“Della Valle, vendi il Corriere e comprati Loro Piana”

L’aquisizione da parte di Lvmh

Quando Linkiesta lo raggiunge telefonicamente ha appena concluso la conference call con le banche per definire gli ultimi dettagli del collocamento del bond da 250 milioni di euro lanciato oggi, che avrà durata di 5 anni e un rendimento intorno al 5 per cento. Franco Moscetti è l’amministratore delegato di Amplifon, società attiva nella distribuzione di apparecchi acustici, protesi e sistemi uditivi. Una multinazionale a trazione italiana presente in tutto il mondo che, caso raro, è predatore e non preda (ha concluso un’acquisizione in Australia nel 2010 e ora punta sull’India). Su Loro Piana passata per 2 miliardi nell’orbita del gigante francese Lvmh osserva: «Inutile parlare dei limiti del capitalismo familiare italiano, Lvmh è guidata dalla famiglia Arnault. Il problema vero è che la politica industriale non crea le condizioni per lo sviluppo di campioni nazionali del made in Italy». Come? «Lo Stato non deve essere dirigista, ma facilitatore». 

Loro Piana è solo l’ultimo gioiello del made in Italy che parla francese. In una prospettiva di mercato, quali sono le sue sensazioni sull’operazione?
Non mi stupisce, pensiamo solo a Bulgari, Pomellato, Cova. Sul mercato vince chi ha più idee, mezzi, strategie e visione, quindi benvenga Lvmh. Certo, da cittadino italiano – seppur a capo di un’azienda che è predatore e non preda – se mi sento preda non sono molto felice. Ogni volta che assisto a un’operazione del genere non faccio festa, ma credo purtroppo che dovremmo abituarci a notizie del genere. Loro Piana avrà ora la possibilità di sviluppare propri canali distributivi perchè i grandi gruppi francesi hanno raggiunto ormai una dimensione e una forza che pochi altri possono garantire. E quindi io dico: perché non creiamo la nostra Lvmh? O vogliamo aspettare che ogni impresa di successo per crescere necessiti di darsi in pasto agli stranieri?

A chi spetta creare la nostra Lvmh?
Non voglio andare a fare i conti a casa di altri, ma non posso non essere stupito di leggere due articoli sul Corriere di stamattina. Uno è firmato da Diego Della Valle ed è un appello a Napolitano per salvare il giornale, l’altro è la notizia dell’acquisto di Loro Piana, sulla quale nessuno dice niente. Ecco, a Della Valle non mancano idee né visione, se si concentrasse di più sul made in Italy invece che pretendere di insegnare a Marchionne come si fanno le auto probabilmente qualche soluzione si troverebbe. 

Le imprese che non hanno una dimensione sufficiente per aprirsi da sole nuovi mercati a chi si devono rivolgere? Confindustria? Ice? Sace? 
No, non abbiamo bisongo né di Ice né di Confindustria. Il tema è: la politica industriale vuole creare dei campioni nazionali in grado di competere con Lvmh? E non si tiri fuori la storia del capitalismo familiare, perchè a capo di Lvmh c’è la famiglia Arnault. Tutto sta nel creare le condizioni per lo sviluppo. Lungi da me giudicare la legge Amato-Ciampi (la 218 del 1990, ndr), ma quel provvedimento diede il via a una stagione di fusioni bancarie e consolidamento di migliaia di istituti locali dalle quali nacquero colossi come Intesa Sanpaolo e Unicredit. La domanda da porsi, allora, è: se ci fosse stato un polo nazionale del lusso, magari con vantaggi fiscali, siamo sicuri che Loro Piana avrebbe venduto ai francesi? Attenzione, io non chiedo allo Stato di essere dirigista, ma facilitatore. Essere dirigista vuol dire imporre, essere facilitatore vuol dire mettere mezzi e risorse nelle attività a valore aggiunto. Pensiamo alla execution e non ai convegni. 

Tre misure che chiede Amplifon al governo. 
Niente di nuovo, ribadisco temi che sentivo quando portavo i calzoni corti e di cui si continua a parlare ora che ho i capelli bianchi. Primo, la macchina pubblica costa troppo, e non paga i debiti nei confronti delle aziende. Come mai non sono state liquidate le loro spettanze? Due: abbiamo detto che il nostro personale costa di più tra i peers è quello che guadagna di meno. Le risulta alcuna decisione per abbassare il cuneo fiscale? Terzo, viviamo in un momento in cui l’occupazione è un dramma, anche perchè l’economia riparte solo se aumentano i consumi, ma per fare aumentare i consumi la gente deve lavorare. Dobbiamo ripartire dalle attività ad alta intensità di occupati. 

Una domanda sull’azienda. Perché negli ultimi 4 bilanci non avete iscritto spese di ricerca e sviluppo?
Abbiamo deciso di fare una collaborazione con Siemens: abbiamo un accordo nell’ambito del quale noi contribuiamo con il nostro know how, ovvero 3.500 negozi quindi antenne sparse nel mondo e collaborazioni con università e un customer database nel quale abbiamo 6 milioni di nominativi di cui identifichiamo problemi. In cambio Siemens sviluppa i nostri prodotti. 

Le vostre prossime mosse?
Oggi stiamo concretizzando un bond da 250 milioni di euro. È vero che le banche spesso prestano denaro a fatica, ma credo che le aziende con un modello di business e una strategia di sviluppo adeguata non abbiano problemi a trovare investitori. 

Twitter: @antoniovanuzzo

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