MADRID – È bastata una sola intervista a lanciare il missile più distruttivo nel ventre molle del Partido Popular, la maggioranza spagnola al Governo, braccata, da mesi, da scandali, rivelazioni e perdita di fiducia nell’elettorato. È bastato che El Mundo, il quotidiano vicino al premier e presidente del Pp Mariano Rajoy (come lo fu con l’ex premier popolare José Maria Aznar), si aggiudicasse in esclusiva l’intervista a Luis Bárcenas, l’ex tesoriere del Pp in carcere per una presunta rete di corruzione e malversazione di denaro pubblico. Il giornale di Madrid, centrista e liberista, diretto da Pedro José Ramírez ha dato una bella lezione di giornalismo a tutti. In Spagna ma anche al di qua dei Pirenei, cavalcando l’onda di rivelazioni e polemiche innescata proprio dal El País, il suo diretto concorrente da sempre schierato con i socialisti.
Facciamo qualche passo indietro. Lo scorso febbraio, El País, dopo mesi d’indagini, pubblica alcuni documenti di Bárcenas contenenti i nomi di molti rappresentanti politici del Pp accanto ai quali compaiono cifre di denaro. Sono i quaderni della «contabilità nera» che attestano come negli ultimi vent’anni la destra spagnola si è finanziata illegalmente attraverso donazioni in contanti da parte di imprenditori e costruttori che ricevevano in cambio appetitosi appalti e contratti firmati dalle amministrazioni locali e nazionali governate dagli uomini di Aznar prima e Rajoy dopo. Bárcenas conferma l’autenticità dei quaderni pubblicati, rimangiandosi la parola di quello che potrebbe essere stato un accordo di silenzio col Pp, probabilmente fallito (lo dovrà scoprire la magistratura). Per El País è uno scoop formidabile che fa tremare le gambe al premier e al suo esecutivo, già minato dal pessimo andamento dell’economia.
Poi, a sorpresa, pochi giorni fa, ci mette lo zampino El Mundo, che fa parte del gruppo Rcs. Nell’articolo “Quattro ore con Bárcenas”, il direttore del quotidiano liberista intervista l’ex tesoriere e raccoglie importati accuse. «Conosco tutte le vostre magagne e vi trascinerò a fondo con me», tuona l’ex tesoriere contro i popolari. L’intervista è stata raccolta lo scorso 27 giugno, poche ore prima dell’ordine di arresto di Bárcenas che conclude con un sinistro avvertimento: «Quello che si è saputo fino a ora è soltanto la punta dell’iceberg, perché posso testimoniare fatti che farebbero cadere immediatamente il Governo». Bárcenas non è considerato un folle e per El Mundo, che da sempre ospita per primo le interviste ai premier popolari, è un altro formidabile scoop.
L’ARTICOLO: Cuatro horas con Bárcenas
El Mundo non è di proprietà del partito di calle Genova (Pp), come Prisa non prende ordini dal Psoe (anche se in un recentissimo passato Zapatero con una legge ad hoc ha favorito le tv digitali del gruppo editoriale). In ogni caso l’indipendenza dimostrata è un esempio per la stampa internazionale, anche italiana.
Il quotidiano di Ramírez ha fatto le pulci al partito che appoggia fin dalla sua fondazione e lo ha fatto appellandosi, implicitamente, al diritto di informazione. Non è stato facile riportare dichiarazioni di una gravità enorme, ma si doveva fare. Non è bello grattare via lo sporco in casa degli amici e poi denunciarli. Nella famosa intervista de El Mundo c’è un’altra bomba ad orologeria: l’accusa di corruzione a María Dolores de Cospedal, la potentissima presidente della Castilla-La Mancha e segretaria generale del Pp, vicinissima al presidente del Consiglio Rajoy. El Mundo non si è schierato dalla parte di Bárcenas o dei giudici, ha fatto quello che chiederebbe la professione: raccogliere una confessione e pubblicarla, indipendentemente dal colore della sua casacca.
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