Sul destino di Firenze è duello tra Renzi e Betori

Dopo lo scandalo escort

Feroce scontro fra l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori e Matteo Renzi. Il sindaco ha risposto in Consiglio comunale all’omelia del cardinale del 24 giugno, in occasione della festa di San Giovanni, patrono della città, pochi giorni dopo la vicenda escort. «Un’improvvida voglia di trasgressione passa dalle piazze ai luoghi della cultura, anche qui senza che si notino apprezzabili reazioni, pur con qualche lodevole eccezione», aveva detto Betori. «Si aprono spazi di trasgressione, in tutte le forme possibili, che incidono sull’identità stessa della città», che deve «salvaguardare i beni di cui è custode» continuando «a generare bellezza e cultura. Il rispetto dei nostri luoghi d’arte ne è il presupposto, non per ridurci a un museo».

Firenze, aveva aggiunto Betori, «è al quarto posto in Italia per presenza di senza dimora» e in città si osserva «una allarmante crescita del bisogno alimentare». In più, come non reagire «alla notizia del primato di questa città nel consumo di cocaina e agli avvertimenti circa la diffusione anche tra noi della piaga del gioco d’azzardo?». Colpi tremendi sulla città, preceduti dalle critiche del presidente dell’Opera del Duomo Franco Lucchesi, che aveva denunciato il “degrado” di piazza del Duomo: praticamente un suk.

«Sono oggetto – ha detto Renzi nel salone dei Dugento – di un duro attacco politico che parte dall’Opera del Duomo e prosegue con l’omelia del cardinale e che probabilmente proseguirà nelle prossime settimane. È giusto che si descriva Firenze come una città in cui la mission è trasgredire, che vive in una sorta di squallore?», si è chiesto il sindaco in Consiglio.

«Si sono dette nell’omelia di San Giovanni parole molto dure. Non sono così ingenuo da non pensare che nel linguaggio della Chiesa ruiniana, nella scuola della vecchia Conferenza episcopale italiana, un’omelia così dura nel giorno del patrono non abbia un significato ultroneo, e lo rispetto. Ma dico che Firenze è diversa da come è stata rappresentata in questi giorni». Nelle parole di Betori sulla “trasgressione”, era chiaro il riferimento al caso escort.

L’arcivescovo di Firenze già in passato si era esposto molto sulla “mancanza di etica” della città, soprattutto appena arrivato. Per dire, nel 2009, ai tempi dell’inchiesta su Castello, che coinvolgeva i progetti di trasformazione urbanistica della periferia nord di Firenze, Betori usò parole altrettanto dure. «Non possiamo tacere, guardando alla nostra società, come la sete smodata di potere e di denaro abbia inquinato ulteriormente i processi politici e sociali della convivenza nazionale». Anche a Firenze, disse Betori, non ancora cardinale (e Renzi non era ancora sindaco), «si sente l’esigenza di far valere di più le ragioni del bene comune con una concorde assunzione di responsabilità. Mai come oggi sembra necessario un sussulto di eticità e di spiritualità».

Non è neanche la prima volta che arcivescovo e sindaco duellano. Quando Palazzo Vecchio, nel 2010, decise di stanziare 250 mila euro per un fondo di garanzia a sostegno del pagamento dei mutui per le giovani coppie, non escludendo dal bando neanche i conviventi o le coppie omosessuali, Betori disse che si sarebbe aspettato «un aiuto e una promozione a favore della famiglia fondata sul matrimonio, quella che la Costituzione tutela».

La risposta del porporato alle parole di Renzi in Consiglio è stata immediata, via Twitter: «La natura culturale, spirituale ed etica della mia omelia è sotto gli occhi di tutti. Mi preme solo il bene di Firenze e dei fiorentini».

@davidallegranti 

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