Per diventare insegnanti il merito conta sempre meno

Pubblicato il decreto sui Pas

Per i 20.067 aspiranti docenti che stanno terminando in questo periodo i tirocini formativi attivi (Tfa) ordinari è una doccia fredda. Per i circa 80mila – secondo le stime – che da quei tirocini sono rimasti esclusi, ma hanno maturato tre anni di anzianità di servizio, è una buona notizia. La pubblicazione il 4 luglio in Gazzetta ufficiale del decreto che crea una via per l’abilitazione apposta per i precari storici – finora si era parlato di “Tfa speciale” ma in base al testo si tratta di “percorso abilitativo speciale” (Pas) – riaccende lo scontro nel mondo della scuola.

Gli “ordinari” hanno superato una rigida selezione basata sul merito e divisa in tre parti (la prima, il test nazionale, è stata una Caporetto per il ministero dell’Istruzione, visto l’elevatissimo numero di errori nelle domande). Il numero degli ammessi era stato calibrato in base a una programmazione che individuava le necessità dell’apparato scolastico italiano, per evitare gli errori del passato che hanno portato all’attuale emergenza dei precari.

Quella programmazione rischia ora di saltare. Per venire incontro alle esigenze di chi da anni insegna nella scuola, e nonostante questo non ha l’abilitazione (contrariamente a quanto dispone la normativa europea), già il precedente governo aveva pensato di istituire un percorso speciale il cui accesso non fosse regolato dal merito ma dall’anzianità. Si tratta di una misura eccezionale, limitata nel tempo ai prossimi tre anni e pensata per “smaltire” l’accumulo di precari storici prima di mandare a regime il sistema dei Tfa ordinari e concorsi a cadenza biennale. Il problema è che l’immissione di 80mila docenti abilitati, oltre ai 20mila previsti dal Tfa ordinario, rischia di ingolfare nuovamente il sistema.

«Non vedo una soluzione ragionevole al problema», afferma Giorgio Bolondi, professore dell’Università di Bologna e membro dell’Unione matematica italiana. «Questa dei Pas – prosegue Bolondi – fa saltare la logica programmatoria non solo a livello di sistema ma anche a livello individuale. Un giovane che abbia fatto i suoi piani in base a quelle che erano le regole del Tfa ordinario ora rischia di vedere stravolta la propria situazione».

Già da tempo gli “ordinari” non perdono occasione per far sentire la loro voce e lamentano il sacrificio del principio del merito a loro discapito. «Le persone che adesso accedono ai Pas – spiega Luca, 28 anni e iscritto al Tfa ordinario di Fisica – hanno avuto le nostre stesse chance di entrare nel corso ordinario. Loro non ce l’hanno fatta e noi sì. Perché ci devono passare davanti senza nessun giudizio sulla loro reale bravura? Insegnare da anni è di per sé un titolo di merito?». Parole dure, a cui sembra indirettamente rispondere l’esultanza su un blog di insegnanti di Lucia, docente precaria trentanovenne di italiano: «Finalmente! Io non ho potuto fare il Tfa ordinario perché non potevo rinunciare alle supplenze per un anno. Era ora che riconoscessero i nostri diritti!».

Lo scontro rischia ora di finire nelle aule di tribunale, con l’Adi (associazione docenti italiani) che dopo aver pubblicato un appello di oltre 800 professori universitari per fermare i Pas, intende ora promuovere insieme agli “ordinaristi” dei tfa un ricorso al Tar del Lazio per annullare il provvedimento. «Accuratamente confezionato da tutti i sindacati e da tutti partiti – si legge nel comunicato dell’Adi – questo percorso (i Pas, ndr), passato indenne per le mani di più ministri, regalerà l’abilitazione a 75.000 persone, che piomberanno sulle graduatorie, sbaragliando i giovani. Quasi tutte bocciate alla selezione del Tfa ordinario, queste persone possiedono l’unico merito riconosciuto in questo Paese: l’anzianità».

La prossima settimana sarà decisiva per capire quanto forte debba essere la preoccupazione degli “ordinari”. Al decreto già pubblicato infatti deve seguire un decreto attuativo, i cui dettagli saranno fondamentali. Un punto in particolare è molto delicato: se, ai fini delle graduatorie, il Tfa ordinario e il Pas daranno gli stessi punti o se, come a suo tempo annunciato dal ministro Profumo, il secondo sarà penalizzato. Nel caso il punteggio dovesse essere il medesimo si avrebbe una situazione di fatto in cui chi ha superato una selezione di merito molto difficile è addirittura svantaggiato rispetto a chi ha accumulato tre anni di anzianità di servizio, visto che nelle graduatorie pesano le supplenze fatte.

Nel testo del decreto pubblicato è inoltre sparito il test nazionale che avrebbero dovuto sostenere anche gli “speciali”. Non per garantire il diritto di accedere o meno (quello è regolato dall’anzianità) ma per stabilire in base a un criterio meritocratico le priorità di accesso ai Pas nel corso dei prossimi tre anni, e per influire sul punteggio finale. Se da un lato, come sottolinea il professor Bolondi, «era difficile immaginare un’unica prova, uguale per persone con percorsi alle spalle completamente diversi e spesso tortuosi», dall’altro ha pesato la battaglia dei sindacati in proposito. «Per noi – dichiara Anna Fedeli, segretaria nazionale Flc Cgil – l’unico criterio di merito che va valutato è l’anzianità di servizio, l’esperienza sul campo. Introducendo un criterio diverso si sarebbero discriminati i docenti con una maggiore anzianità, a cui secondo noi va invece data la precedenza». In assenza di questo test lo scaglionamento nel triennio dovrebbe avvenire, ancora una volta, sulla base del solo criterio di anzianità. Ma per chiarire anche questo dettaglio si dovrà attendere il decreto attuativo.

Nel testo già pubblicato non mancano comunque aspetti problematici. «Ci stiamo confrontando con le forze politiche – prosegue Fedeli – perché anche l’anno scolastico 2012-2013 possa valere ai fini del calcolo dei tre anni di anzianità, mentre per adesso non è ancora così. Poi ci stiamo battendo perché i costi del corso vengano calmierati e resi uniformi in tutto il Paese (il Tfa ordinario aveva un’oscillazione di costo tra i 2 mila e i 3 mila euro ndr) e perché, trattandosi di lavoratori, si predisponga un orario compatibile con i loro impegni». La testata specializzata Orizzonte Scuola segnala anche la discriminazione subita dai docenti di scuole pubbliche già in ruolo, che non possono partecipare ai Pas, a differenza dei loro colleghi delle scuole paritarie. «Siamo contrari – dice Fedeli – ma al momento le nostre priorità sono altre».

«Paghiamo ora – spiega ancora Bolondi  le scelte sbagliate degli anni passati. Quando si fanno le cose in modo disordinato si creano incongruenze e assurdità. Ad esempio, chi ha fatto il Tfa ordinario pur avendo i requisiti di anzianità ora si chiederà il perché di tanto spreco di fatica a studiare e prepararsi. E chi magari è rimasto fuori per poco dal numero chiuso si chiederà quanti di quelli entrati avrebbero potuto fare il Pas, evitando di “rubargli il posto”. Viviamo un momento di passaggio – conclude Bolondi – che speriamo termini presto. Quando il sistema sarà a regime i problemi dovrebbero essere minori». Nell’attesa sacrifichiamo la meritocrazia.

Twitter: @TommasoCanetta

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter