Wikipedia, ecco le voci su cui si litiga di più

Come funziona la discussione nell’enciclopedia libera

«Attenzione: il tuo IP è sotto controllo. Qualsiasi atto di vandalismo potrebbe costarti l’accesso all’area, o un allontanamento perpetuo dal sito». L’avvertimento, dal tono perentorio, non è altro che una delle tante sanzioni previste dalle linee guida del sito più open e accessibile del mondo: Wikipedia. Dietro le bianche pagine dell’enciclopedia libera, infatti, si nasconde il lavoro di un gruppo di insindacabili arbitri, l’Arbitration Committee. Un gruppo ristrettissimo, di dieci teste o poco più, che monitora e punisce una serie di reati: la diffamazione, lo spam, il conflitto di interessi, il vandalismo.

Questo tribunale virtuale, il cui mandato è limitato a due anni, viene eletto dagli altri utenti «attraverso un sistema semplice». Chi lo compone non rivela pubblicamente il proprio nome utente, ma deve comunque fornire la sua identità completa alla Wikimedia Foundation, l’ente no profit che gestisce la vita dell’enciclopedia e dei siti ad essa correlati. Accanto all’Arbitration Committee agisce il Policy Committee, che si occupa di redigere, discutere ed eventualmente modificare tutto quello che riguarda le norme che regolano l’utilizzo e il funzionamento del sito. Le decisioni dei due comitati finiscono poi sul banco dell’Appeals Committee, che può scegliere di confermare, revocare, o modificare parzialmente le sentenze espresse durante il primo grado.

All’interno dell’Appeals Committee siede anche Jimmy “Jimbo” Wales, il fondatore di Wikipedia. La sua posizione all’interno della gerarchia decisionale dell’Enciclopedia – dove lui, a differenza degli altri componenti, non ha limiti di mandato – è sempre stata contestata da una frangia di utenti, anche a causa di una web-fedina penale tutt’altro che immacolata. La battaglia combattuta contro Larry Sanger, il co-fondatore dell’enciclopedia, portò Wales ha infrangere le regole da lui stesso create: nel 2005, infatti, l’imprenditore americano arrivò a modificare la propria biografia, una pratica che Wikipedia scoraggia caldamente, cancellando le righe che attribuivano a Sanger metà del merito per l’ideazione e la fondazione del sito. Jimbo, inoltre, cercò di edulcorare la descrizione di Bomis, una delle sue prime avventure imprenditoriali online, che raccoglieva soldi (anche) tramite materiale pornografico a pagamento.

Una serie di gaffe che hanno parzialmente minato l’integrità dell’imprenditore americano agli occhi dei wikipediani, rendendo necessarie col tempo alcune variazioni nello statuto generale di gestione del sito. Oggi un articolo intero regola la posizione di Wales all’interno del sistema e dell’organizzazione dei comitati: dal 2009 è stato infatti ribadito una volta per tutte come il potere di Wales dipenda dal volere degli utenti e non dalla Fondazione stessa, di cui Wales fa parte, e come il 47enne di Huntsville mantenga il suo ruolo tradizionale solo fino a quando la comunità glielo permetterà. Wales, perciò, può continuare a prendere decisioni unilaterali (purché non riguardino i comitati e le elezioni), ma i wikipediani possono ribaltare o modificare i suoi “diktat” in qualsiasi momento «nel caso la situazione lo richieda».

Anche nella patria dell’open source, della democrazia e della collaborazione inter pares, dunque, c’è bisogno di inserire qualche paletto più robusto degli altri. Con impressionante frequenza, tra i 40 milioni di editori che collaborano attivamente il sito, scoppiano infatti conflitti decisionali bollenti. Sotto accusa la presunta parzialità di alcuni articoli, con dibattiti aperti ormai da anni e di cui non si vede la fine (il fronte della lotta può portare a situazioni di scontro frontale, in cui gruppi contrapposti di utenti continuano a sovrascrivere i contenuti nel tentativo di raccontare la loro versione dei fatti, senza mai effettivamente raggiungere un accordo). A mappare i focolai di discussione nascosti tra i server dell’Enciclopedia libera è stato un team di ricercatori dell’università di Oxford, che ha raccolto i log delle revisioni degli articoli realizzate nell’ultimo decennio e li ha analizzati nel dettaglio.

I ricercatori hanno identificato i cento argomenti più dibattuti in diecidifferenti lingue (foto sopra). Dallo studio è emerso come le tematiche più controverse siano, come pronosticabile, politica e religione. «Wikipediaè una piattaforma nuova e collaborativa, ma soffre di alcune peculiarità tradizionali delle società umane», ha spiegato Taha Yasseri, uno dei quattro co-autori della ricerca.

Lo studio, pubblicato a maggio nel giornale scientifico arXiv (e consultabile gratuitamente a questo link), ha evidenziato come Israele sia, in assoluto, il tema più controverso in assoluto a livello globale. Ci sono poi tematiche che dividono profondamente solo alcuni popoli. Nella versione inglese dell’enciclopedia, quella con il maggior numero di voci in assoluto, tre pagine sono riuscite a mettere tutti in disaccordo: George W. Bush, l’anarchismo e Maometto. In Germania ci si azzuffa soprattutto sulla Croazia, su Scientology e sulle teorie cospirative dell’11 settembre. In Francia, invece, il dibattito si accende su Ségolène Royal, sugli Ufo e sui testimoni di Geova.

Ma le curiosità non finiscono qui: i giapponesi si scontrano sui Manga, i romeni sulla musica e sull’arte, i cechi sulle scienze, gli spagnoli sullo sport. L’italiano, purtroppo, non rientra tra i linguaggi analizzati dalla ricerca. Possiamo ipotizzare, però, che vista la tendenza tutta italica alla polemica, anche da noi ci sia un certo fermento nelle discussioni. La pagina relativa a Silvio Berlusconi, per fare un esempio, ha raggiunto un livello di attendibilità “buono”, il che significa che il peggio (del dibattito) è passato. 

Restano ancora, comunque, alcune questioni irrisolte: un utente evidenzia come ci sarebbero «Informazioni poco chiare e tendenziose, in riferimento all’acquisto di Villa San Martino», un altro chiede di inserire nella biografia le informazioni relative a «quando Sabina Began era incinta, ed il padre sarebbe stato lui, e poi ha subito un aborto spontaneo. Io non posso perché la voce è semi-protetta all’infinito. Perché?». Risposta: «La voce è stata semiprotetta all’infinito perché un sacco di IP continuavano a vandalizzarla oppure a scrivere cose che non andavano bene. Io sinceramente mi ero completamente dimenticato della storia del figlio abortito, è veramente enciclopedica questa informazione?».

Twitter: @valeriobassan