Telecom, l’Agcom taglia l’affitto dell’ultimo miglio

Lo scontro Telecom-Authority

Tutto come previsto. Alla fine di una giornata densa l’Agcom ha abbassato le tariffe all’ingrosso che Telecom Italia fa pagare agli operatori per fornire i propri servizi sulla rete in rame. Nello specifico, il regolatore guidato da Angelo Cardani ha tagliato da 19,5 a 15,14 euro (-22,3%) il bitstream – ovvero l’affitto della rete per veicolare la propria offerta dati – mentre per l’unbundling local loop, il cosiddetto “ultimo miglio” (quello che arriva nelle case degli utenti ed è interamente gestito da Telecom, ndr) da 9,28 a 6,28 euro (-6,47%). Infine, il servizio Wlr, cioè il servizio telefonico di base soltanto voce, passa da 11,70 a 11,14 euro.

La decisione potrebbe essere operativa già da settembre, dopo aver incassato l’ok di Bruxelles. Proprio dalla Commissione europea è partita oggi una serie di perquisizioni, come ha rivelato il quotidiano francese Le Monde, nei confronti di Orange, Deutsche Telekom e Telefonica volte a verificare possibili abusi di posizione dominante nei servizi internet. Perquisizioni che Vodafone, Telecom Italia e Fastweb fanno sapere di non aver subito. Una mossa che arriva all’indomani delle voci più insistenti secondo cui le compagnie europee si sarebbero opposte al piano unico per il settore che l’eurocommissario alle Telecomunicazioni, Neelie Kroes, starebbe mettendo nero su bianco. Il motivo? Circa 7 miliardi di mancati ricavi derivanti dal roaming, ha spiegato il Financial Times

Sulla questione delle tariffe all’ingrosso stamani sono duramente intervenuti Paolo Bertoluzzo, numero uno di Vodafone Italia e Sud Europa, Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind-Infostrada e Alberto Calcagno, ceo di Fastweb in un’intervista tripla al Sole 24 Ore. «Le voci più importanti riguardano l’affitto dell’ultimo miglio della rete in rame, che oggi costa 9,28 euro per linea al mese. E il bitstream, che è pari a 19 euro. Ci sono spazi significativi per ridurre la prima voce a 8 euro e la seconda a 12 euro», ha detto Ibarra, aggiungendo: «L’impatto, in termini di minori ricavi per Telecom per quanto riguarda le tariffe sull’ultimo miglio, sarebbe poco più di 70 milioni l’anno a fronte di una bolletta di 1,35 miliardi che le nostre aziende pagano alla società». Non è andata proprio come volevano gli Olo (acronimo che indica gli operatori non dominanti, ndr), ma lo sconto consistente c’è stato. 

Se è vero che Telecom, azienda privata quotata in Borsa, è trattata come se fosse ancora pubblica, è altrettanto vero che la separazione societaria della rete in rame attraverso il conferimento nella newco Opac, partecipata dalla Cassa depositi e prestiti, senza lasciare alla società guidata da Franco Bernabé il 51% delle quote è poco più di un sogno. Nella partita del controllo di Opac, infatti, le posizioni di Bassanini e del top manager di Vipiteno sono assolutamente inconciliabili, con buona pace di politici e consulenti vari. Considerando i circa 30 miliardi di debiti dell’ex monopolista, e la saturazione dei mercati in cui opera – in Italia perde il 5% l’anno, ma anche la marginalità di Brasile e Argentina stanno rallentando – i 70 milioni non sono proprio un’inezia. 

Tuttavia, al netto delle beghe di un’impresa privata trattata come pubblica, c’è un punto non secondario nel dibattito europeo sulla remunerazione della rete fissa per garantire parità di accesso a tutti. Si tratta dei limiti dell’approccio orientato ai costi in seno alle varie authority. A partire dall’Ofcom, il regolatore inglese che ha deciso di cambiare strategia sulla fibra (Cost orientation review) perché i ritorni garantiti per legge a chi investiva non erano abbastanza attraenti se parametrati al costo medio del capitale (Wacc), cioè del mantenimento della rete in rame nel caso italiano (per saperne di più clicca qui). Volendo fare un parallelo, è un po’ come se l’Anas smettesse di garantire un rendimento fisso ad Autostrade per l’Italia, attraverso l’aggiornamento delle tariffe.

Anche la Commissione europea, riferiscono alcune fonti a Linkiesta, si starebbe muovendo in questo senso. Tant’è che di recente la Germania ha alzato le tariffe all’ingrosso per l’unbundling local loop da 10,08 a 10,19 euro a partire da luglio. Un aumento che va addirittura oltre i 10 euro fissati dalla Commissione europea come tetto massimo per l’affitto dell’ultimo miglio (unbundling local loop). Il taglio delle tariffe all’ingrosso deliberato dall’Agcom contribuirà ad alzare la percentuale, attualmente 1 su 3, delle imprese che si collegano alla rete fissa a velocità superiore a 30 mega al secondo? Ora spetta anche a Vodafone, Fastweb e Wind. 

Twitter: @antoniovanuzzo