Ieri il presidente della Camera Laura Boldrini ha gentilmente e recisamente declinato l’invito a visitare uno degli stabilimenti del gruppo da parte dell‘amministratore delegato di Fiat Marchionne, in quanto non apprezza un modello di capitalismo basato sull‘idea di comprimere i diritti dei lavoratori.
Oggi è invece tempo di FantaBoldrini, dichiarazioni non vere ma verosimili dello schieratissimo presidente della Camera.
1) [FantaBoldrini sull’apertura delle fabbriche]: «Capitalisti cattivi, apritele a casa vostra le fabbriche!». «Ma Presidente, gli Agnelli sono italiani». «No, sono torinesi».
2) [FantaBoldrini sull’Avvocato Agnelli]: «Cari amiche e amici, badate: l’orologio sopra il polsino della camicia – come era uso fare Gianni Agnelli – è un chiaro segno della prevaricazione del capitale sopra il lavoro».
3) [FantaBoldrini su Lapo versus John Elkann]: «Viva Lapo e ItaliaIndependent che tutelano i diritti dei lavoratori con salari alti, abbasso Yaki Elkann e Fiat cattivoni che non lo fanno».
4) [FantaBoldrini musicale sulle note di Contessa]: «Che roba Landiniii / all’industria di Yakiii / han fatto profitti / quei quattro baroniiii».
Twitter: @ricpuglisi
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4 maggio 2013
di Cristina Giudici
Sarà colpa del sessismo, che non risparmia nessuno, neanche una donna charmant, dall’aria perbene, con un eccellente curriculum, dedicato a una persistente e coerente battaglia per i diritti civili. Oppure sarà per via della contrarietà dei suoi detrattori politici, che non hanno digerito che una signora della buona borghesia marchigiana – madre antiquario, padre avvocato, ottime entrature nei salotti radical chic – sia riuscita a salire sullo scranno della terza carica dello Stato, passando per il partito di Nichi Vendola. Oppure ancora per sue frequenti esternazioni a favore degli ultimi, piene di enfasi, ma la presidente della Camera, Laura Boldrini, è diventata una figura divisiva.
Al punto che, quando due giorni fa ha confidato di aver ricevuto diverse minacce di morte, di cui molte a sfondo sessuale, alla penna compassionevole de la Repubblica, Concita De Gregorio, e ha invocato provvedimenti per mettere mano all’anarchia del Web, le reazioni sono state contrastanti. Tante donne le hanno espresso solidarietà, ci mancherebbe altro, per le minacce ricevute, dai toni grevi e morbosi. Il “popolo del web”, però, è subito insorto contro la sua tentazione censoria della libertà virtuale, che può esprimere oltre alla democrazia digitale dell’informazione anche le peggiori pulsioni, ancestrali, per cercare di denigrare chiunque. (continua qui)