C’è Royal Baby e Royal Baby, soprattutto c’è modo e modo per dare la notizia. Mentre oggi pare che non ci sia notizia al mondo più importante della nascita dell’erede al trono britannico, il terzo dopo nonno Carlo e papà William, quando a nascere fu proprio William la notizia venne data con maggiore sobrietà, parola al tempo non ancora carica dei significati odierni.
La Stampa del 23 giugno 1982 (il bimbo era nato il 21) riserva all’articolo un taglio basso nella pagina degli esteri, sovrastato dalle notizie sulla nomina di un generale a presidente dell’Argentina e sulla legge anti crisi economica varata in Francia dal presidente François Mitterrand. Sotto al titolo su tre colonne «Entusiasmo in Inghilterra per il figlio di Diana. Forti scommesse sul nome», campeggia la prima foto ufficiale di Lady Diana e del principe di Galles con il neonato.
«Dopo aver atteso e sofferto per oltre 16 ore in attesa del lieto annuncio, l’intera nazione britannica ha dato ieri libero sfogo al suo entusiasmo per la nascita del figlio del principe Carlo e di Lady Diana. “È un maschio”, “Sono diventato papà”, “Ha i miei occhi blu”, ha titolato a tutta pagina la stampa britannica. Lady Diana e il suo bambino hanno lasciato l’ospedale ieri, poco dopo le 18 ore locale, a meno di 24 ore dal parto. La principessa, che appariva in ottima forma, con un vestito di cotone verde, era accompagnata dal marito che teneva tra le braccia il bambino. Diana ha poi preso il neonato e dopo aver posato per i fotografi per qualche istante, la coppia è salita a bordo di un’auto blu per recarsi nella propria residenza di Kensignton. Il principe Carlo appariva felice e riposato».
E le scommesse annunciate nel titolo? Gli inglesi, si sa, amano scommettere, ma non sempre ci azzeccano, infatti il nome dato per più probabile dagli allibratori era Giacomo (7 a 2), seguito da Carlo, Edoardo, Davide, Filippo e Luigi. Guglielmo non era neanche preso in considerazione. E invece proprio William sarà.
Il giorno precedente il quotidiano torinese aveva dato la notizia del ricovero della principessa in preda alle doglie e del precipitoso rientro del marito in elicottero dalla Francia dov’era andato a inaugurare un monumento ai caduti britannici. C’erano però anche diecimila italiani in trepidante attesa; erano i partecipanti al concorso «Il bambino reale» (strano, si parlava ancora italiano) indetto da Radio Montecarlo: bisognava indovinare ora, giorno, minuto della nascita del figlio di Diana e Carlo. Primo premio cinque milioni di lire, secondo due milioni e mezzo, terzo mezzo milione.
Maggiore entusiasmo sembrava invece aver suscitato la nascita di Carlo, il 14 novembre 1948. La Stampa riporta la notizia due giorni dopo, in prima pagina. «Elisabetta aveva preparato un corredino azzurro», titola il quotidiano, quasi presagisse che si sarebbe trattato di un maschietto (ma nessuno riferisce se fosse pronto anche un corredino rosa). Il catenaccio costituisce un breve riassunto sulla monarchia com’era allora: «Il re in frak, la regina in decolleté, Filippo in pullover, e la bisnonna attendevano in una stanza attigua la nascita. Una bottiglia di champagne e 41 colpi di cannone. La notizia alla folla. Un principe di tre chili e mezzo. Forse si chiamerà Giorgio» (e anche qui, col totonome, andiamo male).
«Tutte le madri d’Inghilterra» attacca il pezzo firmato dal corrispondente Carlo Maria Franzero, «ripetono il vecchio detto “Child born on Sunday is full of grace” (Bambino nato di festa è pieno di grazia), e soggiungono, quasi con orgoglio di donna: “Elisabetta era sicura che sarebbe stato un maschio”. Nella mattinata è stato affisso al cancello di Palazzo Buckingham il primo bollettino sulle condizioni della puerpera e del neonato. “S.A.R. la principessa Elisabetta ha riposato qualche ora durante la notte. Le sue condizioni e quelle del piccolo sono soddisfacenti”. La folla che continua a sostare sulla piazza del palazzo nonostante la pioggia, ha commentato che le parole del bollettino erano state scelte con cura per indicare che le cose seguono il loro andamento normale, mentre la frase “ha riposato qualche ora” indicava che Elisabetta non aveva avuto una notte completamente tranquilla. E nel pomeriggio è stato annunciato ciò che tutte le madri erano ansione di apprendere: il peso del bambino: tre chili e mezzo; e persona che lo aveva visto ha detto che è un bellissimo bambino».
E più avanti scrive: «Verso le 22.30 un paggio in livrea azzurra attraversò il cortile del palazzo e bisbigliò qualcosa al poliziotto di turno presso la cancellata. Subito dopo il poliziotto, con quell’aria paterna che è una specialità dei policemen inglesi, diceva a chi gli era vicino: “Tutto bene, è un bambino”. Poco dopo un’automobile cercava di aprirsi un varco tra la folla; era la regina madre – la bisnonna – che si recava a vedere il nipotino».
Quando nacque Elisabetta, invece, il 21 aprile 1926, gli italiani avevano ben altro a cui pensare. Mica potevano perdere tempo con quei mollaccioni dei reali inglesi. I giornali dell’Italia maschia e nerboruta di Benito Mussolini non avevano spazio per queste frivolezze. Infatti nella Stampa di quei giorni la notizia della nascita reale non si trova. Il giornale del 23 aprile apre con il titolo «La vittoria Mellon-Volpi al Senato americano» per sottolineare che il ministro delle Finanze italiano, Giuseppe Volpi di Misurata, aveva spezzato le reni all’America, strappando un favorevole accordo per il debito pubblico. Il giorno dopo lo stesso quotidiano apre con la notizia «L’Italia e la politica di Mussolini». Non abbiamo tempo da perdere con fantolini reali, qua c’è da raddrizzare un Paese, che poi dobbiamo vincere la guerra. E infatti, poi, si è visto.