a Manassas, in Virginia, poco lontano da Washington DC, dove la coppia abita. Come siano andate le cose lo stabilirà il processo che inizia un paio di mesi più tardi, sempre a Manassas. La ragazza entra nella stanza dove il marito dorme e gli stacca il pene con un coltello da cucina. Poi esce di casa con il pene fino a poco prima appartenuto al marito, sale in auto e parte. Dopo un po’ apre il finestrino e getta fuori il brandello sanguinolento facendolo finire in un campo. Nel frattempo John Wayne va in ospedale e la polizia si precipita a casa sua alla ricerca del pene, senza però trovarlo.
Lorena si rende conto di averla fatta grossa e chiama la polizia rivelando il luogo dove ha gettato la parte anatomica. Gli agenti corrono sul campo accanto alla strada e ritrovano il pene, lo mettono sotto ghiaccio e lo portano in ospedale. Lì, con un intervento chirurgico durato ben nove ore e mezzo, John Wayne Bobbit viene ricongiunto al membro separato. L’urologo James T. Sehn e il chirurgo plastico David Berman compiono un eccellente lavoro perché la propaggine ritrovata si rivelerà pure funzionante: la prova saranno un paio di film porno che l’ex Marine interpreterà, ma su questo torneremo poi.
Lorena Bobbitt in un primo tempo fornisce una giustificazione un tantinello riduttiva del suo gesto. Ovvero che il marito è un egoista perché arriva sempre all’orgasmo e non si cura di sincerarsi che ci arrivi pure lei. La ragazza, allora, spazientita gli taglia la propaggine colpevole di non farle provare l’estasi dei sensi. Poi cambia versione e afferma che il marito la violentava, e che avrebbe proceduto al taglio per evitare di essere stuprata per la seconda volta in cinque giorni.
Corpo del reato: il pene tagliato di Bobbitt viene mostrato a giurati e giornalisti al processo
Al processo finiscono entrambi sul banco degli accusati: Lorena per lesioni volontarie, John Wayne per violenza carnale tra coniugi. Diciamo subito che la vicenda legale – entrambi rischiavano vent’anni di carcere – si concluderà con una doppia assoluzione: il primo a cavarsela, già del settembre 1993 è John Wayne, Lorena sarà giudicata incapace di intedere e volere per aver agito in seguito a un impulso irresistibile a ferire il marito. Dovrà passare un paio di mesi in clinica psichiatrica. In quello stesso anno, Lorena finirà di nuovo dei guai per aver picchiato la madre.
Il processo è un avvenimento di prima grandezza. Arriva per assitervi anche lo scrittore italo-americano Gay Talese. «Sono qui per sentire quale sia l’atmosfera», spiegherà al Washington Post, «La storia della donna che castra il marito è gravida di simboli: la dice lunga sul nuovo equilibrio di poteri tra i sessi». Gli avvocati, tanto esposti mediaticamente, danno il meglio di sé.
I legali di lui affermano che Lorena non era affatto preoccupata riguardo al comportamento del marito tanto che alcuni vicini di casa le avevano offerto di dormire da loro, ma lei aveva rifiutato; anche se poi convengono che il loro assistito poteva in effetti non essere l’amante più sensibile del mondo. L’avvocato di lei invece dichiara che «Lorena ha agito per legittima difesa. John le si era gettato addosso, con la spalla premeva sulla sua bocca tanto da impedirle quasi di respirare».
Il processo si sofferma sulle varie fasi della vicenda, uno dei chirurghi che ha riattaccato il pene a John Wayne Bobbitt mostra in aula una gigantografia del reperto. Un ulteriore aspetto che può apparire davvero strano è che la coppia divorzi soltanto due anni dopo il fatto, ovvero nel 1995.
L’uomo a cui riattaccarono il pisello non finisce di far parlare di sé. L’intervento per farlo uscire dalla categoria dei mutilati e farlo rientrare in quella degli uomini che non devono chiedere mai era costato un occhio, e inoltre c’erano da pagare le salatissime parcelle degli avvocati. Decide quindi di sfruttare la parte del corpo che tanto l’ha reso famoso e nel 1994 partecipa a un film porno dal titolo John Wayn Bobbitt Uncut, dove il doppio senso di “uncut” (senza tagli) è piuttosto evidente. Due anni dopo eccolo di nuovo sul set per un film dal titolo John Wayne Bobbitt’s Frankenpenis, dove il riferimento andava al celebre mostro di Mary Shelley, che era stato messo insieme cucendo varie parti.
Purtroppo per lui, la cinematografia hard non gli dà la gloria imperitura, e saltabecca senza successo da un lavoro all’altro.
Ma non perde nemmeno occasione di avere guai con la giustizia, finirà arrestato sette altre volte. Sarà accusato di violenza domestica contro la terza moglie, Joanna Ferrel, anche se alla fine se la caverà per insufficienza di prove.
Lorena Gallo, invece, manterrà un profilo più basso, cercando di farsi dimenticare fino a quando non decide di partecipare a uno degli show più seguiti d’America, quello di Oprah Winfrey e nel 2009 l’ex coppia Bobbitt ricompare assieme in tv, con John che chiede scusa e Lorena pronta a giurare che lui non ha mai smesso di amarla perché le manda i bigliettini di San Valentino…
Twitter: @marzomagno