Il leader della alternativa per la Germania (AfD), Bernd Lucke, è stato attaccato sabato 24 agosto durante un comizio per la campagna campagna elettorale, in un parco di Brema. Secondo la polizia, è rimasto illeso.
Otto aggressori mascherati, probabilmente di estrema sinistra, hanno preso d’assalto il palco durante un discorso di Lucke e lo hanno spinto a terra, ha detto un portavoce della polizia di Hannover. Gli aggressori erano armati di gas lacrimogeni, spray al pepe e almeno un coltello. Si sarebbero avvicinati inosservati in una zona boschiva adiacente al palco durante. Tre di loro sono stati arrestati.
Lucke è finito a terra spintonato, un simpatizzante di AfD è stato accoltellato tra il panico generale. Quindici persone hanno avuto disturbi respiratori e agli occhi a causa del gas. Solo dopo una lunga pausa, la manifestazione è proseguita sotto massiccia la protezione della polizia. Lucke, che ha continuato il suo discorso dopo l’attacco, si è detto «sconvolto e indignato».
Ecco il video dell’assalto al comizio.
Lucke è il capo di un partito, l’Alternative für Deutschland (AfD), che ha scaldato gli animi nella campagna elettorale nel freddo agosto tedesco. «Per essere forte, l’euro deve liberarsi di Francia e Italia, ovviamente insieme a Portogallo, Spagna e Grecia», è stata una delle sue provocazioi più violente. Una moneta più flessibile, che preveda la possibilità di uscire in momenti di crisi, sarebbe la chiave della pacifica convivenza in Europa, secondo Lucke, che si definisce un «europeista appassionato».
Il partito «alternativo» e antieuro ha conquistato le prime pagine dei quotidiani tedeschi quando è stato lanciato all’inizio di quest’anno e anche Linkiesta ne ha parlato in più occasioni. Ciononostante, con il passare dei mesi, l’arrivo di alcuni indicatori di ripresa economica in Europa e l’affievolirsi della Angst tedesca nei confronti della crisi, le tesi euroscettiche hanno smesso di far presa anche sul pubblico tedesco. Solo il 3% dei cittadini intende votarlo, secondo i sondaggi. Eppure il ruolo del suo partito rimane decisivo, in elezioni in cui pochi punti percentuali, soprattutto se rubati ai liberali, potrebbero essere determinanti. Per conquistare consensi, diversamente dal resto dei partiti che competono in questa settimana in campagna elettorale, l’AfD deve convincere i suoi elettori che la crisi continuerà a lungo, che i problemi siano irrisolvibili con la moneta unica così com’è e che l’unica soluzione sia la rottura dell’Euro: il cambiamento delle regole in tavola, verso quella che lui definisce una «unione monetaria più flessibile».
A chi fa presente alcuni dati positivi — è di mercoledì la notizia che la Ue è uscita dalla recessione— Lucke risponde così, nel corso di un’incontro con giornalisti stranieri il 14 agosto: «La crisi dell’euro non è finita, i segnali nell’eurozona sono ancora piuttosto cupi. Le esportazioni nei paesi colpiti dalla crisi continuano a crescere al di sotto della media. In tutti i paesi sud-europei che fanno parte dell’euro l’aumento delle esportazioni è inferiore a quello tedesco mentre nei paesi europei che non fanno parte della moneta unica, come Romania o Bulgaria, l’aumento è molto più significativo di quello tedesco, questo dimostra che ora come prima il problema dei paesi colpiti dalla crisi come Grecia, Spagna e Italia è sopratutto la competitività dei prezzi. Ora come prima questo problema rimane irrisolto».
Lo stesso vale anche per i vicini francesi, principali partner economici della Germania. «Da sempre ho ritenuto che la Francia fosse uno dei candidati da escludere da una unione monetaria ridotta e omogenea per un euro forte», assicura. Le ragioni sono evidenti, dal suo punto di vista: «la produzione industriale in Francia cade sempre più velocemente. Quello che osserviamo nel paese è un processo di de-industrializzazione, la disoccupazione giovanile è arrivata al 30 per cento. La Francia ha tradizionalmente svalutato la sua moneta rispetto alla Germania, ma negli ultimi tredici anni non era in condizione di farlo». Per questa ragione, da un punto di vista strettamente economico, sarebbe sensato che la Parigi tornasse a introdurre una moneta propria nei confronti della Germania e solo allora potrebbe svalutare. Tutto ciò, ovviamente, nella Weltanschauung di AfD, un partito di destra, intellettuale ed euroscettico, che crea enorme dibattito in Germania.
Il problema è chiaro, secondo il rinomato economista tedesco: si è andati troppo avanti con l’integrazione in Europa. Le disuguaglianze tra i paesi all’interno dell’euro sono state sottovalutate troppo a lungo, è necessario fermarsi e ripensare i trattati. Lucke ci tiene da subito a precisare: «non proponiamo che la Germania esca dall’euro, quello che suggeriamo è che ne escano i paesi del Sud Europa. Vogliamo un’euro più forte composto da un gruppo di paesi più piccolo le cui economie sono tra loro più omogenee — centro e nord Europa». In ogni caso, anche all’interno di questo piccolo gruppo, AfD crede che sia necessario modificare alcune regole come quella del «no bail-out» prevista dal trattato di Maastricht. Per poter continuare, una moneta unica (anche in una forma ridotta) deve basarsi sul divieto che un paese possa farsi carico di pagare i debiti altrui. Inoltre in un nuovo euro deve essere incluso il diritto di abbandonare l’unione monetaria da parte dei suoi membri. Ed è questo un’altro cavallo di battaglia del partito, che lo avvicina, paradossalmente, per fare un paragone italiano, ad alcune istanze difese dal Movimento 5 Stelle: «La situazione attuale è assurda. Che non si possa uscire dall’euro è profondamente antidemocratico. Se una popolazione esprime la volontà di abbandonare la moneta unica nell’ambito di un’elezione democratica, ciò dev’essere possibile».
Se «i paesi del sud Europa» — i tedeschi sono soliti includere in questa espressione non solo Italia, Spagna, Grecia e Portogallo ma anche Francia, lo stesso vale per AfD— uscissero dall’euro, Lucke si aspetta un rapido recupero economico: essi infatti potrebbero svalutare immediatamente, il che significherebbe, secondo lui, crescita e occupazione. Potrebbero tornare rapidamente ad essere competitivi e allo stesso tempo migliorerebbe la sostenibilità del debito pubblico, dato che con crescita e occupazione aumentano anche le entrate fiscali. Il problema dell’indebitamento sarebbe contenuto, quindi, attraverso la svalutazione monetaria.
Cosa ne sarà del partito una volta superata la crisi? Il candidato assicura di avere un’agenda variegata e che affronta i temi importanti per il futuro della Germania che gli altri partiti preferiscono non affrontare. A partire dal “cambio energetico”, sarebbe a dire l’abbandono dell’energia nucleare, che secondo lui dovrebbe avvenire ma in modo diverso, senza gravare sui singoli contribuenti e le piccole e medie aziende. Fino ad arrivare alla «sostenibilità a lungo termine del welfare tedesco», di fronte al rapido invecchiamento della popolazione. Per quanto riguarda l’immigrazione, invece, AfD vorrebbe un modello simile a quello canadese, più selettivo e di qualità, che accolga a braccia un po’ più aperte gli stranieri «più inclini a integrarsi», tutto volto a attirare cervelli e migliorare la qualità verso una Germania più competitiva.
Per posizioni come quest’ultima, AfD è stato più volte avvicinato a formazioni di destra ultranazionaliste, ma Lucke rifiuta questo paragone e lo liquida come un’esplicita operazione di discredito. «Tra le nostre fila ci sono ex elettori di sinistra. Succede sempre in Germania che dopo la fondazione di un partito si cerchi ossessivamente di dimostrare che è di estrema destra. È un errore non è il nostro caso». A dimostrazione di ciò, assicura che AfD si presenterà alle elezioni Europee ma non si alleerà per ora con nessuna formazione straniera.
Twitter: @NenaDarling