Portogallo e Grecia fanno di nuovo tremare l’eurozona

Il ritorno della crisi dell’eurozona

Portogallo e Grecia tornano a far sussultare i mercati finanziari. Fanno paura le dimissioni del ministro lusitano della Finanze, Vitor Gaspar, e del suo collega degli Esteri, Paulo Portas. Specie perché a queste potrebbero seguirne altre, mettendo così in ginocchio il governo guidato da Pedro Passos Coelho, che ieri ha smentito di essere sul punto di lasciare. La crisi di governo è però tale da impensierire sia Bruxelles sia gli investitori finanziari. E come se non bastasse, al centro dei timori dei policymaker dell’eurozona c’è anche la Grecia, che rischia un ritardo di tre mesi dell’erogazione della prossima tranche di aiuti.

Dopo mesi di tranquillità, il Portogallo rivede lo spettro della crisi. Questa volta, tuttavia, è stata la politica a far saltare gli equilibri. Tutto verte, ancora una volta, sulle misure di austerity che si sono rese necessarie dopo la richiesta di aiuto della primavera del 2011. Il titolare delle Finanze, Gaspar, fu l’artefice delle negoziazioni del salvataggio, ma via via il consenso è andato scemando, arrivando alla degenerazione degli ultimi giorni. Le opzioni sono due: fare un rimpasto di governo o andare a elezioni anticipate. Una soluzione, quest’ultima, che potrebbe rallentare il ritorno di Lisbona sui mercati obbligazionari, previsto per il prossimo anno. «È una situazione complicata, che potrebbe avere pesanti ripercussioni su tutto il programma di salvataggio», ha detto a Linkiesta un diplomatico portoghese. I dialoghi fra le parti politiche continueranno per i prossimi giorni, con l’obiettivo di raggiungere a un accordo di stabilità entro il prossimo lunedì.

L’amplificarsi della crisi portoghese ha avuto un impatto significativo sui mercati finanziari. La Borsa lusitana, il cui indice è il Psi, ha perso terreno fin dalle prime battute, arrivando a scendere di oltre 6 punti percentuali. La pressione intorno ai titoli di Stato portoghesi ha portato il tasso d’interesse del decennale oltre quota 8%, il massimo dal novembre 2012. E le attese sono per un peggioramento nei prossimi giorni, nel caso in cui non ci siano sviluppi positivi da Lisbona. Su questa scia, le piazze finanziarie europee hanno aperto in forte declino, con il principale indice di Borsa Italiana, il Ftse Mib, arrivato a perdere più del 2 per cento. Stesso discorso per il resto dell’eurozona, colpita dalle vendite.

Anche Bruxelles ha risposto male alla crisi politica in Portogallo. Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso non ha usato mezzi termini per definire la sua posizione: «L’iniziale reazione dei mercati mostra l’ovvio rischio che la credibilità finanziaria recentemente costruita dal Portogallo possa essere messa a rischio dall’instabilità politica». Parole che hanno fatto il paio con quelle di Jeroen Dijsselbloem, numero uno dell’Eurogruppo. «La situazione è preoccupante», ha detto l’olandese. Nonostante questo, c’è fiducia che tutto possa tornare in equilibrio entro pochi giorni, senza compromettere l’esito del bailout. Sarà cruciale l’incontro che avverrà domani fra il primo ministro Passos Coelho e il presidente Anibal Cavaco Silva. Solo dopo si potrà capire se la crisi di governo potrà essere superata, con la conseguente preservazione del programma di salvataggio.

Oltre ai problemi di Lisbona, ci sono quelli di Atene. Come osservato due giorni fa, la troika composta da Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione Ue ha iniziato la sua missione in Grecia. Lo scopo è capire se e come ci sono stati progressi rispetto all’ultima verifica trimestrale prevista dal memorandum of understanding siglato per ottenere gli aiuti, che intanto hanno raggiunto quota 240 miliardi di euro. Secondo le ultime indiscrezioni, sono la troika potrebbe bloccare per i prossimi tre mesi l’erogazione della prossima tranche di aiuti, pari a 8 miliardi di euro. Un funzionario della Commissione Ue conferma a Linkiesta che i problemi potranno essere risolti solo entro fine settimana, al momento della conclusione della missione. E non ci saranno problemi di liquidità per Atene: «Ci sono soldi per i prossimi tre mesi». Il punto, come risaputo, è un altro. Per ora i progressi su consolidamento fiscale, razionalizzazione della spesa pubblica e privatizzazioni non sono ancora sufficienti. «Le aspettative sono però buone, il dialogo con il governo greco sta procedendo nel modo sperato», dice il funzionario. Tutto è rimandato a venerdì, quindi. Tanto per il Portogallo quanto per la Grecia.  

[email protected]

Twitter: @FGoria

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter