È proprio vero che in questo paese non paga mai nessuno. Ma il problema è che in questa estate – nell’estate del metaforico pasticcio kazako – si sta superando qualsiasi limite di guardia. Ed è indubbio che ieri il sommario dei telegiornali sembrava più che altro la scaletta di un programma satirico, una sequela di notizie surreali e inverosimili.
Ricapitolando le tre perle del momento: la prima, a Taranto secondo l’Ilva, si muore di tumore più che in qualsiasi altra parte d’Italia non certo non per i veleni della siderurgia, ma perché si fuma e si beve troppo; secondo: due ministri della Repubblica spiegano che una donna e una bambina figlie di un rifugiato politico sono state espulse dall’Italia perché loro non ne sapevano nulla; terzo: un vice presidente del Senato, nonché esponente di primo piano della Lega Nord finisce nella bufera per gli insulti lanciati da un comizio nel bargamasco contro il ministro dell’Integrazione Cecyle Kyenge perché spiega: «Quando vedo le sue immagini non posso non pensare alle sembianze di un orango».
Ecco, è vero che al peggio in Italia non c’è mai fine, ma che un senatore che presiede l’Assemblea di Palazzo Madama possa impunemente dare ad un ministro della scimmia, e parlare come la controfigura dei nazisti dell’Illinois in un film dei Blues Brothers: questo davvero non può accadere e non può passare liscio in alcun modo. Fa bene, ovviamente il ministro Kyenge a dire: «Le parole di Calderoli non le prendo come un’offesa personale, ma mi rattristano per l’immagine che diamo dell’Italia».
Ma adesso deve accadere qualcos’altro, e – nel paese in cui non si dimette mai nessuno – la musica deve cambiare. Sarebbe bello se si cominciasse da questa brutta storia con le dimissioni immediate di Calderoli dall’ufficio di presidenza del Senato. Forse si potrebbe proseguire con il commissariamento dell’Ilva e l’esautorazione del dottor Bondi, in modo che la salute dei tarantini non sia più un prodotto della fantasia dei periti della famiglia Riva. E forse, per effetto salutare di questa bufera, si potrebbe concludere persino con l’addio dei ministri Angelino Alfano ed Emma Bonino, ancora una volta colpiti dalla nota sindrome del «A mia insaputa».
Lo so, sembra un romanzo di fantascienza. Ma magari se Calderoli iniziasse a dare il buon esempio lasciando il suo scranno, potrebbe crearsi davvero un virtuoso effetto domino. Sarebbe la prima volta che l’ex ministro, famoso per aver provocato un assalto ad una ambasciata con una t-shirt, avrebbe l’occasione di dare buon esempio. Solo così in questa folle estate, l’Italia tornerebbe a confinare con l’Europa, e non con il Kazakistan.
Twitter: @lucatelese